L’orizzonte del parco/1. "Una questione politica"
Le acque si sono calmate, Giovanni Zardoni è il nuovo presidente del Parco del Curone e l’attenzione sulla vicenda, come è naturale, è sfumata. Tra i tanti passaggi interessanti di una nomina travagliata, per me, che ho seguito con interesse la meritoria campagna di Merateonline, la considerazione più memorabile l’ha fatta Marco Panzeri, sindaco di La Valletta. A Cascina Butto, di fronte all’assemblea della Comunità del Parco, riunita per il confronto sui candidati alla presidenza dell’ente, a un certo punto ha detto così, con semplicità: «…credo poi che la discussione pubblica successiva abbia un po’ fuorviato… anche il nostro confronto». Lo si può proprio sentire, qui, dal minuto 5:36.
Io ho invece trovato interessante la discussione pubblica che si è aperta grazie all’attenzione dei media. Immagino che Panzeri, sostenendo che la «discussione pubblica ha fuorviato il confronto», intendesse dire che il pubblico dibattito ha messo sotto pressione l’assemblea della Comunità del Parco. Inevitabilmente se ne sono dette e sentite molte; alcune strampalate ma la maggior parte sensate; moltissime le voci preoccupate, ebbene sì: preoccupate. È così che funziona ed è così che deve funzionare. Se ne faccia una ragione il sindaco Panzeri, che d’altronde lo sa, e infatti non arretra, al contrario: prende posizione e soprattutto motiva la sua posizione, «condivisibile o meno», come ripete spesso. Liquida Marco Molgora con una battuta: è un «gendarme che preserva l’ecologia e l’ambiente, punto e basta». Il nuovo presidente deve invece costruire la Comunità del Parco e favorire iniziative come il Distretto del Cibo, oltre a rendere più «fruibile» il Parco non tanto per i milanesi, quanto per chi ci abita e per chi ci lavora, argomenta Panzeri con pacatezza e determinazione. Il ragionamento è lineare: il sindaco sceglie convintamente Zardoni, quindi sostiene la sua candidatura.
Ogni lettore, proprio grazie alla pubblica discussione che si è innescata, può farsi un’opinione. Può dare ascolto a diverse voci: quella della società civile, con l’Associazione Monte di Brianza, Progetto Osnago, i Comitati civici per l’ambiente e per l’attuazione della Costituzione, il CAI di Calco. Quella dei partiti: Azione, Sinistra italiana, i circoli del PD e il Gruppo “La provincia – Territorio bene comune”. Quella di amministratori ed esponenti politici locali coinvolti direttamente nella nomina del nuovo presidente e anche quelle di Eugenio Mascheroni, che presidente lo è stato per tanti anni, e di Marco Molgora, che lo è stato fino alla nomina di Zardoni. Numerosissimi commenti dei lettori completano il quadro: vivaci, polemici, discordi, a volte pretestuosi, comunque attenti alle sorti del Parco. Tutto questo a me pare un indice di ottima salute del territorio; vivacità e interesse per la cosa pubblica non mancano, ed è un bene che abbiano il potere di “fuorviare”, e cioè di condizionare, il confronto dell’assemblea dell’ente pubblico più importante per la salvaguardia del nostro territorio. Detto in maniera più semplice e chiara: l’opinione pubblica ha il potere di esercitare una pressione sui decisori politici. Eccoci dunque al nodo fondamentale della vicenda: la scelta del nuovo presidente del Parco del Curone, come questo giornale ha sostenuto fin dall’inizio, è stata una decisione squisitamente politica.
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Io ho invece trovato interessante la discussione pubblica che si è aperta grazie all’attenzione dei media. Immagino che Panzeri, sostenendo che la «discussione pubblica ha fuorviato il confronto», intendesse dire che il pubblico dibattito ha messo sotto pressione l’assemblea della Comunità del Parco. Inevitabilmente se ne sono dette e sentite molte; alcune strampalate ma la maggior parte sensate; moltissime le voci preoccupate, ebbene sì: preoccupate. È così che funziona ed è così che deve funzionare. Se ne faccia una ragione il sindaco Panzeri, che d’altronde lo sa, e infatti non arretra, al contrario: prende posizione e soprattutto motiva la sua posizione, «condivisibile o meno», come ripete spesso. Liquida Marco Molgora con una battuta: è un «gendarme che preserva l’ecologia e l’ambiente, punto e basta». Il nuovo presidente deve invece costruire la Comunità del Parco e favorire iniziative come il Distretto del Cibo, oltre a rendere più «fruibile» il Parco non tanto per i milanesi, quanto per chi ci abita e per chi ci lavora, argomenta Panzeri con pacatezza e determinazione. Il ragionamento è lineare: il sindaco sceglie convintamente Zardoni, quindi sostiene la sua candidatura.
Ogni lettore, proprio grazie alla pubblica discussione che si è innescata, può farsi un’opinione. Può dare ascolto a diverse voci: quella della società civile, con l’Associazione Monte di Brianza, Progetto Osnago, i Comitati civici per l’ambiente e per l’attuazione della Costituzione, il CAI di Calco. Quella dei partiti: Azione, Sinistra italiana, i circoli del PD e il Gruppo “La provincia – Territorio bene comune”. Quella di amministratori ed esponenti politici locali coinvolti direttamente nella nomina del nuovo presidente e anche quelle di Eugenio Mascheroni, che presidente lo è stato per tanti anni, e di Marco Molgora, che lo è stato fino alla nomina di Zardoni. Numerosissimi commenti dei lettori completano il quadro: vivaci, polemici, discordi, a volte pretestuosi, comunque attenti alle sorti del Parco. Tutto questo a me pare un indice di ottima salute del territorio; vivacità e interesse per la cosa pubblica non mancano, ed è un bene che abbiano il potere di “fuorviare”, e cioè di condizionare, il confronto dell’assemblea dell’ente pubblico più importante per la salvaguardia del nostro territorio. Detto in maniera più semplice e chiara: l’opinione pubblica ha il potere di esercitare una pressione sui decisori politici. Eccoci dunque al nodo fondamentale della vicenda: la scelta del nuovo presidente del Parco del Curone, come questo giornale ha sostenuto fin dall’inizio, è stata una decisione squisitamente politica.
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Francesco Bonfanti