Costa: l'ultimo saluto a Ivan Sirtori, ''in cerca del senso più profondo della vita''
''Ivan si soffermava sui dettagli che ai più sfuggono, si incantava davanti agli uccelli del cielo e ai gigli dei campi, traendo gioia da queste piccole meraviglie, pur custodendo nel cuore il desiderio di un ‘oltre’, un luogo che sapeva di non poter raggiungere con le sole sue forze''. Con queste parole il parroco don Adriano Colombini ha accolto i famigliari e gli amici che questa mattina si sono riuniti nella chiesa di Santa Maria Assunta di Costa Masnaga per dare l'estremo saluto a Ivan Sirtori.
Le speranze dei familiari di ritrovarlo in vita si sono spente con dolore nei giorni scorsi, quando è arrivata la conferma ufficiale che i resti rinvenuti all’inizio dell’autunno sul Monte San Genesio appartenessero proprio al 48enne, residente con la famiglia a Colle Brianza.
Durante l'omelia, il parroco ha più volte ripreso le parole dello stesso Ivan, contenute nella sua raccolta ''Racconti dal pianeta Terra''. Tra queste, una frase che lui stesso avrebbe voluto leggere sulla propria tomba: "Qui giace il non capitano di una nave priva di vele, naturalmente senza timone".
Con parole commosse, don Adriano lo ha ricordato nella sua interezza, accogliendo con abbraccio sincero la moglie, i figli, la madre e il fratello, seduti nelle prime file. Riferendosi alle parole dello stesso 48enne, ha sottolineato come queste alimentino la speranza che ognuno porta nel cuore.
"Caro Ivan, noi tutti ignoriamo l'istante esatto in cui hai lasciato il tuo corpo mortale sulla Terra per raggiungere l’avvolgente e luminoso abbraccio del Padre, ma siamo certi che il tuo desiderio e il tuo progetto ora sono felicemente appagati nella pienezza della vita eterna, dopo la tua breve esistenza terrena".
Il parroco ha poi ricordato il suo profondo senso di ricerca: "Una profonda voglia di vivere, la tua, che, a volte, si è trasformata in inquietudine, nell’impazienza di immergersi nelle vicende dell’esistenza, che custodisce veli di mistero spesso inconoscibili per tutti noi''.
Le letture scelte per la cerimonia celebrata a Costa - paese di origine di Ivan Sirtori - hanno evocato il desiderio, l’inquietudine e il percorso interiore che ogni persona è chiamata a compiere per riscoprire il senso della propria esistenza. Un cammino che spesso si smarrisce, soprattutto quando manca il sostegno di una comunità capace di accogliere e accompagnare. Il parroco ha quindi espresso l’auspicio che la comunità possa ora essere un punto di riferimento per i familiari di Ivan, offrendo loro vicinanza e conforto in questo momento di dolore.
''Una comunità ha il compito di sostenere chi attraversa momenti di dolore e smarrimento, come ora i cari di Ivan. È nei momenti più difficili che parole di speranza, tenacia e volontà di non abbandonare devono farsi più forti, così come la capacità di custodire, nei tempi e nei luoghi della vita, ogni dono perfetto che proviene da Dio, quella Divina Provvidenza che forse, troppo spesso, abbiamo dimenticato o smarrito. Se c’è qualcosa che ho potuto intuire di Ivan, pur senza averlo conosciuto a fondo – e conoscere davvero qualcuno è un mistero, dal momento che fatichiamo persino a comprendere noi stessi – è la sua capacità di lasciarsi rapire dalla bellezza".
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Appena prima della celebrazione, il parroco ha ricevuto in dono una copia della raccolta. Da questo libro ha scelto di leggere un breve estratto dei suoi pensieri: "Ivan scriveva: Si tratta di moltiplicare quel quid, quel penetrare il mistero delle cose e delle persone, la sostanza, l’esperienza e l’intensità del piacere. E sommare ogni singolo desiderio intenso per ottenere il gradiente specifico di estasi. Così dice il manuale. Ma lui non sa proprio niente della vita, il manuale. Parla, parla con parole apparentemente sicure e assolute, quelle che trovi nei libretti d’istruzione o di distruzione, senza apostrofo. Diffondono certezze con parole-cacciavite''.
Concludendo, don Adriano ha auspicato che il ricordo di Ivan possa rimanere vivo nei cuori di chi lo ha conosciuto, non solo per la sua tenacia, ma anche per la sua inesauribile ricerca di un senso più profondo nella vita. "Ciò che Ivan ci lascia non è solo la memoria del suo passaggio, ma anche un’eredità di ricerca e meraviglia. Egli non ha mai smesso di interrogarsi sulla bellezza, sul significato delle cose, sulla profondità di ogni istante vissuto. Possiamo onorarlo continuando a cercare, come lui ha sempre fatto, il valore autentico della nostra esistenza".
