Casatenovo ha accolto il suo nuovo parroco, don Massimo Santambrogio
A circa due mesi dal suo arrivo a Casatenovo, don Massimo Santambrogio ha finalmente fatto - nel tardo pomeriggio di domenica 10 novembre - il suo ingresso ufficiale da prevosto della Comunità Pastorale Maria Regina di Tutti i Santi.
Le prime settimane gli hanno dato modo di ambientarsi e di entrare in contatto con la nuova realtà ministeriale, molto diversa da quella da cui proviene (le parrocchie di Molteno, Garbagnate Monastero e Sirone ndr). Il suo nuovo incarico da prevosto sarà quello di guidare un solo comune, è vero, ma che possiede un'estensione territoriale molto maggiore rispetto a quelle precedenti che conta cinque realtà parrocchiali: la chiesa di San Giorgio a capoluogo, Campofiorenzo, Galgiana, Rogoredo ed infine Valaperta.
Nel suo quotidiano servizio sarà affiancato e sostenuto dagli altri sacerdoti: don Lorenzo Motta, don Eusebio Stefanoni, don Alessandro Suma, don Piergiorgio Fumagalli e don Romano Crippa, oltre che ad una comunità che ha come tratto caratteristico quello dell’attaccamento alla fede e alla dimensione parrocchiale.
Il programma dei festeggiamenti del pomeriggio di domenica è stato decisamente fitto per il neo parroco, accolto - a partire dalle 15.15 - dalla parrocchia di Campofiorenzo, per poi spostarsi a Rogoredo, Valaperta, Galgiana. È arrivato infine nella chiesa di San Giorgio accompagnato da un mezzo della protezione civile alle 17, orario in cui è iniziata la messa solenne alla presenza delle autorità civili, militari e dai rappresentanti di Aido, Alpini e di altre associazioni del territorio.
La liturgia è stata celebrata alla presenza di monsignor Gianni Cesena, vicario episcopale della Zona di Lecco e dei sacerdoti del decanato di Missaglia, temporaneamente retto da don Giuseppe Cotugno, parroco di Cassago.
Don Massimo è stato accolto da moltissimi fedeli di Casatenovo e delle comunità dove il sacerdote ha precedentemente svolto il suo ministero che si sono stretti insieme nell’abbraccio al nuovo venuto; fra loro anche il sindaco casatese Filippo Galbiati che è intervenuto all’inizio della funzione.
''A nome della comunità civile dell’amministrazione comunale di Casatenovo le auguro il nostro benvenuto. Il nostro auspicio e quello che la comunità casatese possa rappresentare una nuova casa e una nuova grande famiglia. La collaborazione tra Comune e Comunità Pastorale ha l’obiettivo di costruire assieme una società aperta e attenta ai bisogni degli altri, promuovere esperienze positive soprattutto per i più giovani e porre un occhio di riguardo alle persone anziane, sostenere economicamente le famiglie in difficoltà. Il Comune riconosce la grande importanza della Comunità Pastorale che esprime la sua vicinanza quotidiana alle persone'' ha detto il primo cittadino, affiancato da alcuni componenti della giunta e del consiglio comunale e dal comandante della stazione dei carabinieri, luogotenente Christian Cucciniello.
Mentre i fedeli si sono riuniti in preghiera, don Massimo, di fronte all'altare, ha rinnovato le promesse fatte nel giorno dell’ordinazione sacerdotale, durante il rito di assunzione dell’impegno pastorale.
Dopo la lettura del decreto di nomina la chiesa di San Giorgio ha accolto festosa e commossa colui il quale per i prossimi anni guiderà la comunità casatese.
''Questa festa di Cristo Re, giorno del calendario liturgico, ci invita a guardare a lui e al Signore come ragione di ogni cosa'' ha detto il sacerdote durante l’omelia. ''E' qualcosa di provocatorio ai giorni d'oggi perché se si guardano le vicende che capitano attorno a noi risulta quasi difficile vedere il potere, la forza del Signore. Perché questo male, questa violenza esistono? Sono controllate da qualcuno, chi dirige le cose? Molte volte sembra che gli eventi siano sfuggiti di mano. Credo che il Vangelo dia in qualche modo risposte a queste perplessità: il Signore è il re dell’universo, ha in mano la storia, la fa avvenire con il suo modo, ossia quello unico della Croce''.
