Annone: racconti di rinascita dopo la dipendenza. ''Adamo dove sei?'' ospita il CAL di Molteno
Un pubblico numeroso ha nuovamente riempito il teatro dell'oratorio di Annone durante la serata di ieri, in occasione del nuovo appuntamento della rassegna "Adamo, dove sei? Non uccidere!" promossa dalla Comunità pastorale San Giovanni Battista. L'incontro ha visto la partecipazione della Comunità Accoglienza e Lavoro (CAL) Sorella Amelia di Molteno, una realtà impegnata nell'assistenza e nel recupero di persone con dipendenze o in situazioni di grave difficoltà. A raccontare l'esperienza della comunità, offrendo uno sguardo diretto sulle problematiche legate alla tossicodipendenza, è stato il responsabile Cristian Broch, accompagnato da due testimoni che hanno condiviso la propria storia di cadute e rinascita.
![annonecal5.jpg (57 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal5.jpg)
Ad aprire la serata è stato don Maurizio Mottadelli, che ha introdotto l'incontro sottolineando la scelta di un taglio particolare rispetto al tema della rassegna: "Questa sera non ci soffermiamo tanto sul comandamento 'non uccidere' in senso tradizionale, ma riflettiamo sul pericolo di uccidere se stessi, la propria persona e la propria vita". Con queste parole, il sacerdote ha posto l'accento sulla devastazione interiore e sociale che la droga può causare, aprendo la discussione sulla realtà delle dipendenze.
Cristian Broch, nel suo intervento, ha tracciato un quadro allarmante della diffusione delle droghe in Italia. Citando gli ultimi dati parlamentari, ha evidenziato come il 31% della popolazione tra i 15 e i 64 anni abbia fatto uso di sostanze almeno una volta nella vita, con un 10% che ne ha fatto uso nell'ultimo anno. Numeri impressionanti, che, per utilizzare le sue parole, indicano una vera e propria ''epidemia della droga'', il cui mercato genera un giro d'affari di circa 30 miliardi di euro, di cui 24 miliardi controllati dalla 'Ndrangheta.
![annonecal1.jpg (64 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal1.jpg)
Nel suo discorso, Broch ha descritto la droga come una "creatura a tre teste'': una sostanza, una merce e uno strumento di potere. Da un lato, essa altera la mente e il corpo, con effetti particolarmente devastanti sui giovanissimi, che iniziano quando il cervello è ancora in fase di sviluppo: ''Non esistono davvero droghe leggere e pesanti, ma solo effetti diversi sul cervello, che sono tanto più gravi quanto più precoce è l'età di inizio del consumo'' ha spiegato Broch, illustrando come l'età di esordio è scesa drasticamente negli ultimi anni, arrivando ai 12-13 anni.
Dall’altro lato, la droga segue logiche di mercato sofisticate con strategie di distribuzione sempre più avanzate, fino alla realtà a cui si assiste oggi con dosi consegnate a domicilio tramite corrieri inconsapevoli. Infine, la droga è anche un'arma che ha scatenato guerre, influenzato politiche e condizionato intere società, come dimostrano le politiche repressive introdotte in Italia con la legge 309/1990 o la ''guerra alla droga'' promossa dagli Stati Uniti contro il traffico internazionale e, soprattutto oggi per mano del nuovo presidente Donald Trump, contro la nuova ''droga degli zombie'', il fentanyl.
![annonecal4.jpg (96 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal4.jpg)
Dopo la disamina del responsabile della comunità, la parola è passata ai testimoni, che hanno raccontato il proprio vissuto senza filtri. Tra questi, uno di loro –oggi in fase di reinserimento – ha ripercorso i suoi 35 anni di tossicodipendenza, iniziata a soli 17 anni con l'eroina.
''All'inizio riuscivo a gestirmi, poi la dipendenza è diventata totalizzante: ho perso tutto, compresa la fiducia della mia famiglia'' ha raccontato. Dopo vari tentativi falliti di disintossicazione, l'uomo ha trovato nella comunità Sorella Amelia una possibilità concreta di rinascita, un luogo in cui ha potuto ricostruire se stesso e la propria dignità.
![annonecal1.jpg (64 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal1.jpg)
Un epilogo a lieto fine anche per l’altro testimone, che oggi è il primo dipendente della cooperativa Accoglienza e Lavoro che ha affrontato un percorso di recupero all’interno della comunità stessa: ''Sono passati venticinque anni da quando ho cominciato a rimettermi in carreggiata, ho lavorato come operatore socio-sanitario in una struttura per bambini con disabilità e in una comunità adibita all’assistenza a minori in situazioni di disagio. Oggi sono molto contento di poter lavorare per la comunità Sorella Amelia''.
![annonecal6.jpg (85 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal6.jpg)
Il racconto dei testimoni è stato seguito con attenzione dal pubblico presente, che ha avuto modo di confrontarsi direttamente, anche grazie alla possibilità di fare domande, con chi ha vissuto sulla propria pelle la disperazione della droga e la fatica del recupero.
