Oggiono: Emergency inaugura la mostra “l’Afghanistan con gli occhi di una donna”
In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne (che cadrà lunedì 25 novembre), Emergency ha inaugurato, nel pomeriggio di sabato, ad Oggiono, la mostra dell’artista Shamsia Hassani.
La sala consiliare ha accolto i pannelli che rappresentano l’Afghanistan “con gli occhi di una donna”, come ricorda il titolo scelto per la rassegna, patrocinata dal Comune.
Il progetto è nato da alcuni volontari di Monza che, appassionati a questa artista, si sono impegnati a portarla in diverse città della Lombardia. Il testimone è stato poi raccolto dal gruppo di Lecco e Merate, che ha diffuso le opere nella nostra provicia.
“Da anni - ha aperto la presentazione il sindaco Chiara Narciso - abbiamo cercato di rendere questa sala un luogo di cultura, di riflessioni e dibattiti in modi diversi, accogliendo diverse proposte. In occasione di questa giornata che tocca tutti noi, abbiamo sempre cercato di dedicare un momento, con l’obiettivo di ampliare i nostri orizzonti. Questo viene concretizzato dall’iniziativa di stasera, che ci permette di allargare lo sguardo anche oltre il nostro orizzonte e comprendere le dinamiche di altri parti del mondo. Per questa ragione, vi ringrazio per aver creato questa occasione” .
Anche l’assessore all’istruzione e alla cultura ha accolto i portavoce dell’ONG con parole di gratitudine: “la riflessione su questo tema ci permette di raggiungere un duplice scopo: mantenere vivo il nostro impegno contro questo genere di violenza e, allo stesso tempo, accendere un riflettore su situazione a noi non vicine, che rischiano di perdere l’attenzione dovuta. Infatti, crediamo che un’immagine valga più di mille parole, motivo per cui speriamo che queste illustrazioni rimangano nel cuore di chi le vede. La mostra è rivolta a tutti, ma in particolar modo agli studenti del nostro istituto comprensivo, che assisteranno ad altri incontri per conoscere questa realtà”.
Anche i ragazzi del Bachelet saranno coinvolti nel progetto “Cuori Spezzati”, un’esposizione dei loro elaborati, allestita all’ingresso dell’istituto. “I talebani - ha concluso l’assessore - hanno paura delle donne e della loro voce: oggi, però, rimaste senza voce, le donne afghane hanno bisogno della nostra, attraverso anche questa forma. L’ultimo decreto ha vietato loro anche di cantare, parlare e far uscire la propria identità dalle mura domestiche: sembra assurdo pensare che una mamma non possa cantare al proprio bambino una ninna nanna per farlo addormentare”.
La storia di Shamsia è stata raccontata dalla volontaria Roberta Piazza, che ha ricordato le tappe fondamentali della vita personale e artistica della graffitista. “In seguito all’invasione del Paese da parte dell’Unione Sovietica - ha raccontato - la sua famiglia è fuggita in Iran, dove Shamsia è nata nel 1988 e, per la prima volta, ha nutrito il desiderio di studiare arte a scuola: questo non è possibile perchè non ha la cittadinanza. Ma, grazie al costante sostegno dei suoi genitori, Shamsia continua a disegnare privatamente, così come sua sorella minore. Nel 2004 torna in Afghanistan e nel 2009 riesce a laurearsi alla facoltà di belle arti a Kabul e a diventare insegnante di arte”.
Ispirata da questa vocazione, l’artista desidera cambiare la mentalità delle persone e il modo di vivere del suo popolo, attraverso la sua arte. L’interesse per i graffiti, nata nel 2010 grazie a un workshop tenuto a Kabul, la sostiene in questo intento: da questo momento, decide di portare la sua arte alle persone (in larga parte analfabeta), in cui ritrae donne, per dare loro voce.
“Inizialmente - ha proseguito la volontaria -le ritrae con un burqa leggero, anche se Shamsia afferma che non è liberandosi di questo indumento che si risolverà il problema: non avere libertà e diritti non dipende da questo. Successivamente, le disegna con il capo leggermente coperto, ma ciò che emerge è la loro gioia e lo sguardo puntato verso l'alto, come se fossero in attesa di una speranza e di un cambiamento”.
