La Ndrangheta che ritorna
Questa settimana, con l’inchiesta condotta dalla direzione distrettuale dell’Antimafia, il lecchese è riapparso in vetrina insieme a Milano, Monza, Como, non per un concorso per la più bella vetrina, ma per un grosso affare di droga e per il business sul territorio. A parte le dodici ordinanze di custodia cautelare, diciassette decreti di fermo e molteplici perquisizioni, sullo sfondo manzoniano e leonardesco ‘ricompare’l’ndrangheta. Al posto di Monna Lisa di Marcel Duchamp con i baffi c’è Marco Malugani di cinquantuno anni, nato a Lecco. Come scrive Giorgio Curcio, su ‘Corriere della Calabria’, nell’inchiesta della Dda di Milano sono coinvolti soggetti legati al boss Franco Coco Trovato e Flachi. Il potere delle “vecchie” cosche di Lecco e il narcotraffico è gestito a Monza dal sottoscala.
È la dimostrazione che c’è un passaggio generazionale, si passa dalla prima generazione per giungere ora alla terza. Non basta il 41 bis, per demolire o inibire il processo criminoso. Non esiste soltanto il passaggio generazionale migratorio, c’è anche quello dell’ndrangheta, della camorra, della mafia: è un processo di trasmissione di valori e interessi. La generatività è presente e non va sottovalutata.
La storia dell’Ndrangheta lecchese inizia negli anni settanta con i vari sequestri di persona. Eclatante è stato il sequestro di Giovanni Stucchi, che non è mai stato ritrovato. Poi, ci sono una serie di sequestri di persona: Agrati, Testori, Sella, Fiocchi, Corti, Spinelli, Mosca, Fossati, Villa, Gandola, Riva. Drammatico è quello di Cristina Mazzotti. Il boss della ‘ndrangheta, Giuseppe Morabito, è accusato del sequestro insieme ai mandanti Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia.
Negli anni ottanta la criminalità cambia con il mercato e la distribuzione dell’eroina, causando uno sterminio di morti. Non va dimenticato l’omicidio dell’avv.Zodda dell’ottantatré.
Negli anni novanta il mercato si raffina, si ramifica come una piovra mettendo le mani su vari settori come l’estorsione, il riciclaggio; entra nei gangli dell’attività commerciale, genera una classe di colletti bianchi in grado di muoversi nella finanza e intrallazzare con la politica. Di nascosto s’infiltra nei palazzi dell’amministrazione pubblica.
Negli anni duemila la ramificazione si estende e si consolida. Il saggio Metastasi di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli mette a soqquadro e irrigidisce la classe politica. Il saggio ricostruisce la rete delle infiltrazioni dell’ndrangheta, la quale, oltre a controllare traffici di armi, droga e non solo, possedendo una quota di liquidità importante, sviluppa il sistema del recupero crediti, acquista immobili commerciali e intreccia legami con la politica. Da tutto questo bailamme dal cappello esce il caso Palermo ex Consigliere del Comune di Lecco.
In sostanza, c’è una nuova generazione di colletti bianchi disseminata in modo pulviscolare tra i vari ingranaggi dell’economia, che ha la capacità di mantenersi nel sommerso, di muoversi a livello cyber e fare affari: tre quarti dell’economia mondiale è dominata dall’economia illegale.
In questo territorio, a parte qualche personalità, non c’è una consapevolezza profonda; non c’è un’assunzione etica e politica riguardante la quaestio.
Ci si scandalizza per la solita e ovvia tonnellata di drug. Ci si domanda, come mai queste quantità siano così prepotentemente presenti sul territorio.
Si tende a rispondere in modo stereotipato e retorico indicando giovani, immigrati, emarginati, ma è un falso problema. Oggi, il consumo delle sostanze è intergenerazionale, interclassista e coinvolge una fascia di popolazione adulta e anziana. La questione è più complessa.
È la dimostrazione che c’è un passaggio generazionale, si passa dalla prima generazione per giungere ora alla terza. Non basta il 41 bis, per demolire o inibire il processo criminoso. Non esiste soltanto il passaggio generazionale migratorio, c’è anche quello dell’ndrangheta, della camorra, della mafia: è un processo di trasmissione di valori e interessi. La generatività è presente e non va sottovalutata.
La storia dell’Ndrangheta lecchese inizia negli anni settanta con i vari sequestri di persona. Eclatante è stato il sequestro di Giovanni Stucchi, che non è mai stato ritrovato. Poi, ci sono una serie di sequestri di persona: Agrati, Testori, Sella, Fiocchi, Corti, Spinelli, Mosca, Fossati, Villa, Gandola, Riva. Drammatico è quello di Cristina Mazzotti. Il boss della ‘ndrangheta, Giuseppe Morabito, è accusato del sequestro insieme ai mandanti Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia.
Negli anni ottanta la criminalità cambia con il mercato e la distribuzione dell’eroina, causando uno sterminio di morti. Non va dimenticato l’omicidio dell’avv.Zodda dell’ottantatré.
Negli anni novanta il mercato si raffina, si ramifica come una piovra mettendo le mani su vari settori come l’estorsione, il riciclaggio; entra nei gangli dell’attività commerciale, genera una classe di colletti bianchi in grado di muoversi nella finanza e intrallazzare con la politica. Di nascosto s’infiltra nei palazzi dell’amministrazione pubblica.
Negli anni duemila la ramificazione si estende e si consolida. Il saggio Metastasi di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli mette a soqquadro e irrigidisce la classe politica. Il saggio ricostruisce la rete delle infiltrazioni dell’ndrangheta, la quale, oltre a controllare traffici di armi, droga e non solo, possedendo una quota di liquidità importante, sviluppa il sistema del recupero crediti, acquista immobili commerciali e intreccia legami con la politica. Da tutto questo bailamme dal cappello esce il caso Palermo ex Consigliere del Comune di Lecco.
In sostanza, c’è una nuova generazione di colletti bianchi disseminata in modo pulviscolare tra i vari ingranaggi dell’economia, che ha la capacità di mantenersi nel sommerso, di muoversi a livello cyber e fare affari: tre quarti dell’economia mondiale è dominata dall’economia illegale.
In questo territorio, a parte qualche personalità, non c’è una consapevolezza profonda; non c’è un’assunzione etica e politica riguardante la quaestio.
Ci si scandalizza per la solita e ovvia tonnellata di drug. Ci si domanda, come mai queste quantità siano così prepotentemente presenti sul territorio.
Si tende a rispondere in modo stereotipato e retorico indicando giovani, immigrati, emarginati, ma è un falso problema. Oggi, il consumo delle sostanze è intergenerazionale, interclassista e coinvolge una fascia di popolazione adulta e anziana. La questione è più complessa.
Dr.Enrico Magni