Casatenovo: emozione e sorrisi nel saluto a don Antonio che lascia dopo nove anni. ''Dico grazie per il passato e sì al futuro''
Infinite emozioni, qualche lacrima, ma anche (e soprattutto) tanta allegria. Perchè in fondo è anche questo che don Antonio Bonacina ha lasciato ai fedeli della Comunità Pastorale Maria Regina di Tutti i Santi di Casatenovo. Grazie al consueto sorriso e ad un pizzico di ironia, l'ormai ex prevosto ha saputo in più occasioni stemperare il clima, rendendo molti dei momenti trascorsi nelle cinque parrocchie un po' più leggeri.
In tanti sabato sera hanno preso parte ai momenti organizzati per ringraziarlo, a nove anni di distanza dal suo arrivo in paese. Perchè don Antonio, come è ormai noto, è stato destinato alla comunità di Castello di Lecco. Un saluto carico di gratitudine, nella certezza però che in qualche modo la sua strada e quella di molti dei fedeli che ha conosciuto, si incroceranno di nuovo.
''Non è stato un mero burocrate: ha avuto l'umilità di ascoltare tutti, senza la pretesa di avere la soluzione in tasca'' ha esordito una componente del consiglio pastorale, nel saluto che ha dato il via alla celebrazione presieduta dal parroco emerito nella chiesa di San Giorgio. ''Abbiamo apprezzato l'essenzialità che porta verso il centro, che lei ha preferito alla pomposità. E' stato affabile e gioioso nella quotidianità, con uno sforzo rivolto al bene di tutti. Il nostro grazie è poco: preghiamo per il suo nuovo incarico. Che Dio la benedica e l'accompagni: da parte nostra un grosso augurio''.
E così un primo applauso ha scandito la liturgia alla quale hanno preso parte anche le autorità civili e militari, i rappresentanti delle associazioni di tutto il territorio casatese, con i fedeli delle parrocchie di Casatenovo, Campofiorenzo, Galgiana-Cassina de' Bracchi, Rogoredo e Valaperta. La pur imponente chiesa di San Giorgio faticava davvero a contenere tutti.
Sull'altare invece, c'era don Antonio accanto al nuovo prevosto, don Massimo Santambrogio e ai sacerdoti della comunità pastorale: don Lorenzo Motta, don Eusebio Stefanoni, don Romano Crippa, don Piergiorgio Fumagalli, don Luciano Galbusera, il diacono Gabriele Scariolo e l'altra new entry, don Alessandro Suma.
Particolarmente emozionante l'intervento pronunciato durante l'omelia dal festeggiato, che sul finire non è riuscito a trattenere la commozione. Perchè in fondo, come ha sottolineato lui stesso, nove anni sono tanti da sintetizzare in qualche minuto.
''Ho cercato di servire tutta la comunità'' ha detto, svelando uno slogan di cui ha deciso di avvalersi per l'ultima funzione che termina il ministero a Casatenovo: dico grazie per il passato e sì al futuro. ''Sono stati nove anni vissuti da prete, annunciando la parola di Dio, nella dimensione della carità. Ho cercato di non tirarmi indietro, nonostante i limiti, facendo forza su quel sì pronunciato davanti al Signore, ma anche sull'impegno e la responsabilità che derivavano dal mio mandato di parroco. Perdonate qualche arresto, se c'è stato. Credo che oggi dobbiamo condividere la gioia di aver camminato insieme, percorrendo un pezzo di strada. Siamo in un cambiamento d'epoca e serve da parte di tutti uno sforzo ancora maggiore nell'annunciare il vangelo e la buona novella''.
Poi qualche grazie doveroso: alla comunità pastorale tutta e ai collaboratori, ai sacerdoti, alle autorità civili (con un pensiero particolare al sindaco Filippo Galbiati e al luogotenente Christian Cucciniello che sedevano in prima fila) e ai suoi familiari.
''Vi chiedo di andare avanti così e di mantenere questa promessa: tutto il bene che avete voluto a me, ora dovete volerlo a don Massimo'' ha detto, riferendosi al suo successore.
Prima che la liturgia si avviasse verso la conclusione, non poteva mancare un messaggio di gratitudine rivolto al prevosto da parte del primo cittadino, a nome della comunità civile. Prendendo spunto da Italo Calvino, il sindaco Galbiati ha infatti evidenziato la leggerezza di don Antonio, ''condizione in antitesi alla superficialità e che consente di stare dentro la gravità del mondo, dentro i problemi quotidiani''.
Un approccio affabile e gioioso che ha consentito al prevosto di accorciare le distanze con i fedeli, pur nella sua profondità e che l'amministratore ha particolarmente apprezzato, anche nel difficile momento della pandemia: ''ci ha dato coraggio, speranza e forza''. Una collaborazione, quella fra Comune e Parrocchia, che è andata avanti con rispetto profondo. ''Per molti di noi e anche per me, è stato una guida. Un prete eccezionale'' ha concluso Galbiati rivolgendosi poi a don Massimo e don Alessandro: ''qui trovate un terreno fertile''.
Fra i doni preparati per il parroco emerito, un paio di scarpe che don Lorenzo Motta gli ha consegnato nell'augurio che possa custodire nel cuore il desiderio di camminare sempre, un dipinto di Fulvio Colombo dedicato alla chiesa di San Giorgio, ma anche e soprattutto una Fiat Panda di colore giallo - regalo della comunità - che al termine della funzione il sacerdote ha inaugurato e messo in moto, con la consueta allegria che lo contraddistingue.
