Bosisio: un incontro su San Carlo Borromeo ed il suo tempo
''La grande storia di San Carlo Borromeo ha incrociato il nostro territorio che, ancora oggi, mantiene testimonianze della sua opera pastorale''. Questo l’incipit dell’incontro divulgativo sul Cardinal Borromeo tenuto nell’aula magna del Centro Studi Pariniani nella serata di sabato 14 dicembre, organizzato dalla Commissione Cultura di Bosisio Parini.Più che soddisfacente la partecipazione del pubblico attento ed interessato all’esposizione di Aldo Redaelli e della dottoressa Valentina Marcìas che, assieme, hanno descritto i vari ambiti nei quali San Carlo è stato protagonista.
Dalla breve biografia si è passati a parlare del suo impegno nella riapertura, prosecuzione e conclusione del Concilio di Trento che, in seguito al rapido dilagare dell’ideologia Protestante, originò la Controriforma i cui decreti hanno condizionato i secoli a venire.''Il Borromeo, fedele interprete ed esecutore di queste normative, dedicherà tutta la sua opera pastorale in qualità di arcivescovo di Milano, alla loro applicazione'' ha spiegato Redaelli, riassumendo i contenuti dell’incontro.
''Non cederà alle pressioni del governo spagnolo preservando al più possibile l’autonomia del ducato. Si opporrà all'intromissione dell’inquisizione spagnola per non diventarne succube, ma, per combattere eresia e stregoneria eserciterà il suo mandato con estremo rigore e con ogni mezzo in suo possesso: persuasione, prevenzione e repressione. Nel contado milanese, polo di attrazione per lavoranti che provenivano anche da terre pervase dal protestantesimo, emise severe condanne che non risparmiarono nemmeno i prelati dei nostri paesi, e l’elenco di queste persone, oggetto di studi della professoressa Marcìas, sarebbe ancora più lungo se i documenti, una volta riposti nell’Archivio custodito presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano, non fossero stati distrutti da un incendio avvenuto nel 1788. La diffusione del culto mariano, la realizzazione di sacri monti, le visite pastorali, i sinodi provinciali e diocesani, la fondazione di seminari, di oratori e l’istruzione del clero furono priorità alle quali Carlo Borromeo si dedicò con instancabile fervore''.
Tutte queste innovazioni improntate alla severità e al rigore, non da tutti furono apprezzate, come ha rilevato Aldo Redaelli.
''Tanti lo osteggiarono, e, in particolare, l’ordine degli Umiliati sospettato di calvinismo, detentore del remunerativo commercio della lana e prossimo alla sua soppressione, organizzò un attentato dal quale uscì miracolosamente salvo, e ciò contribuì a creare l’aurea di santità che già lo distingueva. Tragiche furono le conseguenze per chi lo aveva progettato e messo in atto. Si attivò anche nell’assistenza dei poveri, delle vedove e nell’istruzione dei fanciulli. Impose l’obbligo ai vescovi di risiedere nei luoghi della loro elezione, cercò di fermare la corruzione del clero e di provvedere alla sua istruzione, monitorando capillarmente i libri in possesso di parroci e vescovi. Lo scoppio nel 1576 della terribile pestilenza nelle terre del contado milanese che causò migliaia di vittime, lo vide, con i suoi collaboratori, in prima linea per soccorrere materialmente e spiritualmente i contagiati''.
Nel lazzaretto di Milano egli si distinse per la carità, ''ben ricordata dal Manzoni poco prima di descrivere la ben più grave pestilenza del 1629-30. Il suo atteggiamento verso gli spettacoli che le compagnie teatrali mettevano in scena in quei periodi, fu poco accondiscendente, non tanto per le rappresentazioni in sé, quanto all’indotto ad esse collegato: lestofanti, donne di malaffare, indovini e fantomatici guaritori giungevano in città e paesi minando le virtù della gente. Quanto agli spettacoli messi in scena, venivano tollerati se esenti da bestemmie, volgarità e lascivia. Anche l’architettura, pur rimanendo barocca, risentì della sua influenza, divenendo sobria, funzionale ma al contempo ornata ed elegante''.
In sintesi, ha concluso il relatore: ''Personalità complessa fu quella dell’arcivescovo San Carlo Borromeo, la cui santità fu decretata dal popolo prima ancora che dalla Chiesa perché fu strenuo difensore del cattolicesimo romano e promotore della Controriforma tridentina. Il ricorrere a procedure che facevano regolarmente capo alla tortura e spesso alla pena di morte, ci fa orrore, ma, purtroppo, queste aberrazioni vi furono e vennero messe in discussione solo alla fine del diciottesimo secolo. Egli fu figlio del suo tempo, che non è il nostro, ma egli agì rimanendo sempre uomo di preghiera, vescovo riformatore, pastore zelante e premuroso, e uomo dalla incondizionata carità, divenendo esempio di sacrificio personale e lasciando un'impronta indelebile nella memoria collettiva. La devozione verso di lui è ancora forte e viva, attuale e sentita, nonostante la sua storia sia molto lontana dalla nostra''.
