Provincia: l'unità della destra è vincente. Faccia altrettanto la sinistra. E basta con i Civici

"La sconfitta di Merate alle elezioni dello scorso giugno ha reso matematicamente impossibile per l'attuale maggioranza riconfermare sei posti", scriveva questa mattina il cronista lecchese, politologo di altra testata. Alle 10.30, a spoglio ultimato, la smentita, tra le risate di Mauro e Carlo Piazza, dai fatti: il centrodestra si è tenuto le sue sei poltrone, in un quadro sostanzialmente invariato, a livello di rapporti di potere tra schieramenti, rispetto all'ultima tornata elettorale, con il centrosinistra che si ferma di nuovo a 5 rappresentanti e i Civici che, pur perdendo consenso, riportano, esattamente come nel 2021, in Aula il sindaco di Valmadrera (allora era Antonio Rusconi, ora è Cesare Colombo), concorrendo fattivamente - ed Emanuele Manzoni, a bocce ferme lo ha detto senza giri di parole - ad assicurare alla Presidente Alessandra Hofmann (a cui avevano chiesto un passo indietro, palesando chissa quale scenario rivoluzionario) una squadra di governo immutata.
A cambiare, nelle file del centrodestra, sono invece i pesi dei singoli partiti. La Lega, che vantava 4 consiglieri, ne ottiene solo 2, portando a Villa Locatelli Luca Caremi di Calolzio che è sì il coordinatore del movimento in Val San Martino ma viene da trascorsi giovanili tra le fila della destra e riconfermando (anche se a dire il vero nel 2021 era di altro partito) Mattia Micheli, tutt'altro, per l'appunto, che lumbàrd di vecchio corso. Il suo pieno di voti (ne ha ottenuti da solo quasi 11.000, lavorando tanto sui comuni piccoli e piccolissimi) è indubbiamente, per lui, motivo d'orgoglio e per qualcuno rifletto anche l'incapacità del partito di gestire il proprio pacchetto di consensi: per qualcuno "sarebbe bastato drenare qualche preferenza a Stefano Simonetti per lasciar fuori la forzista Silvia Bosio" (che, zitta zitta, andando oltre ogni pronostico, si è conquistata una poltrona). Ma andando oltre la superficie appare invece evidente che a essere venuti meno sono i voti della "vecchia Lega", non confluita certo su di lui. Bruciati nella fiamma? I più bravi con i conti risolveranno il mistero. Nel mentre i Fratelli (coltelli) d'Italia esultano per aver piazzato sia Alessandro Negri sia Antonio Pasquini, che torna così sui banchi del consiglio provinciale dove troverà posto anche Simone Brigatti del gruppo civico Lecco Merita di Più - Lecco Ideale - Forza Italia ma... di nessun partito. "Un altro uomo di Piazza", nel conteggio dei più maliziosi.
Nessun sorpresa, invece, come anticipato, negli altri schieramenti. Con il PD dimostratosi intelligente nel gestire le preferenze per assicurare il pass al sindaco di Osnago Felice Rocca (apprezzato a Villa Locatelli già dai tempi dell'amministrazione Usuelli) e alla meratese Patrizia Riva (unica quota rosa, lei che a questo tema tiene particolarmente, insieme, dall'altra parte della barricata alla Bosio), assegnando loro una preferenza a testa anche nella fascia E, quella rappresentata da Lecco, dopo aver già assicurato l'elezione al presidente del consiglio comunale Roberto Nigriello. Un "caso", invece, sempre nel capoluogo, potrebbe essere i 5 voti andati ai Civici, con 2 preferenze a Andrea Frigerio (in Aula tra le file di Fattore Lecco), 2 a Giovanni Ghislandi e una scheda con la X solo sul simbolo.
Completano il quadro Gaetano Caldirola che eredita il posto di Paolo Negri in rappresentanza del casatese e Paolo Lanfranchi, sindaco di Dolzago, andato oltre ogni più rosea aspettativa quale bandiera della Sinistra.
Orfano di Davide Ielardi (non rieletto), l'Alto Lago si trova ora senza un suo alfiere in Provincia, mentre la Valsassina ritrova un riferimento in Pasquini. Calolzio acquisisce peso, unico comune con due eletti, oltre a Lecco. Oggiono resta in Aula, ma a Chiara Narciso (piuttosto inifluente lo scorso biennio e non ricandidata) subentra "Lallo" Negri, sconfitto per un pugno di preferenze invece alle comunali.
Concentrando un focus sul distretto meratese-casatese non si può che rilevare la conferma di quanto già scritto su queste colonne: il centrodestra non esiste più. La sconfitta di Massimo Panzeri ha suggellato il declino della Lega, l'incapacità di Forza Italia di strutturarsi a causa delle giravolte del ballerino di tip-tap che pensa di coordinare il partito e l'oggettiva difficoltà di Fratelli d'Italia di dare vita a una sezione - o come meglio preferisce chiamarla - in grado di marcare chiaramente la presenza della Fiamma tricolore. Non va meglio negli altri comuni. L'unica candidata era la vice sindaca di Montevecchia, Maria Francesca Colombo, terz'ultima classificata nella file della "Casa dei Comuni". Un disastro da cui ripartire. Analizzando il voto del singolo comune appare evidente l'appoggio dato da Merate alla candidatura di Silvia Bosio, unica esponente - abbastanza indipendente - di Forza Italia, eletta. Senza - forse - la Bosio non ce l'avrebbe fatta e il partito Azzurro, fuori un po' da tutti i consigli comunali e privato anche dell'unico sindaco su cui contava - Milani di Airuno - sarebbe rimasto nel giardino di Villa Locatelli. E' chiaro, a questo punto, che Roberto Gagliardi - già protagonista del voltafaccia meratese, concausa della sconfitta del centrodestra, non è all'altezza del ruolo. Qualcuno dovrà farlo presente al regionale. Bosio comunque è una scelta di livello grazie alla quale, se le sarà affidata la Cultura, la Provincia, farà un balzo in avanti.
Diversa, invece, la posizione del centrosinistra che, pur essendo minoranza in provincia, riesce comunque a piazzare in Aula ben tre consiglieri: Patrizia Riva di Merate, Felice Rocca di Osnago e Gaetano Caldirola di Casatenovo.
Quanto ai Civici, infine, beh forse l'esperienza è da chiudere. E' vero che Antonio Rusconi ha ottenuto di mantenere un seggio per Valmadrera. Ma è un seggio di bandiera, senza alcuna rilevanza politica. Col centrodestra unito solo un centrosinistra altrettanto unito può battersi a armi pari. Così, con questa formazione ibrida di mezzo che comunque porta via voti e consensi, la sconfitta è inevitabile. Per quanto probabilmente sarà l'ultima elezione col metodo indiretto. Dalla prossima si tornerà a chiamare la popolazione al voto. Mandando definitivamente al macero la pessima legge Delrio.
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