Un'auto che lo ha condotto verso la sua nuova missione a Castello di Lecco, non prima però di aver salutato tutti negli altri momenti di festa organizzati dai fedeli in oratorio e in Auditorium.
In tanti sabato sera hanno preso parte ai momenti organizzati per ringraziarlo, a nove anni di distanza dal suo arrivo in paese. Perchè don Antonio, come è ormai noto, è stato destinato alla comunità di Castello di Lecco. Un saluto carico di gratitudine, nella certezza però che in qualche modo la sua strada e quella di molti dei fedeli che ha conosciuto, si incroceranno di nuovo.
''Non è stato un mero burocrate: ha avuto l'umilità di ascoltare tutti, senza la pretesa di avere la soluzione in tasca'' ha esordito una componente del consiglio pastorale, nel saluto che ha dato il via alla celebrazione presieduta dal parroco emerito nella chiesa di San Giorgio. ''Abbiamo apprezzato l'essenzialità che porta verso il centro, che lei ha preferito alla pomposità. E' stato affabile e gioioso nella quotidianità, con uno sforzo rivolto al bene di tutti. Il nostro grazie è poco: preghiamo per il suo nuovo incarico. Che Dio la benedica e l'accompagni: da parte nostra un grosso augurio''.
E così un primo applauso ha scandito la liturgia alla quale hanno preso parte anche le autorità civili e militari, i rappresentanti delle associazioni di tutto il territorio casatese, con i fedeli delle parrocchie di Casatenovo, Campofiorenzo, Galgiana-Cassina de' Bracchi, Rogoredo e Valaperta. La pur imponente chiesa di San Giorgio faticava davvero a contenere tutti.
Sull'altare invece, c'era don Antonio accanto al nuovo prevosto, don Massimo Santambrogio e ai sacerdoti della comunità pastorale: don Lorenzo Motta, don Eusebio Stefanoni, don Romano Crippa, don Piergiorgio Fumagalli, don Luciano Galbusera, il diacono Gabriele Scariolo e l'altra new entry, don Alessandro Suma.
Particolarmente emozionante l'intervento pronunciato durante l'omelia dal festeggiato, che sul finire non è riuscito a trattenere la commozione. Perchè in fondo, come ha sottolineato lui stesso, nove anni sono tanti da sintetizzare in qualche minuto.
''Ho cercato di servire tutta la comunità'' ha detto, svelando uno slogan di cui ha deciso di avvalersi per l'ultima funzione che termina il ministero a Casatenovo: dico grazie per il passato e sì al futuro. ''Sono stati nove anni vissuti da prete, annunciando la parola di Dio, nella dimensione della carità. Ho cercato di non tirarmi indietro, nonostante i limiti, facendo forza su quel sì pronunciato davanti al Signore, ma anche sull'impegno e la responsabilità che derivavano dal mio mandato di parroco. Perdonate qualche arresto, se c'è stato. Credo che oggi dobbiamo condividere la gioia di aver camminato insieme, percorrendo un pezzo di strada. Siamo in un cambiamento d'epoca e serve da parte di tutti uno sforzo ancora maggiore nell'annunciare il vangelo e la buona novella''.
Poi qualche grazie doveroso: alla comunità pastorale tutta e ai collaboratori, ai sacerdoti, alle autorità civili (con un pensiero particolare al sindaco Filippo Galbiati e al luogotenente Christian Cucciniello che sedevano in prima fila) e ai suoi familiari.
''Vi chiedo di andare avanti così e di mantenere questa promessa: tutto il bene che avete voluto a me, ora dovete volerlo a don Massimo'' ha detto, riferendosi al suo successore.
Prima che la liturgia si avviasse verso la conclusione, non poteva mancare un messaggio di gratitudine rivolto al prevosto da parte del primo cittadino, a nome della comunità civile. Prendendo spunto da Italo Calvino, il sindaco Galbiati ha infatti evidenziato la leggerezza di don Antonio, ''condizione in antitesi alla superficialità e che consente di stare dentro la gravità del mondo, dentro i problemi quotidiani''.
Un approccio affabile e gioioso che ha consentito al prevosto di accorciare le distanze con i fedeli, pur nella sua profondità e che l'amministratore ha particolarmente apprezzato, anche nel difficile momento della pandemia: ''ci ha dato coraggio, speranza e forza''. Una collaborazione, quella fra Comune e Parrocchia, che è andata avanti con rispetto profondo. ''Per molti di noi e anche per me, è stato una guida. Un prete eccezionale'' ha concluso Galbiati rivolgendosi poi a don Massimo e don Alessandro: ''qui trovate un terreno fertile''.
Fra i doni preparati per il parroco emerito, un paio di scarpe che don Lorenzo Motta gli ha consegnato nell'augurio che possa custodire nel cuore il desiderio di camminare sempre, un dipinto di Fulvio Colombo dedicato alla chiesa di San Giorgio, ma anche e soprattutto una Fiat Panda di colore giallo - regalo della comunità - che al termine della funzione il sacerdote ha inaugurato e messo in moto, con la consueta allegria che lo contraddistingue.
Un'auto che lo ha condotto verso la sua nuova missione a Castello di Lecco, non prima però di aver salutato tutti negli altri momenti di festa organizzati dai fedeli in oratorio e in Auditorium.
G.C.