Oggiono, Bachelet: impressioni sulla violenza di genere
Violenza di genere: le impressioni delle studentesse di 3B del liceo linguistico dell’istituto superiore Vittorio Bachelet al mercato di Oggiono. Nel corso delle iniziative proposte l’ultima settimana di novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, le alunne della scuola si sono recate al mercato cittadino per sensibilizzare la popolazione sulla tematica.
Le riflessioni emerse dai colloqui con i passanti fanno trasparire molta reticenza, giudizi, stereotipi e preconcetti ancora da estirpare perché il fenomeno possa dirsi superato. A fronte di alcune conversazioni più aperte al dialogo e all’ascolto, è importante evidenziare quelle dove si è registrata una maggiore chiusura: è qui che serve maggiore educazione e informazione sul rispetto e il consenso. Sono i dati nazionali a fornire una panoramica di una strada ancora in salita per la parità di genere.
La violenza basata sul genere è un fenomeno strutturale e diffuso che assume molteplici forme, che possono essere più o meno gravi. Le forme purtroppo più comuni passano dalla violenza fisica a quella sessuale, dalla violenza psicologica a quella economica, dagli atti persecutori come lo stalking fino alla eliminazione stessa della donna.
Come spiega l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, ''la violenza contro le donne è fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Molto spesso si tratta di violenze dentro la famiglia, più difficili da dichiarare e denunciare, situazioni in cui la donna si sente sola a dover affrontare un dramma che, se portato allo scoperto, sconvolgerebbe anche gli equilibri di vita di altre persone care''.
L’Istat è attivo nella misurazione del fenomeno attraverso il progetto denominato ''Indagine sulla sicurezza delle donne'', condotto nel 2006 e nel 2014, di cui è attualmente in previsione una nuova edizione. Secondo l’ultima rilevazione, ''il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila)''.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: inoltre le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici.
La violenza psicologica ed economica riguarda comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia. Secondo l’Istat, nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner.
A sottolineare come il fenomeno della violenza di genere sia di matrice culturale, i dati dimostrano che non esistono cause contingenti: le violenze perpetrate da partner e quelle da non partner presentano inoltre dinamiche diverse.
Il fenomeno, tuttavia, è ancora sommerso: ''É elevata, infatti, la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita (il 28,1% nel caso di violenze da partner, il 25,5% per quelle da non partner), di chi non denuncia (i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner), di chi non cerca aiuto''.
Solo il 3,7% di donne nel caso di violenza nella coppia e l’1% per quelle al di fuori si rivolge a un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato, sebbene queste azioni possano essere davvero essenziali per aiutare la donna ad uscire dalla violenza.
È importante compiere azioni di sensibilizzazione che facciano comprendere la negatività dei comportamenti di indifferenza e di accettazione rispetto alla violenza nelle famiglie. Si parla infatti di trasmissione intergenerazionale della violenza: ''I figli che assistono alla violenza del padre nei confronti della madre o che l’hanno subita hanno una probabilità maggiore, infatti, di essere autori di violenza nei confronti delle proprie compagne e le figlie di esserne vittime. Dai dati emerge chiaramente che i maschi imparano ad agire la violenza, le femmine a tollerarla. I dati dell’indagine condotta nel 2014 rilevano che i partner delle donne che hanno assistito ai maltrattamenti del proprio padre sulla propria madre sono a loro volta autori di violenza nel 21,9% dei casi (il tasso medio è pari al 5,2%), così come più spesso sono violenti se hanno subìto violenza fisica dai genitori, in particolare dalla madre (la violenza da partner attuale aumenta dal 5,2 al 35,7% se picchiato dalla madre, al 30,5% se dal padre)''.
