La vita contadina a Casatenovo al centro della mostra di Giancarlo Lissoni
In un (forse) casuale giorno di quattro mesi fa, Giancarlo Lissoni, artista residente a Casatenovo, mentre rovistava nel suo laboratorio tra vecchi scatoloni e oggetti dimenticati alla ricerca di alcune immagini naturalistiche scattate tempo addietro, ha riscoperto una sua vecchia fotografia di bambino.
Il ricordo dell’infanzia, dei giochi che ne hanno scandito i giorni e le settimane, dei personaggi che hanno costellato il tragitto verso scuola, è riemerso prepotentemente: Giancarlo ci ha raccontato di ''essersi riconosciuto bambino'', di aver sentito affiorare un urgente bisogno di riappropriarsi della proprio giovinezza attraverso l’arte.
Così, matita alla mano, il casatese ha iniziato a disegnare qualche schizzo dei suoi giochi d'infanzia preferiti, dei momenti divertenti trascorsi in paese. Inizialmente su carta, ma rapidamente anche in terracotta, vengono evocati i personaggi più caratteristici della Casatenovo degli anni Cinquanta e Sessanta: il contadino che zappa faticosamente il campo, l’impagliatore, l’ombrellaio che urla nei giorni di pioggia, il maniscalco che ferra gli asini e i cavalli...
Dopo circa due mesi di lavoro, durante i quali Giancarlo ha anche recuperato alcuni suoi quadri realizzati precedentemente, risalenti agli anni 2010 - 2015, un'ampia collezione di materiale artistico viene disposta nel laboratorio dell’artista, principalmente incentrata sulla vita contadina della sua infanzia.
L’idea di organizzare una mostra d’arte ha iniziato dunque a farsi strada nella mente di Giancarlo, che però ha sentito la necessità di integrare ulteriormente con altre discipline artistiche il lavoro operato fino a quel momento. Il casatese ha infatti chiesto ad alcuni poeti suoi conoscenti di scrivere dei versi che potessero accompagnare ogni scultura, così da poter raccontare ''a più voci'' quella realtà che sembrava così lontana dalla vita di oggi. Un invito raccolto da Tiziano Sironi, Gianpiera Sironi, Alfredo Colombo, Iride Enza Funari e dl gruppo Poetry Lab ''Libereparole'', che hanno preso parte all'iniziativa.
Coinvolto anche Giorgio Pennati, in quanto fotografo e portavoce del gruppo AFCB, che aveva già scattato alcune fotografie in linea con il tema che aveva dato origine a tutto il lavoro artistico di Giancarlo Lissoni, che vengono inserite tra il materiale artistico per l’esposizione.
Per quanto entusiasta della coralità della produzione artistica che presto sarebbe diventata soggetto di una esposizione, Giancarlo percepiva però una mancanza: la musica. Infatti, un altro collegamento all'infanzia è stato assicurato dalla performance di Lorenzo Ghedini, giovanissimo violoncellista che ha suonato durante l’apertura dell'evento.
Il violoncello è stato per Giancarlo Lissoni un ulteriore rimando alla sua giovinezza, quando da bambino uno dei suoi desideri era di costruirsi proprio questo strumento. Ma non solo: l’artista (scultore e pittore) ha deciso in questi mesi di iscriversi a un corso dedicato presso la Scuola di Musica Antonio Guarnieri in Villa Mariani, a Casatenovo.
Inizialmente, la mostra sarebbe dovuta rimanere aperta sabato 19 e domenica 20 ottobre, esposta nella Rotonda di Tregasio, ma la chiusura è slittata poi al 10 novembre, in virtù della collaborazione di Giancarlo Lissoni con la scuola primaria di Tregasio per il progetto ''Il lavoro di mio nonno''.
Attraverso l’incontro con l’artista e le sue opere, i giovani studenti hanno potuto confrontarsi con la vita dei propri nonni e bisnonni, con l’inevitabile fatica richiesta dal lavoro della terra che si contrappone diametralmente alla realtà di schermi e poltrone reclinabili che condiziona profondamente la vita di oggi.
Un incontro inteso come dialogo, come confronto aperto attraverso la numerose domande e interventi dei ragazzi, che ha cercato di trasmettere valori ereditati da generazioni attraversando un’alterità impossibile da ignorare, e tutto ciò grazie alla moltitudine di forme artistiche che hanno prima incantato nel tempo e poi espresso nella mostra, il fascino, la nostalgia e l’affetto per la vita contadina della Casatenovo di diversi anni fa.
