Nibionno: uscire dalla droga e fare prevenzione. L'esperienza di Enrico Comi
Dalla dipendenza dalle droghe al riappropriarsi, con un percorso in salita, della propria vita fino a prendere una decisione: portare la sua testimonianza e sensibilizzare studenti e famiglie sul tema dell’uso della droga. La scelta è giunta dopo la consapevolezza di aver avuto, a differenza degli amici della compagnia, una nuova possibilità: ha ripreso in mano se stesso, si è accompagnato nel mondo e oggi porta in giro la sua voce affinché si possano salvare dalla dipendenza più persone possibili.
E per non far arrivare un ragazzo nemmeno alla prima volta, al primo ''tiro'', viatico per l’inizio di un tunnel buio dove si sprofonda dentro se stessi senza riuscire più a vedersi, occorre informazione e conoscenza. Ne ha una missione di vita Enrico Comi, operatore dei servizi sociali ed ex tossicodipendente, che giovedì 7 novembre è stato ospite del Comune di Nibionno, presso l’oratorio di San Giuseppe a Cibrone.
Davanti a una platea composta da ragazzi e adulti, in modo semplice e diretto, ha raccontato il suo inizio quando, tra la seconda e la terza media, si è unito alla compagnia di amici un ragazzo maggiore di un anno che ''fumava le canne''.
''Un ragazzo non ha nessuna intenzione di usare droghe. Quando l’ho visto, ho pensato agli insegnamenti che avevo ricevuto. Mi avevano insegnato che faceva male: ero molto preoccupato, per loro, che le usavano'' ha detto Comi che, osservando il comportamento dell’amico dopo aver fumato - in contrasto con quanto gli era stato raccontato - si è sentito confuso e ha rivolto domande lui per capirne di più.
È stato tranquillizzato da una serie di bugie del nuovo amico e si è sentito di fare il primo passo, di provare questa sostanza. Sei mesi dopo la prima canna, ha iniziato a fumare quotidianamente sino ad arrivare ad un uso continuo, come fossero sigarette. Ha iniziato poi anche ad avvicinarsi ad altre sostanze: cocaina, pastiglie varie, anfetamine, eroina fino a una devastante esperienza con l’LSD.
In pochi giorni ha rischiato di perdere la vita due volte, ma il coma della seconda volta è stata un’esperienza così desolante emotivamente da averlo portato a riflettere sul suo percorso. Si trovava in una strada di campagna a Sovico con gli amici quando, in pochi minuti, si è iniettato tre dosi di eroina. ''Da quel momento non ricordo più niente – ha affermato - Sono stato abbandonato nel bosco. Al risveglio, mi sentivo soffocare. Mi sembrava di star morendo. Poi ho ripreso le forze, sono riuscito ad alzarmi. Ho messo le mani in tasca: gli amici mi avevano rubato le altre due dosi che mi erano rimaste. Per loro erano più importanti le dosi e non la mia vita. Mi facevo 6-7 dosi al giorno di eroina, ma ero completamente anestetizzato. Quando andavo a letto la sera mi serviva una dose per dormire e dovevo farne un’altra al risveglio. Da quell’esperienza mi è crollato il mondo addosso e lì ho deciso di smettere''.
Un percorso non facile perché, al desiderio di porre fine a quella devastante routine, si univano le crisi di astinenza e i nuovi bisogni di sostanze. Enrico è riuscito a entrare in una comunità, dove ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie, dalla quale ha avuto tre figli. Un’esperienza, quella di diventare padre, che lo ha aiutato tantissimo ad uscire dalla dipendenza.
Ha quindi spiegato ai ragazzi quello che succede al corpo quando si iniziano a usare sostanze psicoattive e agli adulti come approcciarsi a chi fa uso di droghe. Ha fatto conoscere gli stupefacenti, che sono veleni per il corpo e possono avere effetti stimolanti o calmanti. Hanno alcune caratteristiche in comune: a livello fisico, vanno aumentate continuamente le dosi per vedere gli effetti che altrimenti spariscono. Il secondo effetto è il cosiddetto ''antidolorifico'', ovvero il corpo anestetizzato.
''Chi inizia a usare droghe non vive più in un mondo vero, ma vive nella propria immaginazione'' ha raccontato.
Per aumentare la conoscenza e diffondere verità sul tema delle sostanze, nel 2004 ha scritto il primo libro ''Stupefatto…avevo 14 anni, la droga molti più di me'', che è diventato un omonimo spettacolo teatrale. Nel giugno 2020 Rico ha pubblicato il suo romanzo: ''Spacciato. Un solo attimo per cancellare una vita. Potrebbe non bastare una vita per cancellare quell’attimo'', mentre è di quest’anno la pubblicazione rivolta ai bambini tra 9 e 12 anni convinto che la prevenzione vada fatta sin da una fascia più giovane.
