Monticello: da una passione alla...produzione di birra. La storia di Fabio e di Beeranza
Gioia, convivialità, bevanda dai mille contesti e dalle molteplici sfaccettature. Quando si parla di birra - amatissima nei paesi nordici - è impossibile non pensare ai pub irlandesi, all’Inghilterra, alle partite che si giocano allo stadio - in Belgio e in Germania - e anche un po' alla raffinatezza della Repubblica Ceca. Eppure c’è chi nel casatese sta vivendo il sogno di creare una bevanda tutta sua. La storia, per certi versi una specie favola, ha come protagonista Fabio Corbetta, ventisettenne monticellese e brianzolo doc, come ama dire lui, che da semplice e occasionale bevitore di birra non solo si è appassionato, ma ha studiato ed ha iniziato a produrla direttamente in casa, creando il marchio ''Beeranza''. Tutto è iniziato diversi anni fa, un po' per caso e per gioco. Poi, passo dopo passo - ma soprattutto con molta dedizione - da sogno si è trasformato in qualcosa di sempre più reale. Parlare di birra con Fabio è come intraprendere un viaggio magico; lui nella vita fa tutt’altro, ma quando affronta questo argomento sembra diventare un’altra persona con tanto di occhi che brillano per l’emozione.
La passione per questa bevanda è arrivata in un modo particolare. La famiglia non c’entra, è tutta colpa delle serate passate con gli amici. Poi, bottiglia dopo bottiglia, è salita la curiosità. Fabio ha iniziato ad informarsi, a farsi il gusto e poi ha tentato il passo successivo.
''Tutto è nato un po' per gioco più o meno nel 2018'' ci ha raccontato. ''All'inizio oltre a me c’erano i miei amici Marco e Loris e quasi per scherzare abbiamo comprato un kit per fare la birra su Amazon. Abbiamo capito subito che non era proprio così semplice. La prima volta è stato un disastro, abbiamo ottenuto una bevanda super frizzante che ricordava un prosecco abbastanza schifoso, però era solo l’inizio. Abbiamo riprovato varie volte e presto i miei amici si sono arresi, io invece ho voluto continuare e alla fine mi sono appassionato. Ho studiato tanto comparando libri, ho seguito corsi e consulenti online e alla fine ho ottenuto i primi risultati''.Quando andiamo a trovare Fabio per parlare di come è nato il progetto ''Beeranza'', capiamo subito che stiamo entrando in una sorta di mondo parallelo. Ad accoglierci ci sono anche Ambrogina e Corrado, i genitori che l’hanno sempre sostenuto in questi esperimenti un po’ folli, ma a cui hanno sempre creduto; sono stati loro ad assistere in primis alle tante prove e poi ai successi. Fabio ci conduce nella dependance primo del nonno ed ecco che si accende la magia: davanti a noi appare quello che è a tutti gli effetti un piccolo laboratorio in cui creare e sperimentare. ''Poco alla volta ho creato il mio mondo, ho investito in contenitori, in impianti, ho creato una specie di piccolo laboratorio in casa che si estende anche all’esterno. Quando faccio la birra divento estremamente preciso e quasi maniacale, l’igiene è importantissima e quindi sanifico sempre tutto e raramente faccio entrare qualcuno, è fondamentale prendere tutte le precauzioni del caso ed evitare ogni rischio di infezione'' ci ha detto Fabio, attentissimo alla sicurezza. Poco alla volta il nostro protagonista ci porta alla scoperta del suo laboratorio mostrandoci tutti gli strumenti da lavoro e le tante bottiglie già prodotte pronte alla vendite e alcune ancora da testare. Tutto è sistemato e curato alla perfezione, all’aperto ha creato anche una zona con tanto di fornello, tra un oggetto e l’altro ci spiega come la prima birra sia nata dopo tanto lavoro, ma anche diversi esperimenti andati male. Fabio non ha mai mollato e dopo diverse prove è riuscito a creare la sua birra con tanto di ricetta. Inizialmente erano destinate ad amici e familiari, ma presto ha capito che avrebbe potuto allargare la sua cerchia e magari anche commerciarla.
Ogni birra è come un figlio di cui segue tutte le fasi: dall’incubazione alla crescita. Sono mesi di lavoro in cui bisogna dare il tutto per tutto anche se non vi è certezza del risultato finale. Ad oggi è riuscito a creare una quindicina di birre di cui tre sono state ufficialmente messe sul mercato. Ognuna è stata studiata passo per passo, ha scelto tipologia ed ingredienti, poi ha assegnato un nome davvero particolare che fa riferimento alla sua composizione ma richiama anche elementi della cultura popolare. La prima birra è la Canone Rye creata ad inizio 2024, una bevanda con un grado alcolico di circa il 6.5% e con un sapore fruttato, la sua caratteristica principale è la segale, in inglese Rye da cui deriva il nome. La seconda creazione invece richiama un profumo floreale tipico delle birre della Repubblica Ceca, non per nulla si chiama simpaticamente ''czech me out''. Dopo aver esplorato il mondo della televisione e quello di un ex paese sovietico, Fabio è passato direttamente a quello di una saga leggendaria; è nata così la D3BOck il cui nome ricorda quello del robot dorato di Star Wars ma si riferisce alla Bock, la birra rossa tedesca. Già dal nome assegnato alle birre emerge non solo la passione, ma la cura che Fabio riserva ad ogni prodotto. Tutte le lattine o le bottiglie prodotte sono il risultato di duro lavoro, tante prove e tanto studio; il monticellese ha scelto di fare della ricerca e della qualità un vero e proprio marchio di fabbrica.
