Nibionno, morte di Ambra: indagato per omicidio stradale un cinquantenne, ritenuto l'autista del mezzo che ha travolto la giovane
Un cinquantenne, italiano, residente a Carate Brianza. Sarebbe lui il conducente del veicolo che poco più di un mese fa, ha investito e ucciso - a Gaggio di Nibionno - la 29enne Ambra De Dionigi. Le risultanze dell'indagine dei Carabinieri del comando provinciale di Lecco sono state rese note pochi minuti fa dal procuratore capo Ezio Domenico Basso, nel corso di una conferenza stampa convocata presso la sede dell'Arma.
Un'attività molto impegnativa per gli investigatori, sfociata appunto dell'iscrizione - nel registro degli indagati - di S.G., classe 1975 e residente a qualche manciata di chilometri dallo scenario dell'incidente mortale.
Omicidio stradale aggravato dalla fuga, l'ipotesi di reato contestata al brianzolo, nei confronti del quale è stata chiesta la misura della custodia cautelare in carcere; il giudice Gianluca Piantadosi - a seguito dell'interrogatorio preventivo svoltosi questa mattina in Tribunale a Lecco alla presenza del sostituto procuratore Chiara Stoppioni - si è riservato.
Arrivare all'esito dell'indagine non sarebbe stato affatto semplice per i militari; la zona scenario del sinistro mortale non era infatti coperta da telecamere riconducibili a sistemi di proprietà comunale. O meglio, alcuni degli occhi elettronici installati in zona, peraltro al confine con la provincia monzese, non sono serviti a nulla poichè guasti.
Si è dovuta quindi portare avanti un'attività di intelligence che ha preso il via grazie al filmato tratto dal sistema di videosorveglianza di un'azienda situata a poca distanza dallo scenario della tragedia e sviluppatasi poi grazie ad altre testimonianze, che hanno consentito di raccogliere elementi a detta della Procura inconfutabili, a prova della penale responsabilità del cinquantenne di Carate Brianza, alla guida del mezzo che dopo aver urtato la 29enne di Pasturo, si sarebbe dileguato, lasciandola a terra in una gelida serata di fine dicembre, ad un paio di giorni da Natale.
Seppur il corpo ormai esanime di Ambra De Dionigi fosse stato individuato all'alba di lunedì 23 dicembre, il sinistro risalirebbe alle 21.30 circa della domenica sera.
Quando il furgone bianco - intestato ad un'azienda del territorio di cui il cinquantenne è dipendente, ma del quale pare avesse utilizzo esclusivo in quei giorni - è stato rinvenuto dagli inquirenti, a circa una settimana dal sinistro, presso la ditta intestataria, dove era stato riconsegnato come se nulla fosse la mattina del 23, senza giustificare l'evidente ammaccatura. Esso versava infatti in condizioni a dir poco disastrate; nella parte distrutta vi era un ciondolo appartenente alla vittima, rimasto incastrato presumibilmente a seguito del violento impatto. Impossibile dunque che il conducente non si sia reso conto dell'accaduto, nella convinzione degli inquirenti.
Gli accertamenti, una volta individuato il mezzo, grazie anche ai resti dello stesso rinvenuti sul luogo scenario dell'incidente, che avevano già permesso di restringere il campo su uno specifico modello, sono poi proseguiti per stabilire chi si trovasse alla guida la sera della tragedia costata la vita ad Ambra De Dionigi.
Spirito libero, cittadina del mondo, la 29enne era abituata a viaggiare, quasi sempre in compagnia di Prana, il suo amato cane. Non si sa cosa l'avesse spinta a percorrere a piedi quel tratto freddo e buio; i familiari avevano riferito che quella sera la giovane si trovava a casa di amici proprio a Nibionno, ma da lì si sarebbe poi allontanata a piedi, forse per fumarsi una sigaretta o semplicemente per starsene un po' da sola.
Probabilmente quel contesto non la intimoriva: del resto la valsassinese era reduce da un viaggio in solitaria fra Spagna e Francia, dove aveva svolto qualche lavoretto, impegnata nella raccolta delle mele e nella vendemmia.
