Casatenovo: la Palestina nel pomeriggio di iniziative a cura di Rifugio
Sabato 18 gennaio, dalle ore 14 e fino a tarda sera, presso gli spazi del centro sociale La Colombina - in piazza per la Pace a Casatenovo - è stato organizzato un evento dal titolo ''Zaytoun. Connessioni per la Palestina'', per accendere i riflettori su quanto accaduto negli ultimi mesi.
Nel volantino dedicato alla giornata è stato rappresentato un albero di ulivo con le sue radici che comunicano con le radici di tutti gli altri alberi nel sottosuolo e così si sostengono a vicenda, tanto che l’ulivo pur contorto e piagato dalle difficoltà può continuare a vivere e dare frutto. L’obiettivo con cui è stato pensato questo momento è proprio creare quel substrato di radici e comunicazioni tra persone che favoriscano la consapevolezza di quanto accade intorno a noi.
Tante sono le associazioni (Stop al genocidio Lecco, Watermelon friends, ACS, ARCI La Loco, ARCI Pintupi) che hanno partecipato all’organizzazione della giornata insieme a Ordigno e a RIFUGIO, quest'ultima nata nel 2018 da un gruppo di amici allo scopo di promuovere l’aggregazione giovanile, co-gestendo poi a Casatenovo, l’aula studio di Villa Facchi. È la prima volta che i volontari organizzano questo tipo di evento per il quale è risultata fondamentale la collaborazione di tutti, come ci racconta Carolina, studentessa di sociologia e portavoce dell'associazione.
La conosciamo mentre segue con attenzione i lavori di cucito di chi sta provando ad avvicinarsi all’arte del Tatreez, un ricamo tradizionale palestinese che si basa sul punto croce e l’uso del telo AIDA per creare design colorati e geometrici. L’attività è stata organizzata dal gruppo Sferruzzare Solidale e Carolina ha voluto arricchire il momento attraverso materiali informativi sulla storia del Tatreez, inserito nel patrimonio culturale dell’Unesco, sulle forme di resistenza sia femminile sia maschile basate su di esso.
''Ho imparato quest’arte in vista dell’organizzazione di questo evento ed è stato un modo straordinario per connettermi con culture diverse dalla mia e conoscere le storie di chi ha coltivato quest’arte anche nelle prigioni'' conclude la portavoce di RIFUGIO.
Oltre all’occasione di cimentarsi manualmente in quest’arte per conoscere di più la cultura palestinese, sono state allestite anche due mostre, la prima sul genocidio con molte immagini forti del dramma che la popolazione sta vivendo, l’altra è una raccolta di fotografie di Mohammed Abu Kammash che si intitola ''L’altro lato della guerra è in spiaggia'' e racconta la resilienza di un intero popolo. Le immagini sono sempre molto potenti e consentono di diffondere informazioni visibili di quanto accade, per questo sono stati proiettati anche tre cortometraggi la cui presentazione è stata curata da Nazra Palestine short film festival che sostiene artisti e videomaker palestinesi. Il primo cortometraggio si intitola ''The sound of clouds'' diretto da Mohammad Lotfall che racconta dei bambini sotto i bombardamenti di Gaza; il secondo si chiama ''Abo Jabal'' che segue la storia di Tahini, simbolo della resistenza femminile; in ultimo ''I am the land in a body'', un omaggio a Suleiman Al-Hathalin, figura di riferimento per la resistenza popolare.
Per approfondire ancora di più la conoscenza dei fatti è stato invitato come ospite Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, rivista indipendente nata nel 1999 e che si occupa da sempre di Palestina. Facchini è stato autore di un’inchiesta sulle industrie italiane che forniscono armi a Israele e proprio questo tema è stato al centro del suo intervento pomeridiano.
I volontari si sono impegnati inoltre per cucinare e preparare una cena a base di pietanze palestinesi: si potevano trovare le falafel, ovvero polpette di ceci con erbe e spezie, mutabal, una crema di melanzane mischiata con tahina, aglio e succo di limone, e ancora la pita araba, cioè il pane piatto e rotondo, infine il maftoul. Durante la serata ci sono stati anche alcuni gruppi musicali che hanno concluso la giornata molto ricca.
