Annone, ''Adamo dove sei?'': serata in memoria dell'ambasciatore Luca Attanasio
Un incontro toccante e carico di emozioni quello svoltosi ieri sera al teatro dell'Oratorio di Annone Brianza: un tributo alla memoria di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano tragicamente ucciso in Congo nel febbraio del 2021.
In occasione del secondo appuntamento della rassegna ''Adamo Dove Sei? Non uccidere'' organizzata dalla Comunità Pastorale San Giovanni Battista, l'evento ha raccolto amici, familiari di Attanasio e semplici cittadini, che si sono stretti insieme alla comunità locale in un abbraccio simbolico per onorare un uomo che, lasciatoci a soli quarantatré anni, ha incarnato valori di pace, umanità e altruismo.
Luca Attanasio ha impersonato un nuovo stile di diplomazia, improntato a un’umanità sincera e all’impegno per gli altri. ''Un uomo completo'' come è stato definito, capace di conseguire in soli vent’anni obiettivi che molti impiegano una vita intera a raggiungere. In un video testimonianza mostrato all’inizio della serata, il missionario Padre Pietro Rinaldi ha espresso la riconoscenza per l’approccio umano e innovativo di Attanasio, ricordandolo come un ambasciatore che ''ha saputo brillare'' e che è stato capace di ''tutelare e ascoltare'' i missionari italiani in Congo. Un uomo, come lui stesso ha affermato, ''di cui avremmo tanto bisogno anche oggi''.
Profondo e commovente l’intervento del padre, Salvatore Attanasio, che ha ripercorso le tragiche circostanze dell’uccisione del figlio. Il 22 febbraio 2021, Luca si trovava in Congo con un convoglio del Programma Alimentare Mondiale, quando l’attacco di un gruppo armato ha spezzato la sua vita e quella del carabiniere che lo scortava. Nonostante tre anni e mezzo di indagini, resta sconosciuto chi abbia orchestrato l’agguato, e la famiglia non ha mai smesso di battersi per la verità. ''Uccidere un ambasciatore è un attacco allo Stato'' ha sottolineato Salvatore Attanasio, visibilmente commosso.
Con parole che hanno toccato il cuore dei presenti, ha parlato anche della profonda delusione per l’immobilismo delle istituzioni italiane: ''Non ci interessa tanto chi ha materialmente eseguito il delitto, ma chi l’ha ordinato e perché. Questa non è solo la nostra battaglia, ma quella di ogni cittadino italiano''.
Una lotta per la dignità e per la giustizia, quella della famiglia di Luca, che non ha intenzione di abbandonare.
Durante la serata sono stati rievocati diversi episodi della vita di Luca, testimonianze che lo hanno dipinto come un uomo profondamente umano, sempre pronto a mettere il bene degli altri davanti al proprio. L’amica di infanzia Sefora Luzzini ha condiviso i ricordi di un Luca generoso e sensibile, che sin da giovane aveva l’istinto di aiutare i più deboli. ''Lo hanno definito in tutti i modi, istituzionalmente parlano, ma per me non ci sono appellativi migliori per descriverlo se non quelli di ‘amico’ e fratello'', ha riferito Luzzini.
Con una vita dedicata al servizio, Luca Attanasio ha continuato la sua missione anche come ambasciatore in Congo, sostenendo i progetti della sua associazione Mama Sofia, fondata insieme alla moglie, per aiutare i bambini di strada in difficoltà.
La testimonianza di Pierre Kabeza, ex insegnante congolese e oggi mediatore culturale in Italia, nonché co-fondatore dell’associazione ''Amici di Luca Attanasio'', ha descritto con dolore il contesto in cui Luca operava: un Congo devastato da conflitti, sfruttato per le sue risorse naturali e dimenticato in termini umanitari dalle grandi potenze. Luca era ''l’immagine vera di un italiano” –ha affermato Kabeza – “qualcuno che rispettava l’altro, qualcuno che veniva per condividere''.
Con la sua presenza, Attanasio ha incarnato quel raro esempio di rappresentante occidentale che comprende e abbraccia l’Africa, una figura capace di infondere speranza in un popolo oppresso e dimenticato.
Le ultime parole della serata sono state affidate al parroco don Maurizio Mottadelli e al sindaco Luca Marsigli. Il primo ha invitato tutti a riflettere sul significato del comandamento ''non uccidere'': ''Questo comandamento non si applica solo al gesto estremo materiale, ma anche al valore della vita stessa, a quegli ideali e a quei valori che uomini speciali come Luca hanno incarnato e che noi tutti dobbiamo mantenere vivi''.
Con lucidità, don Mottadelli ha poi ricordato che l’Occidente porta la sua parte di responsabilità in quella ''morte lenta'' che schiaccia le popolazioni di paesi come il Congo, e ha concluso con una preghiera per un mondo più giusto. Il primo cittadino di Annone, in rappresentanza anche dei presenti sindaci di Oggiono (Chiara Narciso) ed Ello (Elena Pirovano), ha portato alla famiglia di Attanasio sinceri ringraziamenti e sentiti auguri di proseguire una ricerca che possa al più presto portare alla verità.
La serata si è conclusa con l’invito accorato del padre dell'ambasciatore, che ha sollecitato i presenti a unirsi all’Associazione ''Amici di Luca Attanasio'' per sostenere la ricerca della verità. Un appello che supera la sfera privata, volto a mantenere viva la memoria di Luca e a ricordare il suo esempio di generosità, speranza e pace.