Per prevenire la violenza sono essenziali le strategie politiche mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata. Anche Areu Lombardia, per esempio, fornisce un servizio utile contro la violenza attraverso la cosiddetta ''chiamata silenziosa'' che arriva al Numero Unico di Emergenza 112: con un semplice ''tap'' sull’app ''Where Are U'' è possibile contattare i soccorsi (Forze dell’ordine, Vigili del fuoco e soccorso sanitario) che, grazie alla geolocalizzazione, possono arrivare sul posto anche se il chiamante non può parlare.
Occorre continuamente lavorare per combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e al sessismo, come ci dimostra il testo che le studentesse dell’istituto Bachelet Martina Conti, Erica Corti, Orjada Enesi, Martina Rakaj hanno pubblicato sul giornalino scolastico Post IT.
Le riflessioni emerse dai colloqui con i passanti fanno trasparire molta reticenza, giudizi, stereotipi e preconcetti ancora da estirpare perché il fenomeno possa dirsi superato. A fronte di alcune conversazioni più aperte al dialogo e all’ascolto, è importante evidenziare quelle dove si è registrata una maggiore chiusura: è qui che serve maggiore educazione e informazione sul rispetto e il consenso. Sono i dati nazionali a fornire una panoramica di una strada ancora in salita per la parità di genere.
La violenza basata sul genere è un fenomeno strutturale e diffuso che assume molteplici forme, che possono essere più o meno gravi. Le forme purtroppo più comuni passano dalla violenza fisica a quella sessuale, dalla violenza psicologica a quella economica, dagli atti persecutori come lo stalking fino alla eliminazione stessa della donna.
Come spiega l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, ''la violenza contro le donne è fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Molto spesso si tratta di violenze dentro la famiglia, più difficili da dichiarare e denunciare, situazioni in cui la donna si sente sola a dover affrontare un dramma che, se portato allo scoperto, sconvolgerebbe anche gli equilibri di vita di altre persone care''.
L’Istat è attivo nella misurazione del fenomeno attraverso il progetto denominato ''Indagine sulla sicurezza delle donne'', condotto nel 2006 e nel 2014, di cui è attualmente in previsione una nuova edizione. Secondo l’ultima rilevazione, ''il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila)''.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: inoltre le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici.
La violenza psicologica ed economica riguarda comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia. Secondo l’Istat, nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner.
A sottolineare come il fenomeno della violenza di genere sia di matrice culturale, i dati dimostrano che non esistono cause contingenti: le violenze perpetrate da partner e quelle da non partner presentano inoltre dinamiche diverse.
Il fenomeno, tuttavia, è ancora sommerso: ''É elevata, infatti, la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita (il 28,1% nel caso di violenze da partner, il 25,5% per quelle da non partner), di chi non denuncia (i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner), di chi non cerca aiuto''.
Solo il 3,7% di donne nel caso di violenza nella coppia e l’1% per quelle al di fuori si rivolge a un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato, sebbene queste azioni possano essere davvero essenziali per aiutare la donna ad uscire dalla violenza.
È importante compiere azioni di sensibilizzazione che facciano comprendere la negatività dei comportamenti di indifferenza e di accettazione rispetto alla violenza nelle famiglie. Si parla infatti di trasmissione intergenerazionale della violenza: ''I figli che assistono alla violenza del padre nei confronti della madre o che l’hanno subita hanno una probabilità maggiore, infatti, di essere autori di violenza nei confronti delle proprie compagne e le figlie di esserne vittime. Dai dati emerge chiaramente che i maschi imparano ad agire la violenza, le femmine a tollerarla. I dati dell’indagine condotta nel 2014 rilevano che i partner delle donne che hanno assistito ai maltrattamenti del proprio padre sulla propria madre sono a loro volta autori di violenza nel 21,9% dei casi (il tasso medio è pari al 5,2%), così come più spesso sono violenti se hanno subìto violenza fisica dai genitori, in particolare dalla madre (la violenza da partner attuale aumenta dal 5,2 al 35,7% se picchiato dalla madre, al 30,5% se dal padre)''.