Il neo parroco ha chiuso il suo intervento con dei doni simbolici per la comunità, segni che sottolineano la volontà di camminare insieme con gli stessi passi. "Per camminare insieme abbiamo bisogno di darci tempo, il ricordarsi degli altri e dare loro il nostro tempo, allora vorrei lasciarvi simbolicamente come prima cosa l’orologio. Dare tempo spesso costa tanto, prendiamoci però tempo per ascoltarci e far uscire quegli sfoghi che alle volte sentiamo la necessità di lasciare andare per liberare il nostro cuore''.
''Un altro segno è una lente d’ingrandimento, simbolo del fare attenzione a ciò che abbiamo accanto a ciò che ci è vicino e alle persone attorno a noi, le quali sono coloro che tendiamo a trascurare di più. Questa lente è in grado inoltre di mostrare i particolari, i problemi da vicino e magari dare anche qualche soluzione. Il cannocchiale poi serve per vedere da lontano perché è importante non perdere gli orizzonti, non vivere troppo ripiegati su sé stessi, altrimenti si finisce per lamentarsi, pensare che il mondo sia tutto qua, che ci siamo solo noi con le nostre fatiche e i nostri problemi. Invece bisogna saper vedere anche quelli che non sono a portata di mano, chi ha perso i contatti con la nostra comunità ed essere in grado di guardare lontano insieme'' ha aggiunto.
''Vorrei anche lasciarvi questo smile, un sorriso perché questo è l’anno del Giubileo e ci viene chiesto di essere portatori di speranza. Credo che abbiamo bisogno di saper sorridere anche quando non riusciamo a risolvere i problemi nonostante ogni sforzo; bisogna imparare ad essere una comunità capace di regalarci almeno un sorriso come segno di speranza. Infine vi lascio un intreccio di fili colorati, abbiamo bisogno di intrecciare sempre di più le nostre vite perché in fondo la comunità pastorale vive di questo: un intreccio di vocazioni e di età differenti. Abbiamo bisogno di portare le nostre identità nella comunità per arrivare a fare qualcosa di bello, colorato ed intrecciato, dove nessuno pretende di emergere più dell'altro; in questo modo si costruisce insieme un’unità nel conservare la bella originalità che il Signore ha pensato per ciascuno di noi. Noi ci conosciamo da pochi mesi ma ho già capito che siete gente brava perché avete accolto un prete che è ormai alla sua quinta esperienza, è di quinta mano'' ha concluso con una punta di ironia.
Al termine della liturgia i fedeli hanno potuto continuare i festeggiamenti in oratorio con un momento conviviale aperto a tutta la comunità.
Contributo fotografico Guglielmo Pennati (gruppo AFCB)
Le prime settimane gli hanno dato modo di ambientarsi e di entrare in contatto con la nuova realtà ministeriale, molto diversa da quella da cui proviene (le parrocchie di Molteno, Garbagnate Monastero e Sirone ndr). Il suo nuovo incarico da prevosto sarà quello di guidare un solo comune, è vero, ma che possiede un'estensione territoriale molto maggiore rispetto a quelle precedenti che conta cinque realtà parrocchiali: la chiesa di San Giorgio a capoluogo, Campofiorenzo, Galgiana, Rogoredo ed infine Valaperta.
Nel suo quotidiano servizio sarà affiancato e sostenuto dagli altri sacerdoti: don Lorenzo Motta, don Eusebio Stefanoni, don Alessandro Suma, don Piergiorgio Fumagalli e don Romano Crippa, oltre che ad una comunità che ha come tratto caratteristico quello dell’attaccamento alla fede e alla dimensione parrocchiale.
Il programma dei festeggiamenti del pomeriggio di domenica è stato decisamente fitto per il neo parroco, accolto - a partire dalle 15.15 - dalla parrocchia di Campofiorenzo, per poi spostarsi a Rogoredo, Valaperta, Galgiana. È arrivato infine nella chiesa di San Giorgio accompagnato da un mezzo della protezione civile alle 17, orario in cui è iniziata la messa solenne alla presenza delle autorità civili, militari e dai rappresentanti di Aido, Alpini e di altre associazioni del territorio.
La liturgia è stata celebrata alla presenza di monsignor Gianni Cesena, vicario episcopale della Zona di Lecco e dei sacerdoti del decanato di Missaglia, temporaneamente retto da don Giuseppe Cotugno, parroco di Cassago.
Don Massimo è stato accolto da moltissimi fedeli di Casatenovo e delle comunità dove il sacerdote ha precedentemente svolto il suo ministero che si sono stretti insieme nell’abbraccio al nuovo venuto; fra loro anche il sindaco casatese Filippo Galbiati che è intervenuto all’inizio della funzione.