''Oggi non è facile produrre birra: la concorrenza è sfrenata anche perché spesso si punta al ribasso utilizzando dei prodotti scadenti'' ci ha detto. ''Mi rendo conto che la mia scelta è un azzardo, ma credo che sia necessario rischiare pur di creare un prodotto di qualità. Io amo la birra e con l’esperienza ho imparato a distinguerne tutte le varie tipologie, nessuna è uguale all’altra e mi rifiuto di creare qualcosa che non sia di qualità. Faccio tutto per passione e proprio per questo ci tengo a farlo bene e come piace a me, con ingredienti che seleziono seguendo il mio gusto e con un po’ di sano divertimento''.
Il progetto di Fabio è però molto più ampio di quello che può sembrare. Accanto agli esperimenti infatti, il giovane ha creato ''Beeranza'', un marchio proprio a cui è particolarmente legato.
''La birra non è una tradizione italiana, ma io ci tengo a far vedere come anche in Brianza, in particolare a Monticello ci sia qualcuno appassionato che tenta questa strada'' specifica il ventisettenne che intanto sui social, in particolare su Instagram, ha iniziato a fare divulgazione sulle diverse tipologie di birre esistenti. Nei suoi post la pubblicità dei suoi prodotti è una minuscola percentuale, per la maggior parte propone ai suoi seguaci birre da divere parti del mondo spiegandone le tipologie indicando caratteristiche e provenienza. La produzione è venuta solo di conseguenza e sta ottenendo un grandissimo successo. Ormai nel casatese e nel meratese si inizia a parlare di Fabio Corbetta, del ragazzo di Monticello che ha deciso di produrre birra e di diffonderne la cultura. Sempre più eventi e mercatini lo chiamano per esporre i suoi prodotti, ma soprattutto per spiegare al pubblico cosa c’è dietro quella bevanda così spesso associata semplicemente al calcio o alla pizza.
''Credo che la birra sia molto di più della pizza del sabato sera, ci sono diverse tipologie che hanno caratteristiche diverse che dipendono molto dalla provenienza. In qualche modo la birra è una specie di descrittore de popolo: quelle americane sono più fruttate ed esagerate, le tedesche le più precise, le inglesi son fatte solo per berne in grande quantità mentre le belghe sono le più pazze. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere tutto questo, portare anche un po' in Italia la cultura della birra'' ci dice infine Fabio al termine del tour del suo piccolo mondo. La sua passione è infinita ed è proprio questp che lo spinge ad andare avanti ancora e ancora. Il sogno è appena iniziato ma le birre in cantiere sono già tantissime e noi non vediamo l’ora di scoprirle tutte.
La passione per questa bevanda è arrivata in un modo particolare. La famiglia non c’entra, è tutta colpa delle serate passate con gli amici. Poi, bottiglia dopo bottiglia, è salita la curiosità. Fabio ha iniziato ad informarsi, a farsi il gusto e poi ha tentato il passo successivo.
''Tutto è nato un po' per gioco più o meno nel 2018'' ci ha raccontato. ''All'inizio oltre a me c’erano i miei amici Marco e Loris e quasi per scherzare abbiamo comprato un kit per fare la birra su Amazon. Abbiamo capito subito che non era proprio così semplice. La prima volta è stato un disastro, abbiamo ottenuto una bevanda super frizzante che ricordava un prosecco abbastanza schifoso, però era solo l’inizio. Abbiamo riprovato varie volte e presto i miei amici si sono arresi, io invece ho voluto continuare e alla fine mi sono appassionato. Ho studiato tanto comparando libri, ho seguito corsi e consulenti online e alla fine ho ottenuto i primi risultati''.Quando andiamo a trovare Fabio per parlare di come è nato il progetto ''Beeranza'', capiamo subito che stiamo entrando in una sorta di mondo parallelo. Ad accoglierci ci sono anche Ambrogina e Corrado, i genitori che l’hanno sempre sostenuto in questi esperimenti un po’ folli, ma a cui hanno sempre creduto; sono stati loro ad assistere in primis alle tante prove e poi ai successi. Fabio ci conduce nella dependance primo del nonno ed ecco che si accende la magia: davanti a noi appare quello che è a tutti gli effetti un piccolo laboratorio in cui creare e sperimentare. ''Poco alla volta ho creato il mio mondo, ho investito in contenitori, in impianti, ho creato una specie di piccolo laboratorio in casa che si estende anche all’esterno. Quando faccio la birra divento estremamente preciso e quasi maniacale, l’igiene è importantissima e quindi sanifico sempre tutto e raramente faccio entrare qualcuno, è fondamentale prendere tutte le precauzioni del caso ed evitare ogni rischio di infezione'' ci ha detto Fabio, attentissimo alla sicurezza. Poco alla volta il nostro protagonista ci porta alla scoperta del suo laboratorio mostrandoci tutti gli strumenti da lavoro e le tante bottiglie già prodotte pronte alla vendite e alcune ancora da testare. Tutto è sistemato e curato alla perfezione, all’aperto ha creato anche una zona con tanto di fornello, tra un oggetto e l’altro ci spiega come la prima birra sia nata dopo tanto lavoro, ma anche diversi esperimenti andati male. Fabio non ha mai mollato e dopo diverse prove è riuscito a creare la sua birra con tanto di ricetta. Inizialmente erano destinate ad amici e familiari, ma presto ha capito che avrebbe potuto allargare la sua cerchia e magari anche commerciarla.
