Cassago: acquista giubbino e scarpe online, ma è una truffa
Pensava di aver fatto un affare, acquistando un paio di Jordan e un giubbino smanicato a soli 120 euro, quando, mediamente, sul mercato, le sole scarpe non scendono sotto i 200 euro. Gli è stata rifilata invece la classica... "sola".
Vittima un giovanotto di Cassago Brianza truffato da un barese. Così ha stabilito il giudice Paolo Salvatore che ha condannato l'imputato a un anno e un mese nonché al pagamento di una multa di 350 euro.
Instagram il "luogo" di contatto tra acquirente e sedicente venditore con tanto di catalogo inviato, tramite apposito link, al brianzolo per scegliere poi i capi da acquistare.
Pagati i 120 euro, effettuando una ricarica su una "tessera" risultata intestata all'imputato, non è chiaramente seguito l'invio della merce. Da qui la denuncia e l'incardinamento del processo odierno.
Sentita la vittima e gli operanti arrivati a individuare il barese, il giudice ha invitato le parti a concludere. Un anno e due mesi la richiesta del vpo Caterina Scarselli, l'assoluzione quella del difensore, l'avvocato Mara Ratti, che ha sostenuto come l'incongruita' del prezzo applicato per la vendita rispetto al reale prezzo di mercato delle scarpe avrebbe dovuto mettere in allarme l'acquirente, sottolineando altresi l'assenza di accertamenti sull'identità di cui il quale ha messaggiato con il cassaghese, ipotizzando un eventuale raggiro anche in capo all'imputato diventato tale solo quale intestatario della carta su cui sono transitati i 120 euro oggetto del procedimento.
Il giudice, però, come anticipato, ha ritenuto il barese responsabile, chiedendo la questione con una condanna a un anno e un mese.
Vittima un giovanotto di Cassago Brianza truffato da un barese. Così ha stabilito il giudice Paolo Salvatore che ha condannato l'imputato a un anno e un mese nonché al pagamento di una multa di 350 euro.
Instagram il "luogo" di contatto tra acquirente e sedicente venditore con tanto di catalogo inviato, tramite apposito link, al brianzolo per scegliere poi i capi da acquistare.
Pagati i 120 euro, effettuando una ricarica su una "tessera" risultata intestata all'imputato, non è chiaramente seguito l'invio della merce. Da qui la denuncia e l'incardinamento del processo odierno.
Sentita la vittima e gli operanti arrivati a individuare il barese, il giudice ha invitato le parti a concludere. Un anno e due mesi la richiesta del vpo Caterina Scarselli, l'assoluzione quella del difensore, l'avvocato Mara Ratti, che ha sostenuto come l'incongruita' del prezzo applicato per la vendita rispetto al reale prezzo di mercato delle scarpe avrebbe dovuto mettere in allarme l'acquirente, sottolineando altresi l'assenza di accertamenti sull'identità di cui il quale ha messaggiato con il cassaghese, ipotizzando un eventuale raggiro anche in capo all'imputato diventato tale solo quale intestatario della carta su cui sono transitati i 120 euro oggetto del procedimento.
Il giudice, però, come anticipato, ha ritenuto il barese responsabile, chiedendo la questione con una condanna a un anno e un mese.
A.M.