Contributo fotografico di Laura Sicali
Nel volantino dedicato alla giornata è stato rappresentato un albero di ulivo con le sue radici che comunicano con le radici di tutti gli altri alberi nel sottosuolo e così si sostengono a vicenda, tanto che l’ulivo pur contorto e piagato dalle difficoltà può continuare a vivere e dare frutto. L’obiettivo con cui è stato pensato questo momento è proprio creare quel substrato di radici e comunicazioni tra persone che favoriscano la consapevolezza di quanto accade intorno a noi.
Tante sono le associazioni (Stop al genocidio Lecco, Watermelon friends, ACS, ARCI La Loco, ARCI Pintupi) che hanno partecipato all’organizzazione della giornata insieme a Ordigno e a RIFUGIO, quest'ultima nata nel 2018 da un gruppo di amici allo scopo di promuovere l’aggregazione giovanile, co-gestendo poi a Casatenovo, l’aula studio di Villa Facchi. È la prima volta che i volontari organizzano questo tipo di evento per il quale è risultata fondamentale la collaborazione di tutti, come ci racconta Carolina, studentessa di sociologia e portavoce dell'associazione.
La conosciamo mentre segue con attenzione i lavori di cucito di chi sta provando ad avvicinarsi all’arte del Tatreez, un ricamo tradizionale palestinese che si basa sul punto croce e l’uso del telo AIDA per creare design colorati e geometrici. L’attività è stata organizzata dal gruppo Sferruzzare Solidale e Carolina ha voluto arricchire il momento attraverso materiali informativi sulla storia del Tatreez, inserito nel patrimonio culturale dell’Unesco, sulle forme di resistenza sia femminile sia maschile basate su di esso.
''Ho imparato quest’arte in vista dell’organizzazione di questo evento ed è stato un modo straordinario per connettermi con culture diverse dalla mia e conoscere le storie di chi ha coltivato quest’arte anche nelle prigioni'' conclude la portavoce di RIFUGIO.
Oltre all’occasione di cimentarsi manualmente in quest’arte per conoscere di più la cultura palestinese, sono state allestite anche due mostre, la prima sul genocidio con molte immagini forti del dramma che la popolazione sta vivendo, l’altra è una raccolta di fotografie di Mohammed Abu Kammash che si intitola ''L’altro lato della guerra è in spiaggia'' e racconta la resilienza di un intero popolo. Le immagini sono sempre molto potenti e consentono di diffondere informazioni visibili di quanto accade, per questo sono stati proiettati anche tre cortometraggi la cui presentazione è stata curata da Nazra Palestine short film festival che sostiene artisti e videomaker palestinesi. Il primo cortometraggio si intitola ''The sound of clouds'' diretto da Mohammad Lotfall che racconta dei bambini sotto i bombardamenti di Gaza; il secondo si chiama ''Abo Jabal'' che segue la storia di Tahini, simbolo della resistenza femminile; in ultimo ''I am the land in a body'', un omaggio a Suleiman Al-Hathalin, figura di riferimento per la resistenza popolare.
Per approfondire ancora di più la conoscenza dei fatti è stato invitato come ospite Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, rivista indipendente nata nel 1999 e che si occupa da sempre di Palestina. Facchini è stato autore di un’inchiesta sulle industrie italiane che forniscono armi a Israele e proprio questo tema è stato al centro del suo intervento pomeridiano.
I volontari si sono impegnati inoltre per cucinare e preparare una cena a base di pietanze palestinesi: si potevano trovare le falafel, ovvero polpette di ceci con erbe e spezie, mutabal, una crema di melanzane mischiata con tahina, aglio e succo di limone, e ancora la pita araba, cioè il pane piatto e rotondo, infine il maftoul. Durante la serata ci sono stati anche alcuni gruppi musicali che hanno concluso la giornata molto ricca.
Contributo fotografico di Laura Sicali
C.F.