Barzanò: l'atleta paralimpico Oney Tapia incontra i ragazzi delle medie. ''Vietato mollare''

Oney Tapia: un ''manuale vivente'' che spiega come rialzarsi dopo ogni caduta. Questa mattina, nell'atrio della scuola secondaria di primo grado di Barzanò, le classi seconde e terze si sono accomodate sulle sedie, inconsapevoli del divertente, entusiasmante ed ironico incontro che avrebbero avuto di lì a poco con un ospite davvero speciale.
Atleta paralimpico italo cubano, Tapia ha incantato alunni e professori, con riflessioni profonde alternate a battute dal taglio ironico, raccontando la propria esperienza umana e sportiva, ma sempre in un'ottica positiva, per incoraggiare i ragazzi a rialzarsi dopo ogni fallimento e ad accettare ogni caduta.
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Alcune immagini della speciale lezione tenuta da Oney Tapia

''Sono arrivato in Italia perché giocavo a baseball. Militavo nel Montorio Veronese, in Serie A'' ha detto, dando il via al proprio racconto. ''Mi sono trasferito a Mapello e facevo la mia vita cercando di portare avanti il mio sogno di bambino: vincere, il più possibile, per arrivare un giorno a conquistare la medaglia olimpica. Sono stato ben accolto dalla comunità bergamasca, nella quale mi sono integrato soprattutto attraverso il lavoro. Lì sono cresciuto culturalmente, sono entrato in una realtà che mi ha abbracciato e accettato''.
Dopo aver raccontato del terribile infortunio sul lavoro che gli ha causato la perdita della vista, Oney Tapia ha elencato i suoi successi e insuccessi, a partire da quell’ormai lontano giorno del 2011.
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''Dopo l'incidente ho iniziato a giocare a torball e a goalball, poi ho provato anche il judo. Nel 2015 mi sono cimentato nella mia prima gara atletica di lancio del disco, durante la quale ho centrato il record italiano. Ero un po' rustico...mi dicono ancora oggi che lanciavo come un cacciatore di mammut. Già nel 2016 però, ho vinto l'oro europeo a Grosseto e poi alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 ho conquistato la medaglia d’argento. Nel 2018 ho fatto il record del mondo a Berlino''.
Il tema della sconfitta, importantissimo per l’atleta, è anche la prima riflessione contenuta nel libro da lui pubblicato ''Più forte del buio: niente può fermare un sogno'': una lezione fondamentale, che può permettere un cambiamento, addirittura una rigenerazione.
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Oney Tapia con le insegnanti Beatrice Frigerio, Annarita Crippa, Sabrina Tombini e con la dirigente Viviana Patricelli

''Il giorno dell’incidente è stato sì una sconfitta, ma anche una sorta di battesimo, di rinascita: sono rinato in una nuova forma, dopo averla accettata con fatica oggi posso dire di essere riuscito a trarne vantaggio, nonostante tutto. Ho stretto i denti e sono andato avanti, ho superato gli ostacoli e sono tranquillo: oggi, quando cado, mi rialzo e poi rido'' ha aggiunto.
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L’atleta ha esposto una propria personale visione della sconfitta, che dovrebbe essere assimilata dai ragazzi come un anticorpo, così che possa insegnare e iscrivere nel proprio codice genetico e personale una nuova storia, migliore. 
Alle domande dei ragazzi su come avesse accettato la nuova di situazione di non vedente, Oney Tapia ha risposto di aver fatto molta fatica, di aver cercato, perlomeno all’inizio, uno scudo nella solitudine per non doversi confrontare con un mondo diventato sconosciuto e irriconoscibile. 
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''Devo soprattutto ringraziare mia madre, che mi ha dato un input, che mi ha spronato, che mi ha aiutato per prima a farmi prendere le misure con la mia casa, ad esempio. Non appena ha saputo del mio incidente, è arrivata in aereo da Cuba;  dopo essere entrata in casa ha preso una scopa da farmi usare come bastone e insieme abbiamo fatto il giro della casa, prima in senso orario e poi antiorario. Ho preso dei nuovi punti di riferimento, anche per la mia vita''.
Le vittorie come atleta paralimpico sono state il coronamento delle fatiche e dell'impegno che lo sport ha preteso, ma anche un ringraziamento, atipico e speciale, per le persone che sempre hanno accompagnato Oney nel suo percorso di atleta. 
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''Ho inseguito il mio sogno da bambino, anche se ho cambiato sport e mai avrei immaginato che sarei arrivato dove sono da non vedente. Invece la mia vita mi ha cambiato, travolto e stupito: nonostante tutto non ho mai mollato e ho vinto'' ha concluso.
Un incontro emozionante, ricco di spunti di riflessioni per i ragazzi e le ragazze che sono stati ampiamente coinvolti anche grazie ai modi teatrali, da vero e proprio showman dell’ospite, che, in una sola ora, ha fatto emozionare, riflettere, commuovere e ridere alunni e professori.
Letizia Fumagalli
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