Le speranze dei familiari di ritrovarlo in vita si sono spente con dolore nei giorni scorsi, quando è arrivata la conferma ufficiale che i resti rinvenuti all’inizio dell’autunno sul Monte San Genesio appartenessero proprio al 48enne, residente con la famiglia a Colle Brianza.
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Ivan Sirtori
Durante l'omelia, il parroco ha più volte ripreso le parole dello stesso Ivan, contenute nella sua raccolta ''Racconti dal pianeta Terra''. Tra queste, una frase che lui stesso avrebbe voluto leggere sulla propria tomba: "Qui giace il non capitano di una nave priva di vele, naturalmente senza timone".
Con parole commosse, don Adriano lo ha ricordato nella sua interezza, accogliendo con abbraccio sincero la moglie, i figli, la madre e il fratello, seduti nelle prime file. Riferendosi alle parole dello stesso 48enne, ha sottolineato come queste alimentino la speranza che ognuno porta nel cuore.
"Caro Ivan, noi tutti ignoriamo l'istante esatto in cui hai lasciato il tuo corpo mortale sulla Terra per raggiungere l’avvolgente e luminoso abbraccio del Padre, ma siamo certi che il tuo desiderio e il tuo progetto ora sono felicemente appagati nella pienezza della vita eterna, dopo la tua breve esistenza terrena".
Il parroco ha poi ricordato il suo profondo senso di ricerca: "Una profonda voglia di vivere, la tua, che, a volte, si è trasformata in inquietudine, nell’impazienza di immergersi nelle vicende dell’esistenza, che custodisce veli di mistero spesso inconoscibili per tutti noi''.
Le letture scelte per la cerimonia celebrata a Costa - paese di origine di Ivan Sirtori - hanno evocato il desiderio, l’inquietudine e il percorso interiore che ogni persona è chiamata a compiere per riscoprire il senso della propria esistenza. Un cammino che spesso si smarrisce, soprattutto quando manca il sostegno di una comunità capace di accogliere e accompagnare. Il parroco ha quindi espresso l’auspicio che la comunità possa ora essere un punto di riferimento per i familiari di Ivan, offrendo loro vicinanza e conforto in questo momento di dolore.
''Una comunità ha il compito di sostenere chi attraversa momenti di dolore e smarrimento, come ora i cari di Ivan. È nei momenti più difficili che parole di speranza, tenacia e volontà di non abbandonare devono farsi più forti, così come la capacità di custodire, nei tempi e nei luoghi della vita, ogni dono perfetto che proviene da Dio, quella Divina Provvidenza che forse, troppo spesso, abbiamo dimenticato o smarrito. Se c’è qualcosa che ho potuto intuire di Ivan, pur senza averlo conosciuto a fondo – e conoscere davvero qualcuno è un mistero, dal momento che fatichiamo persino a comprendere noi stessi – è la sua capacità di lasciarsi rapire dalla bellezza".
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Il feretro lascia la chiesa parrocchiale masnaghese
Appena prima della celebrazione, il parroco ha ricevuto in dono una copia della raccolta. Da questo libro ha scelto di leggere un breve estratto dei suoi pensieri: "Ivan scriveva: Si tratta di moltiplicare quel quid, quel penetrare il mistero delle cose e delle persone, la sostanza, l’esperienza e l’intensità del piacere. E sommare ogni singolo desiderio intenso per ottenere il gradiente specifico di estasi. Così dice il manuale. Ma lui non sa proprio niente della vita, il manuale. Parla, parla con parole apparentemente sicure e assolute, quelle che trovi nei libretti d’istruzione o di distruzione, senza apostrofo. Diffondono certezze con parole-cacciavite''.
Concludendo, don Adriano ha auspicato che il ricordo di Ivan possa rimanere vivo nei cuori di chi lo ha conosciuto, non solo per la sua tenacia, ma anche per la sua inesauribile ricerca di un senso più profondo nella vita. "Ciò che Ivan ci lascia non è solo la memoria del suo passaggio, ma anche un’eredità di ricerca e meraviglia. Egli non ha mai smesso di interrogarsi sulla bellezza, sul significato delle cose, sulla profondità di ogni istante vissuto. Possiamo onorarlo continuando a cercare, come lui ha sempre fatto, il valore autentico della nostra esistenza".
Sa.A.