Per prevenire la violenza sono essenziali le strategie politiche mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata. Anche Areu Lombardia, per esempio, fornisce un servizio utile contro la violenza attraverso la cosiddetta ''chiamata silenziosa'' che arriva al Numero Unico di Emergenza 112: con un semplice ''tap'' sull’app ''Where Are U'' è possibile contattare i soccorsi (Forze dell’ordine, Vigili del fuoco e soccorso sanitario) che, grazie alla geolocalizzazione, possono arrivare sul posto anche se il chiamante non può parlare.
Occorre continuamente lavorare per combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e al sessismo, come ci dimostra il testo che le studentesse dell’istituto Bachelet Martina Conti, Erica Corti, Orjada Enesi, Martina Rakaj hanno pubblicato sul giornalino scolastico Post IT.
Al mercato di Oggiono contro la violenza di genere
Venerdì 29 novembre siamo andate al mercato, accompagnate dalle professoresse Fisogni e Comi, con l’obiettivo di portare nella quotidianità del mercato settimanale un tema, purtroppo, ben noto a tutti, sia ai più giovani che agli anziani: quello della violenza di genere. Probabilmente proprio la routine ha impedito a molti di fermarsi a scambiare due chiacchiere o semplicemente a vedere alcuni dei lavori che noi studenti del Bachelet avevamo esposto. Tuttavia, tra coloro che si sono fermati, abbiamo purtroppo riscontrato una chiusura mentale sulla questione della libertà che le donne stanno man mano ottenendo negli anni. Fortunatamente, non mancavano persone di tutte le età che si complimentavano per i lavori e per le idee che portavamo in merito a come sarebbe possibile fare il nostro piccolo contro la violenza di genere e a ciò che la nostra scuola sta facendo per sensibilizzare sul tema.
Tra le idee più interessanti e che ci hanno lasciate piacevolmente stupite, c’è sicuramente quella di una signora che si è fermata a parlare per diversi minuti. Ci ha detto che, quando lei era giovane, le donne erano destinate solo alla cura della casa e all’accudimento dei bambini. Oggi, invece, gli orizzonti di lavoro a cui una donna potrebbe aspirare sono molto più ampi, anche se non ancora quanto quelli degli uomini. Per fare in modo che le donne possano raggiungere le stesse opportunità degli uomini, ha sottolineato l’importanza di educare i giovani fin da ragazzi. Abbiamo trovato quest’opinione davvero interessante e sorprendente e pensiamo che possa essere considerato un evidente esempio del fatto che la violenza di genere non è un “retaggio culturale che impiegheremo generazioni ad estirpare”, ma un problema di una società che se continuerà ad accettare il passato senza prenderne esempio non farà mai passi avanti.
Un’altra testimonianza forte è quella di un padre che ci ha raccontato la paura che prova ogni ora che sa che le sue figlie sono fuori con il fidanzato o con degli amici. Inoltre, ci ha detto che uno dei punti a cui tiene di più nell’educazione è insegnare il rispetto e promuovere il coraggio di dire di no.
Purtroppo, però, non possiamo ignorare il fatto che alcuni signori e una signora ci hanno condiviso opinioni preoccupanti. Ad esempio, una signora, alla nostra proposta di mostrarle alcuni dei lavori svolti da noi ragazzi contro la violenza di genere, ha risposto: “Ma quale violenza!”. Questa risposta ci ha stranite molto e ci ha fatto domandare come sia possibile, dopo tutte le vicende, gli omicidi e gli stupri contro le donne, non rendersi conto della realtà di questo problema.
