Oggiono: una targa alla scuola Diaz, che nel 1944 fu scenario di rallestramenti e torture ai partigiani
Questa mattina a Oggiono, l’atrio della scuola primaria Armando Diaz ha ospitato un momento di riflessione collettiva in occasione della Giornata della Memoria, ricordando, in particolare, i rastrellamenti avvenuti proprio in città tra il 29 ed il 30 ottobre del 1944, quando una trentina di renitenti e partigiani furono arrestati e torturati proprio nei seminterrati di questa scuola, prima di essere deportati nei lager del Terzo Reich.
Le classi quinte delle scuole primarie dell'Istituto Comprensivo, che comprende gli studenti di Ello, Annone, Oggiono e Dolzago, si sono riunite per un momento di riflessione condivisa, accompagnati dai ragazzi dell’indirizzo musicale della scuola secondaria Marco d’Oggiono. I giovani studenti hanno sventolato farfalle gialle, realizzate con cura insieme alle insegnanti, simbolo di libertà e speranza, mentre alcuni di loro indossavano pantaloni rosa, simbolo della lotta al bullismo. Un messaggio di solidarietà e consapevolezza, frutto di lunghe riflessioni in aula, che questa mattina si è intrecciato con le note dei brani suonati dagli studenti: la celebre Ninna Nanna scritta nei campi di concentramento, le colonne sonore del celebre film La Vita è bella, il canto ebraico Gam Gam e l’inno della resistenza fascista Bella Ciao.
Presenti i sindaci dei comuni coinvolti, fra cui Chiara Narciso, sindaco oggionese, che ha espresso la sua gratitudine verso gli alunni, gli insegnanti e le altre autorità intervenute. ''È sempre bello creare questi momenti con le scuole, perché il vero significato di fare memoria risiede nel trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di non dimenticare ciò che è stato''.
L’assessore alla cultura Giovanni Corti ha poi proseguito rievocando gli eventi drammatici di quelle notti, in cui la scuola divenne luogo di detenzione e sofferenza sotto il controllo delle stesse SS italiane. Corti ha ricordato come queste persone, catturate anche attraverso la minaccia e il ricatto nei confronti delle famiglie, furono poi deportate nei lager nazisti, dove molti di loro persero la vita o furono costretti ai lavori forzati nelle grandi industrie chimiche tedesche.
''Questa scuola, oggi luogo di educazione e speranza, è stata in passato un luogo di tortura e dolore. Per questo motivo l’amministrazione ha deciso di posizionare una targa commemorativa nel cortile, affinché i nomi e le storie di questi giovani oggionesi non vengano mai dimenticate'' ha spiegato l’assessore, sottolineando l’importanza di lasciare tracce tangibili della memoria attraverso percorsi e pannelli informativi che possano narrare ciò che è accaduto.
Cesare Frigerio, membro dell’ANPI e tra i promotori dell’iniziativa, ha condiviso il suo legame personale con questa storia, ricordando con dolore particolare i suoi due zii, partigiani che subirono le torture e la deportazione. ''Ho raccolto testimonianze, incrociato documenti, cercando di approfondire una delle tante storie che hanno segnato quei mesi e che hanno portato oltre 200 giovani in tutta la Brianza ad essere deportati nei lager'' ha raccontato l'esponente dell'Associazione Nazionale Partigiani, evidenziando come molti di questi ragazzi siano stati poi costretti a lavorare nei grandi complessi industriali del Terzo Reich. Le testimonianze dirette dei detenuti, alcune delle quali sono state lette durante l’evento, hanno restituito un quadro drammatico di quel periodo: volti devastati da pugni e schiaffi, segni di nerbate sulla schiena e sui glutei, corpi segnati dai calci dei fucili, segni visibili della crudeltà delle SS italiane e tedesche, che operavano senza alcun controllo.Luigi Giudici, uno degli oggionesi sopravvissuti di cui è stata letta la testimonianza, ha descritto con lucidità il momento del suo arresto, avvenuto attraverso un’irruzione violenta in casa sua, e le torture subite durante l’interrogatorio. Le sue parole, insieme a quelle di altri testimoni, hanno reso evidente la brutalità di quei giorni, in cui anche i familiari dei renitenti venivano spesso presi in ostaggio e sottoposti a maltrattamenti.
In chiusura della mattinata, la dirigente dell’Istituto Comprensivo, Pierina Montella, ha ringraziato docenti e alunni per la loro partecipazione attiva e per l’impegno dimostrato nel riflettere su temi così delicati e importanti: ''La scuola oggi deve essere un luogo di amore, accoglienza e cultura. Siamo qui per scegliere da che parte stare, per essere dalla parte di chi indossa pantaloni rosa contro il bullismo e di chi fa volare farfalle gialle in ricordo di chi non ha avuto la possibilità di essere libero''.