Dalla breve biografia si è passati a parlare del suo impegno nella riapertura, prosecuzione e conclusione del Concilio di Trento che, in seguito al rapido dilagare dell’ideologia Protestante, originò la Controriforma i cui decreti hanno condizionato i secoli a venire.''Il Borromeo, fedele interprete ed esecutore di queste normative, dedicherà tutta la sua opera pastorale in qualità di arcivescovo di Milano, alla loro applicazione'' ha spiegato Redaelli, riassumendo i contenuti dell’incontro.
''Non cederà alle pressioni del governo spagnolo preservando al più possibile l’autonomia del ducato. Si opporrà all'intromissione dell’inquisizione spagnola per non diventarne succube, ma, per combattere eresia e stregoneria eserciterà il suo mandato con estremo rigore e con ogni mezzo in suo possesso: persuasione, prevenzione e repressione. Nel contado milanese, polo di attrazione per lavoranti che provenivano anche da terre pervase dal protestantesimo, emise severe condanne che non risparmiarono nemmeno i prelati dei nostri paesi, e l’elenco di queste persone, oggetto di studi della professoressa Marcìas, sarebbe ancora più lungo se i documenti, una volta riposti nell’Archivio custodito presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano, non fossero stati distrutti da un incendio avvenuto nel 1788. La diffusione del culto mariano, la realizzazione di sacri monti, le visite pastorali, i sinodi provinciali e diocesani, la fondazione di seminari, di oratori e l’istruzione del clero furono priorità alle quali Carlo Borromeo si dedicò con instancabile fervore''.
Tutte queste innovazioni improntate alla severità e al rigore, non da tutti furono apprezzate, come ha rilevato Aldo Redaelli.
''Tanti lo osteggiarono, e, in particolare, l’ordine degli Umiliati sospettato di calvinismo, detentore del remunerativo commercio della lana e prossimo alla sua soppressione, organizzò un attentato dal quale uscì miracolosamente salvo, e ciò contribuì a creare l’aurea di santità che già lo distingueva. Tragiche furono le conseguenze per chi lo aveva progettato e messo in atto. Si attivò anche nell’assistenza dei poveri, delle vedove e nell’istruzione dei fanciulli. Impose l’obbligo ai vescovi di risiedere nei luoghi della loro elezione, cercò di fermare la corruzione del clero e di provvedere alla sua istruzione, monitorando capillarmente i libri in possesso di parroci e vescovi. Lo scoppio nel 1576 della terribile pestilenza nelle terre del contado milanese che causò migliaia di vittime, lo vide, con i suoi collaboratori, in prima linea per soccorrere materialmente e spiritualmente i contagiati''.
Nel lazzaretto di Milano egli si distinse per la carità, ''ben ricordata dal Manzoni poco prima di descrivere la ben più grave pestilenza del 1629-30. Il suo atteggiamento verso gli spettacoli che le compagnie teatrali mettevano in scena in quei periodi, fu poco accondiscendente, non tanto per le rappresentazioni in sé, quanto all’indotto ad esse collegato: lestofanti, donne di malaffare, indovini e fantomatici guaritori giungevano in città e paesi minando le virtù della gente. Quanto agli spettacoli messi in scena, venivano tollerati se esenti da bestemmie, volgarità e lascivia. Anche l’architettura, pur rimanendo barocca, risentì della sua influenza, divenendo sobria, funzionale ma al contempo ornata ed elegante''.
In sintesi, ha concluso il relatore: ''Personalità complessa fu quella dell’arcivescovo San Carlo Borromeo, la cui santità fu decretata dal popolo prima ancora che dalla Chiesa perché fu strenuo difensore del cattolicesimo romano e promotore della Controriforma tridentina. Il ricorrere a procedure che facevano regolarmente capo alla tortura e spesso alla pena di morte, ci fa orrore, ma, purtroppo, queste aberrazioni vi furono e vennero messe in discussione solo alla fine del diciottesimo secolo. Egli fu figlio del suo tempo, che non è il nostro, ma egli agì rimanendo sempre uomo di preghiera, vescovo riformatore, pastore zelante e premuroso, e uomo dalla incondizionata carità, divenendo esempio di sacrificio personale e lasciando un'impronta indelebile nella memoria collettiva. La devozione verso di lui è ancora forte e viva, attuale e sentita, nonostante la sua storia sia molto lontana dalla nostra''.