Oggionese: maltrattamenti in famiglia, 3 anni a un ventenne
La Procura, nella persona del sostituto procuratore Chiara Di Francesco, aveva chiesto 4 anni. Il collegio giudicante, presieduto dal dottor Paolo Salvatore, con a latere i colleghi Angelo Parisi e Gianluca Piantadosi, è stato leggermente più “comprensivo”, irrogando al giovanotto una pena quantificata in 3 anni e un mese, con la concessione delle attenuanti generiche - “conquistate” anche optando per acquisire integralmente il fascicolo d'indagine, dando un taglio netto dunque all'istruttoria – prevalenti sulle contestati aggravanti.
Si è chiusa così – con il difensore, l'avvocato Simona Crippa che, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, già pensa all'Appello – la partita con la Giustizia di un ventenne di origini straniere residente nell'oggionese, chiamato a rispondere di maltrattamenti in famiglia, tentata estorsione, lesioni e danneggiamento, tutti reati “ambientati” tra le mura dell'abitazione di 80 metri quadrati dove viveva con la madre (che lo ha poi denunciato, nel disperato tentativo di strapparlo a tale contesto), il padre e un fratello maggiore, entrambi, quest'ultimi, dediti, come lui, alla bottiglia.
All'alcol sarebbero, dunque, da imputare, secondo il legale del ragazzo, le liti a più riprese scoppiate in casa, sfociate poi in aggressioni andate a configurare i maltrattamenti in famiglia contestati dalla pubblica accusa.
Al momento ancora in carcere, l'imputato si è già detto pronto a intraprendere un iter in comunità, per provare a dare una svolta alla sua turbolenta esistenza.
Si è chiusa così – con il difensore, l'avvocato Simona Crippa che, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, già pensa all'Appello – la partita con la Giustizia di un ventenne di origini straniere residente nell'oggionese, chiamato a rispondere di maltrattamenti in famiglia, tentata estorsione, lesioni e danneggiamento, tutti reati “ambientati” tra le mura dell'abitazione di 80 metri quadrati dove viveva con la madre (che lo ha poi denunciato, nel disperato tentativo di strapparlo a tale contesto), il padre e un fratello maggiore, entrambi, quest'ultimi, dediti, come lui, alla bottiglia.
All'alcol sarebbero, dunque, da imputare, secondo il legale del ragazzo, le liti a più riprese scoppiate in casa, sfociate poi in aggressioni andate a configurare i maltrattamenti in famiglia contestati dalla pubblica accusa.
Al momento ancora in carcere, l'imputato si è già detto pronto a intraprendere un iter in comunità, per provare a dare una svolta alla sua turbolenta esistenza.
A.M.