Tirando le fila dell’incontro, il messaggio di speranza arrivato è che ogni storia di caduta può trasformarsi in una storia di riscatto, a patto che si trovi il coraggio di chiedere aiuto e di mettersi in cammino verso una nuova vita.
![annonecal7.jpg (47 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal7.jpg)
L'incontro ha offerto un'occasione preziosa per riflettere sulla realtà della tossicodipendenza, spesso vista solo attraverso il filtro delle cronache giudiziarie o delle statistiche, ma che ha volti e storie ben più complesse e umane.
Un dibattito necessario, per comprendere non solo i pericoli della droga, ma anche le possibilità di riscatto che possono nascere dall'accoglienza, dal lavoro e dalla solidarietà.
![annonecal5.jpg (57 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal5.jpg)
I protagonisti dell'incontro di venerdì sera ad Annone
Ad aprire la serata è stato don Maurizio Mottadelli, che ha introdotto l'incontro sottolineando la scelta di un taglio particolare rispetto al tema della rassegna: "Questa sera non ci soffermiamo tanto sul comandamento 'non uccidere' in senso tradizionale, ma riflettiamo sul pericolo di uccidere se stessi, la propria persona e la propria vita". Con queste parole, il sacerdote ha posto l'accento sulla devastazione interiore e sociale che la droga può causare, aprendo la discussione sulla realtà delle dipendenze.
Cristian Broch, nel suo intervento, ha tracciato un quadro allarmante della diffusione delle droghe in Italia. Citando gli ultimi dati parlamentari, ha evidenziato come il 31% della popolazione tra i 15 e i 64 anni abbia fatto uso di sostanze almeno una volta nella vita, con un 10% che ne ha fatto uso nell'ultimo anno. Numeri impressionanti, che, per utilizzare le sue parole, indicano una vera e propria ''epidemia della droga'', il cui mercato genera un giro d'affari di circa 30 miliardi di euro, di cui 24 miliardi controllati dalla 'Ndrangheta.
![annonecal1.jpg (64 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal1.jpg)
Nel suo discorso, Broch ha descritto la droga come una "creatura a tre teste'': una sostanza, una merce e uno strumento di potere. Da un lato, essa altera la mente e il corpo, con effetti particolarmente devastanti sui giovanissimi, che iniziano quando il cervello è ancora in fase di sviluppo: ''Non esistono davvero droghe leggere e pesanti, ma solo effetti diversi sul cervello, che sono tanto più gravi quanto più precoce è l'età di inizio del consumo'' ha spiegato Broch, illustrando come l'età di esordio è scesa drasticamente negli ultimi anni, arrivando ai 12-13 anni.
![annonecal3.jpg (82 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal3.jpg)
![annonecal4.jpg (96 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal4.jpg)
L'intervento di Christian Broch
Dopo la disamina del responsabile della comunità, la parola è passata ai testimoni, che hanno raccontato il proprio vissuto senza filtri. Tra questi, uno di loro –oggi in fase di reinserimento – ha ripercorso i suoi 35 anni di tossicodipendenza, iniziata a soli 17 anni con l'eroina.
''All'inizio riuscivo a gestirmi, poi la dipendenza è diventata totalizzante: ho perso tutto, compresa la fiducia della mia famiglia'' ha raccontato. Dopo vari tentativi falliti di disintossicazione, l'uomo ha trovato nella comunità Sorella Amelia una possibilità concreta di rinascita, un luogo in cui ha potuto ricostruire se stesso e la propria dignità.
![annonecal1.jpg (64 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal1.jpg)
Un epilogo a lieto fine anche per l’altro testimone, che oggi è il primo dipendente della cooperativa Accoglienza e Lavoro che ha affrontato un percorso di recupero all’interno della comunità stessa: ''Sono passati venticinque anni da quando ho cominciato a rimettermi in carreggiata, ho lavorato come operatore socio-sanitario in una struttura per bambini con disabilità e in una comunità adibita all’assistenza a minori in situazioni di disagio. Oggi sono molto contento di poter lavorare per la comunità Sorella Amelia''.
![annonecal6.jpg (85 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal6.jpg)
Il racconto dei testimoni è stato seguito con attenzione dal pubblico presente, che ha avuto modo di confrontarsi direttamente, anche grazie alla possibilità di fare domande, con chi ha vissuto sulla propria pelle la disperazione della droga e la fatica del recupero.
Tirando le fila dell’incontro, il messaggio di speranza arrivato è che ogni storia di caduta può trasformarsi in una storia di riscatto, a patto che si trovi il coraggio di chiedere aiuto e di mettersi in cammino verso una nuova vita.
![annonecal7.jpg (47 KB)](/public/filemanager/pub_files/2025/Febbraio/annonecal7.jpg)
L'incontro ha offerto un'occasione preziosa per riflettere sulla realtà della tossicodipendenza, spesso vista solo attraverso il filtro delle cronache giudiziarie o delle statistiche, ma che ha volti e storie ben più complesse e umane.
Un dibattito necessario, per comprendere non solo i pericoli della droga, ma anche le possibilità di riscatto che possono nascere dall'accoglienza, dal lavoro e dalla solidarietà.
F.Fa.