La poesia di Umberto Colombo/101: morti bianche e incidenti. Un tributo ai lavoratori

Questa settimana, la poesia entra nella cronaca. In particolare, il tema scelto è quello delle morti bianche, ovvero di tutte le persone decedute a causa di incidenti occorsi durante e per causa del lavoro svolto. L'uso dell'aggettivo "bianco" allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'incidente. Nel 2023, i dati Inail indicano una contrazione dei casi mortali: in un anno si è passati da 1.090 a 1.041, con un decremento del 4,5%. La causa principale di un infortunio mortale è rappresentata dalle cadute dall'alto che, insieme ad altre tipologie di caduta o scivolamento da parte del lavoratore o di caduta sul lavoratore di materiale o di oggetti, macchine e dispositivi, provocano quasi il 42% del totale dei decessi. L’imprenditore automobilistico Henry Ford, che introdusse il sistema della catena di montaggio all’inizio del Novecento, disse: «Il lavoro senza sicurezza è inefficiente».
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Umberto Colombo ha commentato: ''Una notizia dietro l’altra di incidenti sul lavoro, non c’è giorno senza il morto o il ferito grave. È una ecatombe, una ecatombe quasi già programmata. Ma è giusto questo? Siamo solo dei fatalisti, o quel che avviene, avviene. Non c’è coscienza o non c’è rispetto? Quanti “poveri Cristi” ci vanno di mezzo. Quante famiglie che non vedono tornare a casa, dopo il lavoro, il loro caro: è una triste verità, purtroppo. Il turnover gira, gira ed è una ruota che scorre veloce, non ci chiediamo mai cosa possa succedere e il perché.  Siamo solo degli sprovveduti o menefreghisti?''.

Il lavoro che uccide

lavorare per mangiare o per morire?
questo a volte è il tributo di un lavoratore
anche se a dispetto o in torto è il suo finire
non cambia nulla è sempre in gioco il suo valore
 
attento disattento o sul punto fatalmente guasto
comunque sia è sempre in torto il suo lamento
se l’è cercata o non ha saputo evitar l’impasto
così che il dator di lavoro abbaia non contento
 
in gioco c’è sempre l’operator manual diretto
che a mano conduce a leva il suo lavoro
non v’è, anche se bravo, un lavorator perfetto
e quindi occorre un fermo che agisca su di loro
 
da sempre questo aggravio punisce chi lavora
in tanti hanno perduto per un error la vita
si sappia adesso il modo e non alla buonora
per evitar per sempre questa partita
 
ma il parlar del fatto è assai pericoloso
il capo, quasi sempre, vuol lavarsi la coscienza
è stato solo un fatal destino non v’è il doloso
soltanto un caso dovuto all’imprudenza
 
ma il lavorator che piange la sua sorte
è noto a noi soltanto per un giorno
la sua cornice e lo strazio di una morte
è scivolante come un nodo di contorno
 
 il ricordo va calmandosi in un declino
il tutto corre via sempre all’impazzata
della grave notizia non v’è un destino
il tutto passa veloce come una zaffata
 
Umberto Colombo
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