Nibionno: il Comandante Alfa si racconta e parla del GIS

Dall'infanzia a Castelvetrano dove, tra i compagni di gioco, ha preso la decisione di diventare Carabiniere, alle missioni speciali condotte in Italia e nel mondo in qualità di socio fondatore del Gruppo Intervento Speciale (GIS), il reparto d’élite dell’Arma.
Si è raccontato a tutto tondo, moderato da Meo Ponte, il Comandante Alfa, ospite venerdì 18 ottobre nella palestra di Nibionno per presentare il suo ultimo libro ''Liberate gli ostaggi. L’esordio del GIS: l’assalto al supercarcere di Trani'', edito da Longanesi e in vendita dall’inizio della settimana. L'evento ha ottenuto il patrocinio dei comuni di Garbagnate Monastero, Molteno, Barzago, Cassago Brianza, Rogeno, Besana Brianza e Sirtori.
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''É una serata con un po' di coraggio, quello che abbiamo avuto noi amministratori, quelli con cui ho avuto il piacere di condividere questo incontro. Ci è stata data l’occasione di avere qui il Comandante Alfa - un uomo che ha vissuto la sua vita per missioni di pericolo -e abbiamo accettato al volo'' ha detto in apertura di incontro il sindaco di Nibionno Laura Di Terlizzi salutando la folta platea. ''Abbiamo scelto questa data con un motivo preciso. Oggi (ieri, ndr) è il compleanno del GIS, nato il 18 ottobre 1978 per volontà dell’allora ministro dell’interno Cossiga. Sono onorata di questa serata perché noi amministratori siamo sempre in prima fila, con tanti problemi da risolvere ma sappiamo che c’è qualcuno che ci aiuta a gestire la quotidianità: i Carabinieri, che ringrazio tutti per la presenza. Anche Nibionno avrà presto la sua associazione a supporto dell’Arma che sarà presieduta dall’ex brigadiere Giovanni Passarello''.
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Poi l’ingresso, dal fondo della palestra, accompagnato da Ombra e da uno scrosciante applauso, del Comandante Alfa, in uniforme e con il mefisto che gli copre interamente il volto, lasciando solo una sottile fessura in corrispondenza degli occhi, l’unico punto di contatto tra noi e lui. Alto, slanciato, l’incedere del Comandante è deciso e, proprio come l’esperienza gli ha insegnato, arriva con fermezza all’obiettivo: gli amministratori che lo accolgono con una stretta di mano. 
Pochi giri di parole e molta concretezza, nel suo eloquio: per un uomo d’azione, che ha dedicato la sua vita alla legalità, alla difesa degli altri, non poteva che essere così. 
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La scelta della parte dove stare in questo mondo è arrivata in tenera età: il Comandante ha scelto la legalità, la difesa della legge e la protezione degli altri. Castelvetrano, in provincia di Trapani, ha dato i natali al Comandante Alfa nel 1951, mentre undici anni dopo nasceva Matteo Messina Denaro, uno dei più importanti boss di Cosa Nostra. Due opposti, due estremi lontani e inconciliabili: la mafia e lo stato. ''Giocando con i figli dei mafiosi, per un certo periodo li ho invidiati: avevano tutto, si sentivano protetti perché il mestiere del padre era rispettato e tutti si toglievano la coppola al loro passaggio. Io ho avuto un maestro di vita che era il nonno, che non mi parlava mai di mafia e cambiava sempre discorso perché non voleva che imitassi quelle persone''.
Il nonno, figura fondamentale nella sua crescita, si inventò una leggenda per il nipote: solo mangiando un cuore di rondine, ancora caldo, il fanciullo avrebbe potuto diventare un uomo forte, invincibile. Un racconto che non intimorì il bambino che, anzi, salì su un albero e trasformò in realtà quel racconto. ''Il nonno mi insegnò la testardaggine di inseguire l’obiettivo e la pazienza, che è fondamentale nel lavoro del GIS'' ha spiegato.
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Al microfono il sindaco Laura Di Terlizzi

Il Comandante iniziò quindi, giovanissimo, la sua carriera nell’Arma, in stazione: grazie a quest’esperienza capì di desiderare, per se stesso, un lavoro più dinamico, qualcosa in più, una sfida dei propri limiti. L’ingresso nei Carabinieri non bastava all’anima audace del futuro Comandante Alfa, il quale venne chiamato a entrare a far parte dei Paracadutisti ''Tuscania'', un’unità militare Forza Speciale. Persino la pattuglia acrobatica iniziò ad andargli stretta e fortunatamente arrivò l’occasione della vita, con l’ingresso nel GIS, che lo portò a conseguire elogi militari per le varie missioni e numerosi riconoscimenti istituzionali.
