Monticello: don Marco critica le parole del ministro Salvini sull'extracee ucciso a Verona

Non ha usato troppi giri di parole il parroco di Monticello e Torrevilla, don Marco Crippa, nel criticare il vice premier e ministro Matteo Salvini. Lo ha fatto nell'ultimo numero del notiziario distribuito ai fedeli della comunità, prendendo spunto dalle parole che il leader del Carroccio aveva espresso nei confronti di  Moussa Diarra, il ragazzo originario del Malì ucciso da un poliziotto contro il quale si era scagliato, alla stazione ferroviaria di Verona. 
''Una storia come tante, di cui sappiamo poco, ma di cui si parla tanto quando c’è bisogno di evocare l’emergenza immigrazione e farla diventare emergenza invasione'' scrive don Marco. ''Una storia come tante di cui si parla meno quando intuiamo che grazie a storie simili c’è ancora qualcuno che raccoglie frutta e verdura per farli arrivare scontati nel nostro carrello della spesa o consegna pasti pedalando su una bicicletta nelle grandi città. Storie di uomini e donne a cui i contributi non vengono pagati, i cui salari sono tutti in nero, le cui condizioni di vita e di lavoro sono spesso degradati e degradanti e che aspettano anni una risposta per un permesso di soggiorno. Mi stupisce che qualcuno abbia avuto l’ardire di chiamare pacchia la vita da loro condotta''.
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Poi l'affondo nei confronti del vice premier: ''Non solo mi stupisce, ma mi atterrisce che di fronte alla morte di Moussa Diarra, il ministro Matteo Salvini abbia voluto perdere l’occasione di tacere come si dovrebbe fare di fronte alla morte di un uomo e abbia voluto invece farci sapere che: “Con tutto il rispetto, non ci mancherà”. Io ho avuto bisogno di andare a controllare se davvero avesse scritte queste parole tanto mi sembravano terribili. Fatelo anche voi se volete, non è difficile verificare. In quelle parole non c’è tutto il rispetto che la morte chiede. Non ce ne è neppure una briciola. Non c’è neppure una briciola di pietà umana. Non vedo e non capisco neppure il motivo di esprimersi così su una vicenda di cui in quel momento si sapeva proprio poco e che ancora adesso è da chiarire. Non capisco il motivo per esprimere un giudizio così tagliente sulla vita di una persona di cui non sapevamo quasi nulla''.
Insomma, una presa di posizione precisa. Non politica, ma in nome dell'umanità, come precisa lo stesso don Marco: ''Ci sono pensieri che si affacciano nella mente di tutti; arrivano dalla pancia e dagli istinti più originari, questo non li rende più genuini, spontanei e onesti. Abbiamo bisogno di continuare a vergognarci di quei pensieri, di governarli e ordinarli. Abbiamo anche una testa che quando è ben educata e accompagnata dal nostro senso morale, affinata da qualche buona lettura e buone frequentazioni, ci spinge, nella maggior parte dei casi, a rimandare quei pensieri al mittente, in basso, da dove sono venuti. Quando escono e ci fanno superare certi confini, è difficile poi tornare indietro. Non è perbenismo, non è buonismo o ipocrisia. Si chiama umanità, quella che a volte manca!''.

Di seguito il testo integrale dell'intervento pubblicato sul notiziario parrocchiale:
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