''Sono già pieni di informazioni false perché stanno già interagendo con persone che ne fanno uso. Bisogna aiutarli a riflettere e ciascuno deve capire con la propria testa'' ha aggiunto Comi, che attualmente sta lavorando a un nuovo progetto ambizioso che lo porterà a parlare e ad avvicinarsi in un altro modo al pubblico giovanile: il film ''Stupefatto''.
E per non far arrivare un ragazzo nemmeno alla prima volta, al primo ''tiro'', viatico per l’inizio di un tunnel buio dove si sprofonda dentro se stessi senza riuscire più a vedersi, occorre informazione e conoscenza. Ne ha una missione di vita Enrico Comi, operatore dei servizi sociali ed ex tossicodipendente, che giovedì 7 novembre è stato ospite del Comune di Nibionno, presso l’oratorio di San Giuseppe a Cibrone.
Davanti a una platea composta da ragazzi e adulti, in modo semplice e diretto, ha raccontato il suo inizio quando, tra la seconda e la terza media, si è unito alla compagnia di amici un ragazzo maggiore di un anno che ''fumava le canne''.
''Un ragazzo non ha nessuna intenzione di usare droghe. Quando l’ho visto, ho pensato agli insegnamenti che avevo ricevuto. Mi avevano insegnato che faceva male: ero molto preoccupato, per loro, che le usavano'' ha detto Comi che, osservando il comportamento dell’amico dopo aver fumato - in contrasto con quanto gli era stato raccontato - si è sentito confuso e ha rivolto domande lui per capirne di più.
È stato tranquillizzato da una serie di bugie del nuovo amico e si è sentito di fare il primo passo, di provare questa sostanza. Sei mesi dopo la prima canna, ha iniziato a fumare quotidianamente sino ad arrivare ad un uso continuo, come fossero sigarette. Ha iniziato poi anche ad avvicinarsi ad altre sostanze: cocaina, pastiglie varie, anfetamine, eroina fino a una devastante esperienza con l’LSD.
In pochi giorni ha rischiato di perdere la vita due volte, ma il coma della seconda volta è stata un’esperienza così desolante emotivamente da averlo portato a riflettere sul suo percorso. Si trovava in una strada di campagna a Sovico con gli amici quando, in pochi minuti, si è iniettato tre dosi di eroina. ''Da quel momento non ricordo più niente – ha affermato - Sono stato abbandonato nel bosco. Al risveglio, mi sentivo soffocare. Mi sembrava di star morendo. Poi ho ripreso le forze, sono riuscito ad alzarmi. Ho messo le mani in tasca: gli amici mi avevano rubato le altre due dosi che mi erano rimaste. Per loro erano più importanti le dosi e non la mia vita. Mi facevo 6-7 dosi al giorno di eroina, ma ero completamente anestetizzato. Quando andavo a letto la sera mi serviva una dose per dormire e dovevo farne un’altra al risveglio. Da quell’esperienza mi è crollato il mondo addosso e lì ho deciso di smettere''.
Un percorso non facile perché, al desiderio di porre fine a quella devastante routine, si univano le crisi di astinenza e i nuovi bisogni di sostanze. Enrico è riuscito a entrare in una comunità, dove ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie, dalla quale ha avuto tre figli. Un’esperienza, quella di diventare padre, che lo ha aiutato tantissimo ad uscire dalla dipendenza.
Ha quindi spiegato ai ragazzi quello che succede al corpo quando si iniziano a usare sostanze psicoattive e agli adulti come approcciarsi a chi fa uso di droghe. Ha fatto conoscere gli stupefacenti, che sono veleni per il corpo e possono avere effetti stimolanti o calmanti. Hanno alcune caratteristiche in comune: a livello fisico, vanno aumentate continuamente le dosi per vedere gli effetti che altrimenti spariscono. Il secondo effetto è il cosiddetto ''antidolorifico'', ovvero il corpo anestetizzato.
''Chi inizia a usare droghe non vive più in un mondo vero, ma vive nella propria immaginazione'' ha raccontato.
Per aumentare la conoscenza e diffondere verità sul tema delle sostanze, nel 2004 ha scritto il primo libro ''Stupefatto…avevo 14 anni, la droga molti più di me'', che è diventato un omonimo spettacolo teatrale. Nel giugno 2020 Rico ha pubblicato il suo romanzo: ''Spacciato. Un solo attimo per cancellare una vita. Potrebbe non bastare una vita per cancellare quell’attimo'', mentre è di quest’anno la pubblicazione rivolta ai bambini tra 9 e 12 anni convinto che la prevenzione vada fatta sin da una fascia più giovane.
''Sono già pieni di informazioni false perché stanno già interagendo con persone che ne fanno uso. Bisogna aiutarli a riflettere e ciascuno deve capire con la propria testa'' ha aggiunto Comi, che attualmente sta lavorando a un nuovo progetto ambizioso che lo porterà a parlare e ad avvicinarsi in un altro modo al pubblico giovanile: il film ''Stupefatto''.
M.Mau.