L’intervento si è concluso con diverse testimonianze, tra cui quella di Elisa Rongoni che ha raccontato la sua esperienza personale.
La sala consiliare ha accolto i pannelli che rappresentano l’Afghanistan “con gli occhi di una donna”, come ricorda il titolo scelto per la rassegna, patrocinata dal Comune.
Il progetto è nato da alcuni volontari di Monza che, appassionati a questa artista, si sono impegnati a portarla in diverse città della Lombardia. Il testimone è stato poi raccolto dal gruppo di Lecco e Merate, che ha diffuso le opere nella nostra provicia.
“Da anni - ha aperto la presentazione il sindaco Chiara Narciso - abbiamo cercato di rendere questa sala un luogo di cultura, di riflessioni e dibattiti in modi diversi, accogliendo diverse proposte. In occasione di questa giornata che tocca tutti noi, abbiamo sempre cercato di dedicare un momento, con l’obiettivo di ampliare i nostri orizzonti. Questo viene concretizzato dall’iniziativa di stasera, che ci permette di allargare lo sguardo anche oltre il nostro orizzonte e comprendere le dinamiche di altri parti del mondo. Per questa ragione, vi ringrazio per aver creato questa occasione” .
Anche l’assessore all’istruzione e alla cultura ha accolto i portavoce dell’ONG con parole di gratitudine: “la riflessione su questo tema ci permette di raggiungere un duplice scopo: mantenere vivo il nostro impegno contro questo genere di violenza e, allo stesso tempo, accendere un riflettore su situazione a noi non vicine, che rischiano di perdere l’attenzione dovuta. Infatti, crediamo che un’immagine valga più di mille parole, motivo per cui speriamo che queste illustrazioni rimangano nel cuore di chi le vede. La mostra è rivolta a tutti, ma in particolar modo agli studenti del nostro istituto comprensivo, che assisteranno ad altri incontri per conoscere questa realtà”.
Anche i ragazzi del Bachelet saranno coinvolti nel progetto “Cuori Spezzati”, un’esposizione dei loro elaborati, allestita all’ingresso dell’istituto. “I talebani - ha concluso l’assessore - hanno paura delle donne e della loro voce: oggi, però, rimaste senza voce, le donne afghane hanno bisogno della nostra, attraverso anche questa forma. L’ultimo decreto ha vietato loro anche di cantare, parlare e far uscire la propria identità dalle mura domestiche: sembra assurdo pensare che una mamma non possa cantare al proprio bambino una ninna nanna per farlo addormentare”.
La storia di Shamsia è stata raccontata dalla volontaria Roberta Piazza, che ha ricordato le tappe fondamentali della vita personale e artistica della graffitista. “In seguito all’invasione del Paese da parte dell’Unione Sovietica - ha raccontato - la sua famiglia è fuggita in Iran, dove Shamsia è nata nel 1988 e, per la prima volta, ha nutrito il desiderio di studiare arte a scuola: questo non è possibile perchè non ha la cittadinanza. Ma, grazie al costante sostegno dei suoi genitori, Shamsia continua a disegnare privatamente, così come sua sorella minore. Nel 2004 torna in Afghanistan e nel 2009 riesce a laurearsi alla facoltà di belle arti a Kabul e a diventare insegnante di arte”.
Ispirata da questa vocazione, l’artista desidera cambiare la mentalità delle persone e il modo di vivere del suo popolo, attraverso la sua arte. L’interesse per i graffiti, nata nel 2010 grazie a un workshop tenuto a Kabul, la sostiene in questo intento: da questo momento, decide di portare la sua arte alle persone (in larga parte analfabeta), in cui ritrae donne, per dare loro voce.
“Inizialmente - ha proseguito la volontaria -le ritrae con un burqa leggero, anche se Shamsia afferma che non è liberandosi di questo indumento che si risolverà il problema: non avere libertà e diritti non dipende da questo. Successivamente, le disegna con il capo leggermente coperto, ma ciò che emerge è la loro gioia e lo sguardo puntato verso l'alto, come se fossero in attesa di una speranza e di un cambiamento”.
L’intervento si è concluso con diverse testimonianze, tra cui quella di Elisa Rongoni che ha raccontato la sua esperienza personale.
V.I.