Dopo il massacro avvenuto alle Olimpiadi di Monaco, si fece strada, in Italia, l’idea di creare un corpo speciale che si occupasse di questioni difficili: nacque così la quarta forza armata all’estero e forza di polizia nello stato nazionale.
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''Noi non ci sentiamo giustizieri e, prima di essere incursori, siamo carabinieri e i principi dell’Arma li rispettiamo. Occorre essere veloci e silenziosi senza usare l’arma. Ognuno di noi è pronto a sacrificare la propria vita per l’ostaggio e il collega. Per questo siamo un reparto speciale'' ha aggiunto. ''Al GIS ti diverti perché si fanno tantissime cose, come rocciatore, negoziatore, paracadutista, viaggi con la bussola, si imparano a riconoscere gli esplosivi. Bisogna avere fortuna di non farsi male. Ci vuole la testa sulle spalle, sia in addestramento che in operazione. Noi non simuliamo niente: spariamo colpi veri anche nelle simulazioni''.
Il motto del GIS è ''Più sudore e meno sangue'' e significa che a un maggiore addestramento corrispondeva un minore spargimento di sangue. Più si è preparati, con la mente e il corpo, meno si fa uso delle armi. 
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In termini di momenti di felicità e paure avute durante la lunga carriera, il Comandante Alfa ha commentato: ''Ho tante medaglie ma la vera felicità per me è stato liberare i ragazzi sequestrati, anche poco prima che venissero uccisi. La paura invece l’ho sempre avuta, ma ho fede in Dio. Nella vita non fai nulla, se hai paura. Ho fatto con il cuore il mio lavoro perché era il mio sogno. Non l’ho fatto pensando a quello che avrebbe potuto succedere, anche perché l’ho scelto. La nostra è una missione per la pace. Noi italiani, per esempio, abbiamo permesso le prime elezioni democratiche in Iraq, lavorando sempre e combattendo i terroristi. Sono cose che devono rimanere e le racconto attraverso i libri''.
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La lunga e onorata carriera, il Comandante Alfa ha infatti deciso di raccoglierla in vari volumi, che hanno avuto molteplici ristampe. In questo modo, permette agli italiani di conoscere il GIS e le missioni compiute dal reparto speciale ma anche ai ragazzi di entrare a contatto con questa realtà. Parlare e rivolgersi alle nuove generazioni è uno degli obiettivi del Comandante, che sta anche realizzando un’accademia nell’ex cava di Pusiano. Ai giovani presenti in sala l’altra sera, si è rivolto con queste parole: ''Non vorrei essere l’esempio dei ragazzi ma il loro incentivo. Io sono un ragazzo di strada che ha raggiunto il proprio sogno: sono stato fortunato ma la fortuna la devi conquistare perché non te la regala nessuno. Gli obiettivi sono raggiungibili se credi in te stesso: alle prime difficoltà, devi essere ancora più testardo, più forte e più deciso. La vita offre tante possibilità: le devi cogliere al volo. Nella mia vita ho sempre cercato di sfidare me stesso: dovete farlo anche voi, altrimenti non conoscere mai il vostro potenziale''.
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Ha poi parlato del suo nuovo progetto, che si aggiunge alla casa famiglia in provincia di Como che ha ospitato oltre 60 bambini, donne in difficoltà, persone con sfratto esecutivo: ''A Pusiano voglio creare un punto di ritrovo per ragazzi, un’accademia. Arrivando lì, avranno regole da rispettare come divieto di usare il cellulare: dormiranno, mangeranno e faranno l’alzabandiera. Voglio che lì il ragazzo viene e conosce il suo potenziale. Stiamo attraversando un momento difficile: dobbiamo creare un punto per far capire ai ragazzi che la legalità è libertà di movimento. Se li mettiamo dalla parte del bene, questi ragazzi cresceranno bene''. 
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Un racconto fortemente patriottico quello del Comandante Alfa, secondo il quale occorre però ridare dignità alle forze di polizia. Come lui stesso ha voluto trasmettere, bisogna crederci e non mollare mai.
M.Mau.
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