In occasione del secondo appuntamento della rassegna ''Adamo Dove Sei? Non uccidere'' organizzata dalla Comunità Pastorale San Giovanni Battista, l'evento ha raccolto amici, familiari di Attanasio e semplici cittadini, che si sono stretti insieme alla comunità locale in un abbraccio simbolico per onorare un uomo che, lasciatoci a soli quarantatré anni, ha incarnato valori di pace, umanità e altruismo.
Luca Attanasio ha impersonato un nuovo stile di diplomazia, improntato a un’umanità sincera e all’impegno per gli altri. ''Un uomo completo'' come è stato definito, capace di conseguire in soli vent’anni obiettivi che molti impiegano una vita intera a raggiungere. In un video testimonianza mostrato all’inizio della serata, il missionario Padre Pietro Rinaldi ha espresso la riconoscenza per l’approccio umano e innovativo di Attanasio, ricordandolo come un ambasciatore che ''ha saputo brillare'' e che è stato capace di ''tutelare e ascoltare'' i missionari italiani in Congo. Un uomo, come lui stesso ha affermato, ''di cui avremmo tanto bisogno anche oggi''.
Profondo e commovente l’intervento del padre, Salvatore Attanasio, che ha ripercorso le tragiche circostanze dell’uccisione del figlio. Il 22 febbraio 2021, Luca si trovava in Congo con un convoglio del Programma Alimentare Mondiale, quando l’attacco di un gruppo armato ha spezzato la sua vita e quella del carabiniere che lo scortava. Nonostante tre anni e mezzo di indagini, resta sconosciuto chi abbia orchestrato l’agguato, e la famiglia non ha mai smesso di battersi per la verità. ''Uccidere un ambasciatore è un attacco allo Stato'' ha sottolineato Salvatore Attanasio, visibilmente commosso.
Con parole che hanno toccato il cuore dei presenti, ha parlato anche della profonda delusione per l’immobilismo delle istituzioni italiane: ''Non ci interessa tanto chi ha materialmente eseguito il delitto, ma chi l’ha ordinato e perché. Questa non è solo la nostra battaglia, ma quella di ogni cittadino italiano''.
Una lotta per la dignità e per la giustizia, quella della famiglia di Luca, che non ha intenzione di abbandonare.
Durante la serata sono stati rievocati diversi episodi della vita di Luca, testimonianze che lo hanno dipinto come un uomo profondamente umano, sempre pronto a mettere il bene degli altri davanti al proprio. L’amica di infanzia Sefora Luzzini ha condiviso i ricordi di un Luca generoso e sensibile, che sin da giovane aveva l’istinto di aiutare i più deboli. ''Lo hanno definito in tutti i modi, istituzionalmente parlano, ma per me non ci sono appellativi migliori per descriverlo se non quelli di ‘amico’ e fratello'', ha riferito Luzzini.
Con una vita dedicata al servizio, Luca Attanasio ha continuato la sua missione anche come ambasciatore in Congo, sostenendo i progetti della sua associazione Mama Sofia, fondata insieme alla moglie, per aiutare i bambini di strada in difficoltà.
La testimonianza di Pierre Kabeza, ex insegnante congolese e oggi mediatore culturale in Italia, nonché co-fondatore dell’associazione ''Amici di Luca Attanasio'', ha descritto con dolore il contesto in cui Luca operava: un Congo devastato da conflitti, sfruttato per le sue risorse naturali e dimenticato in termini umanitari dalle grandi potenze. Luca era ''l’immagine vera di un italiano” –ha affermato Kabeza – “qualcuno che rispettava l’altro, qualcuno che veniva per condividere''.
Con la sua presenza, Attanasio ha incarnato quel raro esempio di rappresentante occidentale che comprende e abbraccia l’Africa, una figura capace di infondere speranza in un popolo oppresso e dimenticato.
Le ultime parole della serata sono state affidate al parroco don Maurizio Mottadelli e al sindaco Luca Marsigli. Il primo ha invitato tutti a riflettere sul significato del comandamento ''non uccidere'': ''Questo comandamento non si applica solo al gesto estremo materiale, ma anche al valore della vita stessa, a quegli ideali e a quei valori che uomini speciali come Luca hanno incarnato e che noi tutti dobbiamo mantenere vivi''.
Con lucidità, don Mottadelli ha poi ricordato che l’Occidente porta la sua parte di responsabilità in quella ''morte lenta'' che schiaccia le popolazioni di paesi come il Congo, e ha concluso con una preghiera per un mondo più giusto. Il primo cittadino di Annone, in rappresentanza anche dei presenti sindaci di Oggiono (Chiara Narciso) ed Ello (Elena Pirovano), ha portato alla famiglia di Attanasio sinceri ringraziamenti e sentiti auguri di proseguire una ricerca che possa al più presto portare alla verità.
La serata si è conclusa con l’invito accorato del padre dell'ambasciatore, che ha sollecitato i presenti a unirsi all’Associazione ''Amici di Luca Attanasio'' per sostenere la ricerca della verità. Un appello che supera la sfera privata, volto a mantenere viva la memoria di Luca e a ricordare il suo esempio di generosità, speranza e pace.
F.Fa.