Un’altra risposta, questa volta più articolata e confermata anche dopo diversi tentativi di confronto, è stata quella di un signore di mezza età che ha lasciato chiaramente intendere che secondo lui, le donne sono troppo libere. Questa idea è stata poi confermata dalla sua frase di congedo: “Se le donne non fossero COSÌ LIBERE, nessun uomo sentirebbe la sua SUPREMAZIA attaccata”. Un altro signore, con un’analogia inquietante, ha paragonato la situazione di un ipotetico omicidio a quella di un accendino e un pagliaio, in cui la donna rappresentava l’accendino che accendeva l’uomo (il pagliaio), insinuando che l’omicidio di una donna fosse in buona parte colpa della donna stessa, o almeno così veniva visto da lui. Questo, purtroppo, ci fa riflettere su quanto sia fondamentale parlare di questi temi, ma anche agire concretamente con progetti tra i giovani, come quelli proposti dal Bachelet, educando le nuove generazioni per aumentare la consapevolezza.
Noi sicuramente continueremo a lottare, perché questi temi sono di fondamentale importanza, anche se magari non ci toccano personalmente. È essenziale sensibilizzare le persone su questo argomento e non possiamo permetterci di aspettare che arrivi il momento in cui sarà “troppo tardi”.
Il cambiamento deve partire anche da noi ragazzi, che abbiamo una mentalità più aperta e disposta al cambiamento.
Un mondo giusto è non solo armonioso e privo di conflitti, ma deve garantire innanzitutto la parità di genere. Solo una società che promuove l’uguaglianza e in cui donne e uomini hanno stesse opportunità e diritto è davvero una società equilibrata.
Speriamo che le persone che la pensano come i signori che abbiamo incontrato siano sempre meno e che la consapevolezza diventi sempre più diffusa. Noi ci possiamo dire soddisfatte di aver portato un tema di per sé non facile al mercato. Nel nostro piccolo abbiamo contribuito a schierarci a favore di tutte quelle donne che sono state uccise o violentate. Inoltre, è stato un momento di riflessione, su come nel 2024 non siano stati eliminati del tutto alcuni stereotipi. il collegherei con il percorso fatto a scuola, lo spettacolo teatrale e immagino anche gli incontri del Telefono donna avranno messo in luce molti aspetti....
La scuola dovrebbe essere uno dei principali strumenti per sensibilizzare su temi così importanti.
Nella nostra classe abbiamo avuto l'opportunità di partecipare a diverse attività che ci hanno aiutato a riflettere su questi argomenti. In particolare, ci è stato proposto un film in onore di Franca Viola, una donna coraggiosa che ha avuto il merito di rifiutare un matrimonio forzato, segnando un momento fondamentale nella lotta contro la violenza di genere. Questo film ci ha fatto comprendere quanto sia fondamentale far valere la propria opinione e opporsi a regole gerarchiche che limitano la libertà e l'autodeterminazione.
Anche durante le ore di italiano abbiamo approfondito il tema della condizione femminile leggendo alcune novelle di Boccaccio. Ci siamo soffermati su come molte donne, nelle storie, non si opponevano alle decisioni prese dai padri o dai mariti, mentre altre, con grande determinazione, riuscivano a far valere la loro opinione, spesso mettendo in discussione le convenzioni sociali del loro tempo. Questo ci ha aiutato a riflettere su quanto sia cambiata la società e sull'importanza di continuare a lottare per i diritti delle donne.
Per concludere questo percorso, vogliamo sottolineare l'importanza degli incontri con “Telefono Donna”, a cui abbiamo partecipato. Le operatrici ci hanno guidato in una riflessione profonda su come anche un piccolo gesto involontario, come una parola o un comportamento, possa essere un segnale premonitore di situazioni di violenza. Questo ci ha fatto capire che la consapevolezza e la prevenzione sono fondamentali per fermare la violenza prima che diventi un problema più grande.
Tutto ciò che abbiamo svolto è stato estremamente significativo e ci ha aiutato a comprendere meglio l'importanza di sensibilizzare anche le nuove generazioni su questi temi. Speriamo che, attraverso queste attività e incontri, i ragazzi possano rendersi conto di quanto sia cruciale tramandare certe tematiche e costruire insieme una società più giusta, dove la parità di genere non sia solo un obiettivo, ma una realtà concreta.Martina Conti, Erica Corti, Orjada Enesi, Martina Rakaj
M.Mau.