Il fuoco come nell’apocalisse sta bruciando Los Angeles e la favola bella di Hollywood

In attesa che alla fiera dell’est, sulla scena, ricompaia il signore con i capelli rossi, Odysséus (Essere adirato), con tutto il suo gregge e con il maggiordomo spaziale, il genio miliardario capace di scardinare i principi dei buchi neri, del tempo zero reversibile, il fuoco, come nell’apocalisse, sta bruciando Los Angeles e la favola bella di Hollywood che per più di un secolo ha dominato e manipolato l’immaginario del conquistatore e liberatore del male. Hollywood sta bruciando tutti i simboli del grande ovest. Oltre ad essere un danno alla popolazione, è la dimostrazione tangibile del fallimento delle politiche ambientali, così come delle politiche hollywoodiane, delle guerre che non risolvono i problemi, ma li aggravano. Il grande raffigurato della potenza crolla, non solo a causa delle alte temperature e dei venti velenosi del rognoso Eolo, ma anche per la mancanza di rinnovamento delle infrastrutture: ci sono ancora pali elettrici che trasportano la corrente come a Cuba, che è sotto embargo da cinquant’anni.

I disastri ambientali sistemici sono sotto gli occhi di tutti, ma sono considerati secondari; anzi, si creano nell’opinione pubblica contrapposizioni tra negazionisti e ambientalisti.

È il gioco perverso della logica binaria contrappositiva delle parti che semplifica e banalizza la complessità delle questioni. La politica, anche quella nostrana - non solo quella dell’uomo con i capelli rossi, per gli amici Odyfilico (amore per Ody), e per gli avversari Odypan (Pam, dio delle forze oscure) - segue questa strada semplificante, divisiva, riduttiva e, obiettivamente, paranoica. Non solo i politici sono attratti da questa logica binaria semplificata, ma anche la gente riproduce meccanicamente lo stesso processo. Se uno si dichiara di centro, considera destra e sinistra allo stesso modo. È uno stereotipo sociale e culturale diffuso che supera qualsiasi confine geopolitico.

Le persone tendono a innamorarsi dei personaggi siano essi politici oppure cantanti, attori, personaggi vari, anche immateriali come quelli dei videogiochi. L’innamoramento del personaggio politico, in una società pulviscolare, molecolarizzata, rassicura, permette di costruire un falso Sé: io sono lui/lei, lei/lui sono io.

È quello che è successo negli ultimi dieci anni nella nostra politica. Nel 2014, Renzi ottiene un consenso alto; c’è la renzofilia in contrapposizione alla renzofobia. Il renzismo ottiene un consenso alto: è il personaggio del momento; poi c’è il grillismo, il salvinismo e in questo periodo, si è insignito il melonismo.

Tutti questi personaggi hanno tratti in comune: giovani quarantenni, ben tenuti, con un linguaggio pop, seduttivi, affermativi che si presentano come antipolitici, contro una rappresentazione arcaica e funesta della vecchia politica.

Sono i novisti. Si sentono portatori di una nuova novella. Dentro i palazzi ottocenteschi e fiabeschi, appaiono come dei giovani regnanti seducenti, come nelle favole belle. L’innamoramento deve misurarsi con la realtà: come basta poco per innamorarsi, così basta poco per disinnamorarsi. Si è visto con il renzismo, il grillismo, il salvinismo. A differenza degli altri, il melonismo ha una variabile in più; è interpretato da una donna che non condivide la connotazione di genere.

Il sociologo Francesco Alberoni, in un bel saggio anche se datato (Movimento e istituzione), sosteneva che i cambiamenti avvengono sull’onda di speranze, passioni e utopie e travolgono l’ordine costituito. Così è stato nel novecento. Oggi prevale non il movimento o il partito, ma il personaggio in grado di sedurre con una nuova apparente narrazione: ma in una società fluttuante, si rischia di perdere lo smalto della seduzione e del nuovismo.
Dr.Enrico Magni, psicologo e giornalista
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.