Ogni birra è come un figlio di cui segue tutte le fasi: dall’incubazione alla crescita. Sono mesi di lavoro in cui bisogna dare il tutto per tutto anche se non vi è certezza del risultato finale. Ad oggi è riuscito a creare una quindicina di birre di cui tre sono state ufficialmente messe sul mercato. Ognuna è stata studiata passo per passo, ha scelto tipologia ed ingredienti, poi ha assegnato un nome davvero particolare che fa riferimento alla sua composizione ma richiama anche elementi della cultura popolare. La prima birra è la Canone Rye creata ad inizio 2024, una bevanda con un grado alcolico di circa il 6.5% e con un sapore fruttato, la sua caratteristica principale è la segale, in inglese Rye da cui deriva il nome. La seconda creazione invece richiama un profumo floreale tipico delle birre della Repubblica Ceca, non per nulla si chiama simpaticamente ''czech me out''. Dopo aver esplorato il mondo della televisione e quello di un ex paese sovietico, Fabio è passato direttamente a quello di una saga leggendaria; è nata così la D3BOck il cui nome ricorda quello del robot dorato di Star Wars ma si riferisce alla Bock, la birra rossa tedesca. Già dal nome assegnato alle birre emerge non solo la passione, ma la cura che Fabio riserva ad ogni prodotto. Tutte le lattine o le bottiglie prodotte sono il risultato di duro lavoro, tante prove e tanto studio; il monticellese ha scelto di fare della ricerca e della qualità un vero e proprio marchio di fabbrica.
''Oggi non è facile produrre birra: la concorrenza è sfrenata anche perché spesso si punta al ribasso utilizzando dei prodotti scadenti'' ci ha detto. ''Mi rendo conto che la mia scelta è un azzardo, ma credo che sia necessario rischiare pur di creare un prodotto di qualità. Io amo la birra e con l’esperienza ho imparato a distinguerne tutte le varie tipologie, nessuna è uguale all’altra e mi rifiuto di creare qualcosa che non sia di qualità. Faccio tutto per passione e proprio per questo ci tengo a farlo bene e come piace a me, con ingredienti che seleziono seguendo il mio gusto e con un po’ di sano divertimento''.
Il progetto di Fabio è però molto più ampio di quello che può sembrare. Accanto agli esperimenti infatti, il giovane ha creato ''Beeranza'', un marchio proprio a cui è particolarmente legato.
''La birra non è una tradizione italiana, ma io ci tengo a far vedere come anche in Brianza, in particolare a Monticello ci sia qualcuno appassionato che tenta questa strada'' specifica il ventisettenne che intanto sui social, in particolare su Instagram, ha iniziato a fare divulgazione sulle diverse tipologie di birre esistenti. Nei suoi post la pubblicità dei suoi prodotti è una minuscola percentuale, per la maggior parte propone ai suoi seguaci birre da divere parti del mondo spiegandone le tipologie indicando caratteristiche e provenienza. La produzione è venuta solo di conseguenza e sta ottenendo un grandissimo successo. Ormai nel casatese e nel meratese si inizia a parlare di Fabio Corbetta, del ragazzo di Monticello che ha deciso di produrre birra e di diffonderne la cultura. Sempre più eventi e mercatini lo chiamano per esporre i suoi prodotti, ma soprattutto per spiegare al pubblico cosa c’è dietro quella bevanda così spesso associata semplicemente al calcio o alla pizza.
''Credo che la birra sia molto di più della pizza del sabato sera, ci sono diverse tipologie che hanno caratteristiche diverse che dipendono molto dalla provenienza. In qualche modo la birra è una specie di descrittore de popolo: quelle americane sono più fruttate ed esagerate, le tedesche le più precise, le inglesi son fatte solo per berne in grande quantità mentre le belghe sono le più pazze. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere tutto questo, portare anche un po' in Italia la cultura della birra'' ci dice infine Fabio al termine del tour del suo piccolo mondo. La sua passione è infinita ed è proprio questp che lo spinge ad andare avanti ancora e ancora. Il sogno è appena iniziato ma le birre in cantiere sono già tantissime e noi non vediamo l’ora di scoprirle tutte.
Giorgia Monguzzi