Costa: inizia il Ramadan, una lezione speciale alla scuola media
É cominciato sabato 1 marzo il Ramadan, ovvero il periodo più sacro per i musulmani di tutto il mondo. Alla scuola secondaria don Bosco di Costa Masnaga, alcuni ragazzi di 3D si sono resi protagonisti di una lezione speciale ai compagni di classe spiegando che cos’è, descrivendo i pregiudizi e raccontando il modo di vedere un futuro più dialogante.
Durante questo periodo, i fedeli praticano il digiuno dall’alba al tramonto, astenendosi da cibo, bevande, fumo e rapporti intimi. Un periodo molto importante che coinvolge poco meno di 2 miliardi di persone nel mondo, pari a quasi un quarto della popolazione globale.
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Il Ramadan ha un profondo significato spirituale e religioso: è infatti il mese in cui, secondo la tradizione islamica, il profeta Maometto ricevette la prima rivelazione del Corano dall’angelo Gabriele. Per questo è un periodo dedicato alla preghiera, alla riflessione, alla purificazione dell’anima e alla solidarietà con i più bisognosi. Il digiuno rappresenta uno dei cinque pilastri dell’Islam, le pratiche fondamentali della fede musulmana che servono ad avvicinare i credenti ad Allah attraverso la disciplina, la preghiera e la riflessione spirituale, oltre a rafforzare il senso di comunità, la generosità, la solidarietà e la compassione.
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Il Ramandan non cade sempre nello stesso periodo: è infatti una data mobile e segue segue il calendario islamico lunare, che è basato sui cicli della luna (composto da 12 mesi lunari di circa 29 o 30 giorni ciascuno) e dunque è più corto di circa 10-11 giorni rispetto al calendario gregoriano, che è solare. Questo significa che nel corso di circa 33 anni, il Ramadan attraversa tutte le stagioni. L’inizio e la fine del Ramadan vengono determinati dall’osservazione della luna nuova, e per questo possono variare leggermente a seconda del paese o della scuola di pensiero seguita.
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Gli studenti, dopo aver tenuto ai coetanei la speciale lezione, hanno mostrato loro il testo sacro e hanno preparato alcune prelibatezze che si mangiano durante il Ramadan, favorendo curiosità e apertura verso la tradizione musulmana.
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Di seguito l’articolo scritto dai ragazzi:
Ramadan: facciamo chiarezza!
Sabato 1 marzo 2025 inizia il Ramadan. Molto spesso a scuola o nella vita di tutti i giorni ci si imbatte in questa parola, ma non sempre si conosce il suo significato. Il 25 febbraio Abdul, Inase, Youssef, Osama e Sokhna di 3D hanno fatto una lezione speciale alla loro classe (con tanto di cibi tipici da assaggiare) e oggi finalmente capiremo cos'è il Ramadan.
-Cos’è il Ramadan?
È il nono mese del calendario islamico lunare ed è considerato il mese sacro più importante dai musulmani di tutto il mondo. Lo si può paragonare al periodo natalizio per importanza nel mondo cristiano.
-Quanto dura?
Il Ramadan dura 29 o 30 giorni. Ogni anno scala di 15 giorni in base alle fasi lunari.
-Quest’anno quando inizia e quando finisce?
Quest’anno inizia l’1 marzo, mentre la fine è prevista tra il 30 e il 31 marzo.
-Cosa non si può fare durante il Ramadan?
Durante il Ramadan, i musulmani praticanti attuano il digiuno quotidiano dall'alba al tramonto, si astengono dal cibo, dalle bevande e dall'intimità sessuale. È il mese in cui i fedeli dedicano più tempo alla preghiera, alla meditazione e alla lettura del Corano.
-Fare il Ramadan è obbligatorio?
I musulmani praticanti decidono di fare il Ramadan. Di solito si inizia con l’ingresso nella pubertà. I bambini possono iniziare ad allenarsi con un digiuno che dura metà giornata, fino a pranzo. È importante sottolineare che non c’è nulla di disumano nel Ramadan. Per esempio ci sono alcune categorie di persone che sono esonerate dal digiuno come le donne incinte, gli anziani, gli ammalati, i soldati. Inoltre se un uomo adulto ha l’esigenza di sospendere il digiuno per un giorno, può farlo e poi può recuperare con un ulteriore giorno di digiuno entro il Ramadan successivo. Chi invece salta interamente il digiuno, può compensare con attività di beneficenza ulteriori rispetto a quelle usuali.
-Cosa succede alla fine del Ramadan?