Contributo fotografico: Gruppo AFCB
Il ricordo dell’infanzia, dei giochi che ne hanno scandito i giorni e le settimane, dei personaggi che hanno costellato il tragitto verso scuola, è riemerso prepotentemente: Giancarlo ci ha raccontato di ''essersi riconosciuto bambino'', di aver sentito affiorare un urgente bisogno di riappropriarsi della proprio giovinezza attraverso l’arte.
Così, matita alla mano, il casatese ha iniziato a disegnare qualche schizzo dei suoi giochi d'infanzia preferiti, dei momenti divertenti trascorsi in paese. Inizialmente su carta, ma rapidamente anche in terracotta, vengono evocati i personaggi più caratteristici della Casatenovo degli anni Cinquanta e Sessanta: il contadino che zappa faticosamente il campo, l’impagliatore, l’ombrellaio che urla nei giorni di pioggia, il maniscalco che ferra gli asini e i cavalli...
Dopo circa due mesi di lavoro, durante i quali Giancarlo ha anche recuperato alcuni suoi quadri realizzati precedentemente, risalenti agli anni 2010 - 2015, un'ampia collezione di materiale artistico viene disposta nel laboratorio dell’artista, principalmente incentrata sulla vita contadina della sua infanzia.
L’idea di organizzare una mostra d’arte ha iniziato dunque a farsi strada nella mente di Giancarlo, che però ha sentito la necessità di integrare ulteriormente con altre discipline artistiche il lavoro operato fino a quel momento. Il casatese ha infatti chiesto ad alcuni poeti suoi conoscenti di scrivere dei versi che potessero accompagnare ogni scultura, così da poter raccontare ''a più voci'' quella realtà che sembrava così lontana dalla vita di oggi. Un invito raccolto da Tiziano Sironi, Gianpiera Sironi, Alfredo Colombo, Iride Enza Funari e dl gruppo Poetry Lab ''Libereparole'', che hanno preso parte all'iniziativa.
Coinvolto anche Giorgio Pennati, in quanto fotografo e portavoce del gruppo AFCB, che aveva già scattato alcune fotografie in linea con il tema che aveva dato origine a tutto il lavoro artistico di Giancarlo Lissoni, che vengono inserite tra il materiale artistico per l’esposizione.
Per quanto entusiasta della coralità della produzione artistica che presto sarebbe diventata soggetto di una esposizione, Giancarlo percepiva però una mancanza: la musica. Infatti, un altro collegamento all'infanzia è stato assicurato dalla performance di Lorenzo Ghedini, giovanissimo violoncellista che ha suonato durante l’apertura dell'evento.
Il violoncello è stato per Giancarlo Lissoni un ulteriore rimando alla sua giovinezza, quando da bambino uno dei suoi desideri era di costruirsi proprio questo strumento. Ma non solo: l’artista (scultore e pittore) ha deciso in questi mesi di iscriversi a un corso dedicato presso la Scuola di Musica Antonio Guarnieri in Villa Mariani, a Casatenovo.
Inizialmente, la mostra sarebbe dovuta rimanere aperta sabato 19 e domenica 20 ottobre, esposta nella Rotonda di Tregasio, ma la chiusura è slittata poi al 10 novembre, in virtù della collaborazione di Giancarlo Lissoni con la scuola primaria di Tregasio per il progetto ''Il lavoro di mio nonno''.
Attraverso l’incontro con l’artista e le sue opere, i giovani studenti hanno potuto confrontarsi con la vita dei propri nonni e bisnonni, con l’inevitabile fatica richiesta dal lavoro della terra che si contrappone diametralmente alla realtà di schermi e poltrone reclinabili che condiziona profondamente la vita di oggi.
Un incontro inteso come dialogo, come confronto aperto attraverso la numerose domande e interventi dei ragazzi, che ha cercato di trasmettere valori ereditati da generazioni attraversando un’alterità impossibile da ignorare, e tutto ciò grazie alla moltitudine di forme artistiche che hanno prima incantato nel tempo e poi espresso nella mostra, il fascino, la nostalgia e l’affetto per la vita contadina della Casatenovo di diversi anni fa.
Contributo fotografico: Gruppo AFCB
Letizia Fumagalli