Sirtori, spaccio sui ''tornanti'' nel 2017: un marocchino a processo

A distanza di sette anni da quel ''via vai'' continuo, che aveva indispettito anche la popolazione locale, nella mattinata di martedì 17 settembre è approdata in Tribunale a Lecco la vicenda relativa alle cessioni di stupefacenti con scenario i boschi di Sirtori, nella zona al confine con La Valletta Brianza. Noi stessi nell'aprile 2017 avevamo raccolto le proteste di alcuni residenti di Via Roncaria, ex Perego, che lamentavano appunto la presenza di auto sospette e di soggetti che si aggiravano a piedi sotto le loro case in evidente stato confusionale, dopo essersi probabilmente lasciati andare al consumo di droga.
Da tempo si registrava infatti una sosta frequente ed insolita all'altezza del primo tornante salendo verso la località Ceregallo, in prossimità dell'imbocco di un sentiero che attraversando un'ampia zona boschiva ricompresa tra i confini del Parco del Curone, ancora oggi si snoda sino a Bevera. L'ipotesi avanzata al tempo dai cittadini e dalle istituzioni, era che il consumo di droga nella zona non fosse per nulla casuale, bensì conseguenza di un vero e proprio giro di spaccio di sostanze stupefacenti, che aveva trovato terreno fertile in quell'angolo boschivo al confine tra il circondario meratese e quello casatese.
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Ieri mattina al cospetto del giudice in ruolo monocratico Bianca Maria Bianchi, è proseguito infatti il processo ad un giovane marocchino, domiciliato nel milanese e senza precedenti, imputato quale presunto autore delle cessioni di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina perlopiù) avvenute a Sirtori. A lui i carabinieri erano arrivati all'esito delle indagini condotte sul posto, dopo le ripetute segnalazioni raccolte.
E non si tratta dell'unico sospettato: gli altri presunti autori dello spaccio, tutti magrebini, avevano infatti scelto qualche mese fa, di avvalersi di riti alternativi, patteggiando la pena dinnanzi al giudice per le udienze preliminari.
''Alla sbarra'' dunque, ne è rimasto soltanto uno, convinto però di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati, come ci ha riferito il suo difensore. In effetti ieri mattina, nessuno dei testi citati dal pubblico ministero, ha saputo fornire elementi utili ad accertare appunto l'identità dell'imputato.
I tre erano già stati sentiti dai militari della stazione di Cremella, ai quali avevano confermato di essere assuntori di stupefacenti e di aver raggiunto qualche volta il boschetto sirtorese situato in prossimità del primo tornante che sale da Perego. Tutti accompagnati coattivamente dai carabinieri poichè non presentatisi alle precedenti udienze, hanno ammesso quel vizio, spiegando di essersi recati a Sirtori dopo aver ottenuto da amici o conoscenti il numero di cellulare di un marocchino, di cui però non conoscevano il nome e che non hanno saputo riconoscere nelle immagini contenute nell'album fotografico agli atti e mostrato loro nel corso dell'udienza. 
''Sono passati sette anni'' ha detto il primo, un quarantenne che avrebbe acquistato perlopiù eroina, giustificando così la quasi totale mancanza di ricordi in merito. Anche gli altri due clienti accomodatisi al banco dei testimoni dopo di lui, non hanno saputo fornire particolari indicazioni. ''E' impossibile'' ha ripetuto più volte un altro teste, classe 1968, spiegando di essersi recato a Sirtori soprattutto la sera, quando la visibilità in quel tratto era decisamente ridotta. 
Un terzo testimone, quasi sessantenne, ha invece riferito che gli spacciatori erano più di uno e che il posto era ''pieno di gente'', a dimostrazione appunto del consistente ''giro'' che in quel periodo caratterizzava la zona. 
Terminata l'escussione dei testimoni, il giudice Bianchi ha rinviato l'udienza al prossimo 1 ottobre per l'audizione di un operante e le conclusioni, che lasceranno poi spazio alla sentenza.
G.C.
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