Alla fine del Ramadan (Eid al-Fitr) c’è una festa finale durante la quale ci si riunisce in Moschea, si mangia in tutti insieme. L’anno scorso a Costa Masnaga è stato molto bello perché c’erano tantissime persone. La festa finale cambia anche da Paese a Paese, per esempio in Senegal si celebra dopo rispetto al Marocco.
-A cosa serve il Ramadan?
Il Ramadan serve a capire come stanno i poveri. Nel mondo non tutti hanno il cibo; basta pensare alle persone in guerra, ma anche ai poveri che vivono tra di noi. Il Ramadan serve a mettersi nei panni di chi è meno fortunato.
-Cosa vi dà fastidio si dica o si pensi del Ramadan?
Prima di tutto ci teniamo a dire che si scrive Ramadan con la N e non con la M come spesso sentiamo. Non è tanto bello quando le persone si sentono in diritto di giudicare chi fa il Ramadan senza magari sapere nulla su questo mese. A volte infatti ci chiedono addirittura se durante il Ramadan noi musulmani possiamo bere, ma nessuna religione prescriverebbe qualcosa di non salutare come la disidratazione. Ci piace anche spiegare che il Ramadan viene fatto in tante zone del mondo, non solo, come spesso si pensa, nel nord Africa.
-Cosa vorreste dire alle persone che storcono il naso quando sentono parlare del Ramadan?
Alcune persone sono gentili e rispettose delle altre culture, ma altre no. A queste vorremmo dire che l'Italia è un Paese grande e c'è spazio per tutti. L’Italia ha radici antiche e ha avuto diverse religioni; oggi potrebbero stare tutte insieme. Tra l’altro la religione musulmana e quella cristiana (che è la più diffusa in Italia) hanno tanti elementi in comune e quindi in teoria è più facile andare d’accordo. Ci vorrà tempo per questo traguardo, ma magari ci arriviamo.
-Se tra un bel po’ di anni decidete di fare dei figli, come vorreste che vivessero il Ramadan?
Vorremmo che vivessero in un Paese con meno persone razziste e con più curiosità verso le culture, con più desiderio di coinvolgere i bambini nello scoprire usi e costumi di posti diversi dal loro, con edifici religiosi più belli e per tutti. Vorremmo che vivessero in un luogo in cui tutti, ma proprio tutti, sanno che bisogna rispettare le culture diverse dalla proprie. La strada è lunga, ma non è detto che non possiamo iniziare a incamminarci.
Durante questo periodo, i fedeli praticano il digiuno dall’alba al tramonto, astenendosi da cibo, bevande, fumo e rapporti intimi. Un periodo molto importante che coinvolge poco meno di 2 miliardi di persone nel mondo, pari a quasi un quarto della popolazione globale.
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Il Ramadan ha un profondo significato spirituale e religioso: è infatti il mese in cui, secondo la tradizione islamica, il profeta Maometto ricevette la prima rivelazione del Corano dall’angelo Gabriele. Per questo è un periodo dedicato alla preghiera, alla riflessione, alla purificazione dell’anima e alla solidarietà con i più bisognosi. Il digiuno rappresenta uno dei cinque pilastri dell’Islam, le pratiche fondamentali della fede musulmana che servono ad avvicinare i credenti ad Allah attraverso la disciplina, la preghiera e la riflessione spirituale, oltre a rafforzare il senso di comunità, la generosità, la solidarietà e la compassione.
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Il Ramandan non cade sempre nello stesso periodo: è infatti una data mobile e segue segue il calendario islamico lunare, che è basato sui cicli della luna (composto da 12 mesi lunari di circa 29 o 30 giorni ciascuno) e dunque è più corto di circa 10-11 giorni rispetto al calendario gregoriano, che è solare. Questo significa che nel corso di circa 33 anni, il Ramadan attraversa tutte le stagioni. L’inizio e la fine del Ramadan vengono determinati dall’osservazione della luna nuova, e per questo possono variare leggermente a seconda del paese o della scuola di pensiero seguita.
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Gli studenti, dopo aver tenuto ai coetanei la speciale lezione, hanno mostrato loro il testo sacro e hanno preparato alcune prelibatezze che si mangiano durante il Ramadan, favorendo curiosità e apertura verso la tradizione musulmana.
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Di seguito l’articolo scritto dai ragazzi:
Ramadan: facciamo chiarezza!
