Servizi sociali: il caso Lecco
Il tema dei servizi sociali è sempre poco dibattuto, purtroppo non perché perfetto, ma perché la possibilità di approfondire i vari aspetti delle fragilità dell’uomo e programmare i servizi, è stata completamente, oramai da anni, delegata informalmente alle cooperative nelle varie sfumature possibili: quasi a voler estremizzare, si potrebbe affermare che gli assessorati al welfare in tutti i comuni della provincia di Lecco hanno una funzione solo di rappresentanza e non di sostanza.
Occorre un cambio di passo che riporti la regia (e non solo) del “Sociale” nel suo alveo naturale ed originario, ovvero il Comune.
Si legge molto spesso su questo argomento e al riguardo di una programmazione unitaria provinciale che diventa fiore all'occhiello, ma occorre non trascurare le peculiarità del territorio, ovvero dei tre ambiti della provincia di Lecco, differenti fra loro: basti pensare da un lato alle caratteristiche della comunità montana e dall'altro della città.
Diversamente, più che definirlo vanto, andrebbe classificato come il caso Lecco, anche perché se si fosse trattato di un'eccellenza, dopo diversi anni, sarebbe già stata mutuata su altri territori.
Gli obiettivi del piano di zona dichiarati diventano lodevoli nelle intenzioni, ma fragili nella operatività. Basti pensare agli stipendi, che sanno più di un salario dei vari professionisti del sociale inquadrati con contratti collettivi nazionali delle cooperative, che rendono il turnover, degli assistenti sociali nei servizi delicati come quelli della tutela minori e non solo o ancora degli educatori professionali in affiancamento agli alunni più fragili nelle scuole, molto elevato, indice questo di uno stato febbrile che va oltre alla propaganda autocelebrativa.
Fratelli d’Italia vuole perseguire una politica che possa chiarire i rispettivi ruoli ed identificare le rispettive azioni per condividere "buone parole" non solo nel significato generale, ma soprattutto in quello concreto delle buone azioni di governo.
Occorre un cambio di passo che riporti la regia (e non solo) del “Sociale” nel suo alveo naturale ed originario, ovvero il Comune.
Si legge molto spesso su questo argomento e al riguardo di una programmazione unitaria provinciale che diventa fiore all'occhiello, ma occorre non trascurare le peculiarità del territorio, ovvero dei tre ambiti della provincia di Lecco, differenti fra loro: basti pensare da un lato alle caratteristiche della comunità montana e dall'altro della città.
Diversamente, più che definirlo vanto, andrebbe classificato come il caso Lecco, anche perché se si fosse trattato di un'eccellenza, dopo diversi anni, sarebbe già stata mutuata su altri territori.
Gli obiettivi del piano di zona dichiarati diventano lodevoli nelle intenzioni, ma fragili nella operatività. Basti pensare agli stipendi, che sanno più di un salario dei vari professionisti del sociale inquadrati con contratti collettivi nazionali delle cooperative, che rendono il turnover, degli assistenti sociali nei servizi delicati come quelli della tutela minori e non solo o ancora degli educatori professionali in affiancamento agli alunni più fragili nelle scuole, molto elevato, indice questo di uno stato febbrile che va oltre alla propaganda autocelebrativa.
Fratelli d’Italia vuole perseguire una politica che possa chiarire i rispettivi ruoli ed identificare le rispettive azioni per condividere "buone parole" non solo nel significato generale, ma soprattutto in quello concreto delle buone azioni di governo.
Enrico Bianchini - responsabile provinciale dipartimento Politiche sociali, Alessandro Negri - presidente provinciale FdI