Look spesso eccentrico, ma animo gentile - come aveva evidenziato don Antonio Fazzini nel corso delle sue esequie, officiate l'ultimo giorno dell'anno - Ambra era amante degli animali (in occasione del suo compleanno aveva chiesto di devolvere eventuali fondi a Enpa) e delle battaglie civili. Un'esistenza terminata a 29 anni soltanto, nel peggiore dei modi.
Un'attività molto impegnativa per gli investigatori, sfociata appunto dell'iscrizione - nel registro degli indagati - di S.G., classe 1975 e residente a qualche manciata di chilometri dallo scenario dell'incidente mortale.
Omicidio stradale aggravato dalla fuga, l'ipotesi di reato contestata al brianzolo, nei confronti del quale è stata chiesta la misura della custodia cautelare in carcere; il giudice Gianluca Piantadosi - a seguito dell'interrogatorio preventivo svoltosi questa mattina in Tribunale a Lecco alla presenza del sostituto procuratore Chiara Stoppioni - si è riservato.
Arrivare all'esito dell'indagine non sarebbe stato affatto semplice per i militari; la zona scenario del sinistro mortale non era infatti coperta da telecamere riconducibili a sistemi di proprietà comunale. O meglio, alcuni degli occhi elettronici installati in zona, peraltro al confine con la provincia monzese, non sono serviti a nulla poichè guasti.
Si è dovuta quindi portare avanti un'attività di intelligence che ha preso il via grazie al filmato tratto dal sistema di videosorveglianza di un'azienda situata a poca distanza dallo scenario della tragedia e sviluppatasi poi grazie ad altre testimonianze, che hanno consentito di raccogliere elementi a detta della Procura inconfutabili, a prova della penale responsabilità del cinquantenne di Carate Brianza, alla guida del mezzo che dopo aver urtato la 29enne di Pasturo, si sarebbe dileguato, lasciandola a terra in una gelida serata di fine dicembre, ad un paio di giorni da Natale.
Seppur il corpo ormai esanime di Ambra De Dionigi fosse stato individuato all'alba di lunedì 23 dicembre, il sinistro risalirebbe alle 21.30 circa della domenica sera.
Quando il furgone bianco - intestato ad un'azienda del territorio di cui il cinquantenne è dipendente, ma del quale pare avesse utilizzo esclusivo in quei giorni - è stato rinvenuto dagli inquirenti, a circa una settimana dal sinistro, presso la ditta intestataria, dove era stato riconsegnato come se nulla fosse la mattina del 23, senza giustificare l'evidente ammaccatura. Esso versava infatti in condizioni a dir poco disastrate; nella parte distrutta vi era un ciondolo appartenente alla vittima, rimasto incastrato presumibilmente a seguito del violento impatto. Impossibile dunque che il conducente non si sia reso conto dell'accaduto, nella convinzione degli inquirenti.
Gli accertamenti, una volta individuato il mezzo, grazie anche ai resti dello stesso rinvenuti sul luogo scenario dell'incidente, che avevano già permesso di restringere il campo su uno specifico modello, sono poi proseguiti per stabilire chi si trovasse alla guida la sera della tragedia costata la vita ad Ambra De Dionigi.
Spirito libero, cittadina del mondo, la 29enne era abituata a viaggiare, quasi sempre in compagnia di Prana, il suo amato cane. Non si sa cosa l'avesse spinta a percorrere a piedi quel tratto freddo e buio; i familiari avevano riferito che quella sera la giovane si trovava a casa di amici proprio a Nibionno, ma da lì si sarebbe poi allontanata a piedi, forse per fumarsi una sigaretta o semplicemente per starsene un po' da sola.
Probabilmente quel contesto non la intimoriva: del resto la valsassinese era reduce da un viaggio in solitaria fra Spagna e Francia, dove aveva svolto qualche lavoretto, impegnata nella raccolta delle mele e nella vendemmia.
Look spesso eccentrico, ma animo gentile - come aveva evidenziato don Antonio Fazzini nel corso delle sue esequie, officiate l'ultimo giorno dell'anno - Ambra era amante degli animali (in occasione del suo compleanno aveva chiesto di devolvere eventuali fondi a Enpa) e delle battaglie civili. Un'esistenza terminata a 29 anni soltanto, nel peggiore dei modi.