Sabato 1 marzo 2025 inizia il Ramadan. Molto spesso a scuola o nella vita di tutti i giorni ci si imbatte in questa parola, ma non sempre si conosce il suo significato. Il 25 febbraio Abdul, Inase, Youssef, Osama e Sokhna di 3D hanno fatto una lezione speciale alla loro classe (con tanto di cibi tipici da assaggiare) e oggi finalmente capiremo cos'è il Ramadan.
-Cos’è il Ramadan?
È il nono mese del calendario islamico lunare ed è considerato il mese sacro più importante dai musulmani di tutto il mondo. Lo si può paragonare al periodo natalizio per importanza nel mondo cristiano.
-Quanto dura?
Il Ramadan dura 29 o 30 giorni. Ogni anno scala di 15 giorni in base alle fasi lunari.
-Quest’anno quando inizia e quando finisce?
Quest’anno inizia l’1 marzo, mentre la fine è prevista tra il 30 e il 31 marzo.
-Cosa non si può fare durante il Ramadan?
Durante il Ramadan, i musulmani praticanti attuano il digiuno quotidiano dall'alba al tramonto, si astengono dal cibo, dalle bevande e dall'intimità sessuale. È il mese in cui i fedeli dedicano più tempo alla preghiera, alla meditazione e alla lettura del Corano.
-Fare il Ramadan è obbligatorio?
I musulmani praticanti decidono di fare il Ramadan. Di solito si inizia con l’ingresso nella pubertà. I bambini possono iniziare ad allenarsi con un digiuno che dura metà giornata, fino a pranzo. È importante sottolineare che non c’è nulla di disumano nel Ramadan. Per esempio ci sono alcune categorie di persone che sono esonerate dal digiuno come le donne incinte, gli anziani, gli ammalati, i soldati. Inoltre se un uomo adulto ha l’esigenza di sospendere il digiuno per un giorno, può farlo e poi può recuperare con un ulteriore giorno di digiuno entro il Ramadan successivo. Chi invece salta interamente il digiuno, può compensare con attività di beneficenza ulteriori rispetto a quelle usuali.
-Cosa succede alla fine del Ramadan?
Alla fine del Ramadan (Eid al-Fitr) c’è una festa finale durante la quale ci si riunisce in Moschea, si mangia in tutti insieme. L’anno scorso a Costa Masnaga è stato molto bello perché c’erano tantissime persone. La festa finale cambia anche da Paese a Paese, per esempio in Senegal si celebra dopo rispetto al Marocco.
-A cosa serve il Ramadan?
Il Ramadan serve a capire come stanno i poveri. Nel mondo non tutti hanno il cibo; basta pensare alle persone in guerra, ma anche ai poveri che vivono tra di noi. Il Ramadan serve a mettersi nei panni di chi è meno fortunato.
-Cosa vi dà fastidio si dica o si pensi del Ramadan?
Prima di tutto ci teniamo a dire che si scrive Ramadan con la N e non con la M come spesso sentiamo. Non è tanto bello quando le persone si sentono in diritto di giudicare chi fa il Ramadan senza magari sapere nulla su questo mese. A volte infatti ci chiedono addirittura se durante il Ramadan noi musulmani possiamo bere, ma nessuna religione prescriverebbe qualcosa di non salutare come la disidratazione. Ci piace anche spiegare che il Ramadan viene fatto in tante zone del mondo, non solo, come spesso si pensa, nel nord Africa.
-Cosa vorreste dire alle persone che storcono il naso quando sentono parlare del Ramadan?
Alcune persone sono gentili e rispettose delle altre culture, ma altre no. A queste vorremmo dire che l'Italia è un Paese grande e c'è spazio per tutti. L’Italia ha radici antiche e ha avuto diverse religioni; oggi potrebbero stare tutte insieme. Tra l’altro la religione musulmana e quella cristiana (che è la più diffusa in Italia) hanno tanti elementi in comune e quindi in teoria è più facile andare d’accordo. Ci vorrà tempo per questo traguardo, ma magari ci arriviamo.
-Se tra un bel po’ di anni decidete di fare dei figli, come vorreste che vivessero il Ramadan?
Vorremmo che vivessero in un Paese con meno persone razziste e con più curiosità verso le culture, con più desiderio di coinvolgere i bambini nello scoprire usi e costumi di posti diversi dal loro, con edifici religiosi più belli e per tutti. Vorremmo che vivessero in un luogo in cui tutti, ma proprio tutti, sanno che bisogna rispettare le culture diverse dalla proprie. La strada è lunga, ma non è detto che non possiamo iniziare a incamminarci.
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