Oggiono, Bachelet: una mostra contro la violenza di genere
Una mostra realizzata presso il municipio di Oggiono dagli studenti dell’istituto superiore Bachelet per sensibilizzare sul tema della parità di genere ed eliminazione della violenza sulle donne. La scuola, come ogni anno, manifesta il suo impegno per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 in memoria delle tre sorelle dominicane che si opposero alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo e per la loro dissidenza subirono un brutale assassinio il 25 novembre 1960.
È in ricordo di Patria, Maria Teresa e Minerva che ogni 25 novembre si inaugura un periodo di 16 giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani. Il colore rosso è stato adottato per simboleggiare il contrasto alla violenza di genere e i simboli della giornata sono le scarpe e le panchine rosse.
L’istituto oggionese si impegna a celebrare questa data e quest’anno il tema scelto si intitola ''cuori spezzati'': gli studenti hanno realizzato alcuni quadri con la cornice e fili rossi all’interno dei quali ci sono dei fiori che rivestono il corrimano del palazzo municipale.
Nella sala consiliare sono esposte elaborati di vario tipo: sculture, disegni, cartelloni con le frasi ricorrenti della violenza, il numero unico 1522 del centro antiviolenza e stalking, un servizio pubblico promosso dalla presidenza del consiglio dei ministri. Ci sono poi cartelloni con i diversi articoli di giornale che hanno riportato i casi di violenza contro le donne: un ''collage'' che va oltre la tragicità della cronaca nera, ma che descrive un fenomeno che persiste da secoli.
La mostra è visitabile fino a sabato 30 novembre, ma i ragazzi saranno impegnati anche in un’altra attività di divulgazione esterna all’istituto: una delegazione di studenti venerdì 29 novembre sarà infatti presente al mercato cittadino per sensibilizzare la popolazione sulla tematica.
Gli studenti hanno voluto accompagnare i loro lavori con il pensiero della poetessa performativa americana Daphne Gottlieb: “Ciò che è successo al tuo corpo, alla tua testa, al tuo cuore, non è colpa tua. Non lo meritavi, non sei stata tu a causarlo”. A ricordare a ciascuna vittima che la colpa di quanto accade non è mai personale.
È in ricordo di Patria, Maria Teresa e Minerva che ogni 25 novembre si inaugura un periodo di 16 giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani. Il colore rosso è stato adottato per simboleggiare il contrasto alla violenza di genere e i simboli della giornata sono le scarpe e le panchine rosse.
L’istituto oggionese si impegna a celebrare questa data e quest’anno il tema scelto si intitola ''cuori spezzati'': gli studenti hanno realizzato alcuni quadri con la cornice e fili rossi all’interno dei quali ci sono dei fiori che rivestono il corrimano del palazzo municipale.
Nella sala consiliare sono esposte elaborati di vario tipo: sculture, disegni, cartelloni con le frasi ricorrenti della violenza, il numero unico 1522 del centro antiviolenza e stalking, un servizio pubblico promosso dalla presidenza del consiglio dei ministri. Ci sono poi cartelloni con i diversi articoli di giornale che hanno riportato i casi di violenza contro le donne: un ''collage'' che va oltre la tragicità della cronaca nera, ma che descrive un fenomeno che persiste da secoli.
La mostra è visitabile fino a sabato 30 novembre, ma i ragazzi saranno impegnati anche in un’altra attività di divulgazione esterna all’istituto: una delegazione di studenti venerdì 29 novembre sarà infatti presente al mercato cittadino per sensibilizzare la popolazione sulla tematica.
Gli studenti hanno voluto accompagnare i loro lavori con il pensiero della poetessa performativa americana Daphne Gottlieb: “Ciò che è successo al tuo corpo, alla tua testa, al tuo cuore, non è colpa tua. Non lo meritavi, non sei stata tu a causarlo”. A ricordare a ciascuna vittima che la colpa di quanto accade non è mai personale.