''A nome della comunità civile dell’amministrazione comunale di Casatenovo le auguro il nostro benvenuto. Il nostro auspicio e quello che la comunità casatese possa rappresentare una nuova casa e una nuova grande famiglia. La collaborazione tra Comune e Comunità Pastorale ha l’obiettivo di costruire assieme una società aperta e attenta ai bisogni degli altri, promuovere esperienze positive soprattutto per i più giovani e porre un occhio di riguardo alle persone anziane, sostenere economicamente le famiglie in difficoltà. Il Comune riconosce la grande importanza della Comunità Pastorale che esprime la sua vicinanza quotidiana alle persone'' ha detto il primo cittadino, affiancato da alcuni componenti della giunta e del consiglio comunale e dal comandante della stazione dei carabinieri, luogotenente Christian Cucciniello.
Mentre i fedeli si sono riuniti in preghiera, don Massimo, di fronte all'altare, ha rinnovato le promesse fatte nel giorno dell’ordinazione sacerdotale, durante il rito di assunzione dell’impegno pastorale.
Dopo la lettura del decreto di nomina la chiesa di San Giorgio ha accolto festosa e commossa colui il quale per i prossimi anni guiderà la comunità casatese.
''Questa festa di Cristo Re, giorno del calendario liturgico, ci invita a guardare a lui e al Signore come ragione di ogni cosa'' ha detto il sacerdote durante l’omelia. ''E' qualcosa di provocatorio ai giorni d'oggi perché se si guardano le vicende che capitano attorno a noi risulta quasi difficile vedere il potere, la forza del Signore. Perché questo male, questa violenza esistono? Sono controllate da qualcuno, chi dirige le cose? Molte volte sembra che gli eventi siano sfuggiti di mano. Credo che il Vangelo dia in qualche modo risposte a queste perplessità: il Signore è il re dell’universo, ha in mano la storia, la fa avvenire con il suo modo, ossia quello unico della Croce''.
Il neo parroco ha chiuso il suo intervento con dei doni simbolici per la comunità, segni che sottolineano la volontà di camminare insieme con gli stessi passi. "Per camminare insieme abbiamo bisogno di darci tempo, il ricordarsi degli altri e dare loro il nostro tempo, allora vorrei lasciarvi simbolicamente come prima cosa l’orologio. Dare tempo spesso costa tanto, prendiamoci però tempo per ascoltarci e far uscire quegli sfoghi che alle volte sentiamo la necessità di lasciare andare per liberare il nostro cuore''.
''Un altro segno è una lente d’ingrandimento, simbolo del fare attenzione a ciò che abbiamo accanto a ciò che ci è vicino e alle persone attorno a noi, le quali sono coloro che tendiamo a trascurare di più. Questa lente è in grado inoltre di mostrare i particolari, i problemi da vicino e magari dare anche qualche soluzione. Il cannocchiale poi serve per vedere da lontano perché è importante non perdere gli orizzonti, non vivere troppo ripiegati su sé stessi, altrimenti si finisce per lamentarsi, pensare che il mondo sia tutto qua, che ci siamo solo noi con le nostre fatiche e i nostri problemi. Invece bisogna saper vedere anche quelli che non sono a portata di mano, chi ha perso i contatti con la nostra comunità ed essere in grado di guardare lontano insieme'' ha aggiunto.
''Vorrei anche lasciarvi questo smile, un sorriso perché questo è l’anno del Giubileo e ci viene chiesto di essere portatori di speranza. Credo che abbiamo bisogno di saper sorridere anche quando non riusciamo a risolvere i problemi nonostante ogni sforzo; bisogna imparare ad essere una comunità capace di regalarci almeno un sorriso come segno di speranza. Infine vi lascio un intreccio di fili colorati, abbiamo bisogno di intrecciare sempre di più le nostre vite perché in fondo la comunità pastorale vive di questo: un intreccio di vocazioni e di età differenti. Abbiamo bisogno di portare le nostre identità nella comunità per arrivare a fare qualcosa di bello, colorato ed intrecciato, dove nessuno pretende di emergere più dell'altro; in questo modo si costruisce insieme un’unità nel conservare la bella originalità che il Signore ha pensato per ciascuno di noi. Noi ci conosciamo da pochi mesi ma ho già capito che siete gente brava perché avete accolto un prete che è ormai alla sua quinta esperienza, è di quinta mano'' ha concluso con una punta di ironia.
Al termine della liturgia i fedeli hanno potuto continuare i festeggiamenti in oratorio con un momento conviviale aperto a tutta la comunità.
Contributo fotografico Guglielmo Pennati (gruppo AFCB)
I.M.