''Gli avvenimenti tragici del passato continuano a interrogarci e ci spingono a comprendere, conoscere e costruire consapevolezza. Questo è il compito di tutti noi'' ha dichiarato, chiudendo con un messaggio di speranza rivolto ai tanti giovani presenti.
Le classi quinte delle scuole primarie dell'Istituto Comprensivo, che comprende gli studenti di Ello, Annone, Oggiono e Dolzago, si sono riunite per un momento di riflessione condivisa, accompagnati dai ragazzi dell’indirizzo musicale della scuola secondaria Marco d’Oggiono. I giovani studenti hanno sventolato farfalle gialle, realizzate con cura insieme alle insegnanti, simbolo di libertà e speranza, mentre alcuni di loro indossavano pantaloni rosa, simbolo della lotta al bullismo. Un messaggio di solidarietà e consapevolezza, frutto di lunghe riflessioni in aula, che questa mattina si è intrecciato con le note dei brani suonati dagli studenti: la celebre Ninna Nanna scritta nei campi di concentramento, le colonne sonore del celebre film La Vita è bella, il canto ebraico Gam Gam e l’inno della resistenza fascista Bella Ciao.
Presenti i sindaci dei comuni coinvolti, fra cui Chiara Narciso, sindaco oggionese, che ha espresso la sua gratitudine verso gli alunni, gli insegnanti e le altre autorità intervenute. ''È sempre bello creare questi momenti con le scuole, perché il vero significato di fare memoria risiede nel trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di non dimenticare ciò che è stato''.
L’assessore alla cultura Giovanni Corti ha poi proseguito rievocando gli eventi drammatici di quelle notti, in cui la scuola divenne luogo di detenzione e sofferenza sotto il controllo delle stesse SS italiane. Corti ha ricordato come queste persone, catturate anche attraverso la minaccia e il ricatto nei confronti delle famiglie, furono poi deportate nei lager nazisti, dove molti di loro persero la vita o furono costretti ai lavori forzati nelle grandi industrie chimiche tedesche.
''Questa scuola, oggi luogo di educazione e speranza, è stata in passato un luogo di tortura e dolore. Per questo motivo l’amministrazione ha deciso di posizionare una targa commemorativa nel cortile, affinché i nomi e le storie di questi giovani oggionesi non vengano mai dimenticate'' ha spiegato l’assessore, sottolineando l’importanza di lasciare tracce tangibili della memoria attraverso percorsi e pannelli informativi che possano narrare ciò che è accaduto.
Cesare Frigerio, membro dell’ANPI e tra i promotori dell’iniziativa, ha condiviso il suo legame personale con questa storia, ricordando con dolore particolare i suoi due zii, partigiani che subirono le torture e la deportazione. ''Ho raccolto testimonianze, incrociato documenti, cercando di approfondire una delle tante storie che hanno segnato quei mesi e che hanno portato oltre 200 giovani in tutta la Brianza ad essere deportati nei lager'' ha raccontato l'esponente dell'Associazione Nazionale Partigiani, evidenziando come molti di questi ragazzi siano stati poi costretti a lavorare nei grandi complessi industriali del Terzo Reich. Le testimonianze dirette dei detenuti, alcune delle quali sono state lette durante l’evento, hanno restituito un quadro drammatico di quel periodo: volti devastati da pugni e schiaffi, segni di nerbate sulla schiena e sui glutei, corpi segnati dai calci dei fucili, segni visibili della crudeltà delle SS italiane e tedesche, che operavano senza alcun controllo.Luigi Giudici, uno degli oggionesi sopravvissuti di cui è stata letta la testimonianza, ha descritto con lucidità il momento del suo arresto, avvenuto attraverso un’irruzione violenta in casa sua, e le torture subite durante l’interrogatorio. Le sue parole, insieme a quelle di altri testimoni, hanno reso evidente la brutalità di quei giorni, in cui anche i familiari dei renitenti venivano spesso presi in ostaggio e sottoposti a maltrattamenti.
In chiusura della mattinata, la dirigente dell’Istituto Comprensivo, Pierina Montella, ha ringraziato docenti e alunni per la loro partecipazione attiva e per l’impegno dimostrato nel riflettere su temi così delicati e importanti: ''La scuola oggi deve essere un luogo di amore, accoglienza e cultura. Siamo qui per scegliere da che parte stare, per essere dalla parte di chi indossa pantaloni rosa contro il bullismo e di chi fa volare farfalle gialle in ricordo di chi non ha avuto la possibilità di essere libero''.
''Gli avvenimenti tragici del passato continuano a interrogarci e ci spingono a comprendere, conoscere e costruire consapevolezza. Questo è il compito di tutti noi'' ha dichiarato, chiudendo con un messaggio di speranza rivolto ai tanti giovani presenti.
Sa.A.