Oggionese, spaccio in SS36: in tribunale patteggiano alcuni imputati. Sette invece, gli irreperibili
Sette imputati sono stati dichiarati irreperibili stamani dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecco, Salvatore Catalano, nell'ambito dell'ennesima vicenda giudiziaria relativa allo spaccio di stupefacenti a margine della SS36.
I boschi dell'oggionese - fra Bosisio, Costa Masnaga, Molteno e Garbagnate Monastero - avevano fatto da sfondo ad un'operazione della Squadra Mobile della Questura di Lecco e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, culminata nel 2019 in una serie di fermi.
Ventitre gli imputati - fra italiani e marocchini, alcuni ristretti in carcere - chiamati a rispondere di ripetuti episodi di cessione di droga, cocaina soprattutto, tra il 2018 e il 2019, poco prima dell'avvento del Covid.
Una delle tante indagini portate avanti dalle forze dell'ordine nel tentativo di stanare un fenomeno ormai - purtroppo - profondamente radicato nel territorio oggionese.

Oltre ai sette soggetti per i quali è stata pronunciata sentenza di sospensione del processo stante l'irreperibilità, stamani i difensori di una dozzina di imputati hanno presentato istanza di patteggiamento, dopo aver definito con il sostituto procuratore Chiara Stoppioni (che ha ereditato un fascicolo d'indagine aperto almeno un lustro fa dalla collega Silvia Zannini, già in forze presso la Procura di Lecco ndr), le proposte di condanna che vanno da uno a tre anni di reclusione. Alcune delle posizioni al vaglio della Procura sono state ridimensionate, alla luce della quantità di stupefacente ceduta, ritenuta di lieve entità.
Se due imputati di nazionalità marocchina sono stati rinviati a giudizio, avendo scelto di affrontare il dibattimento - convinti probabilmente di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti che vengono loro contestati - un ultimo soggetto ha deciso di avvalersi del rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena).
Si torna dunque in aula il prossimo 15 aprile per la definizione delle condanne nei confronti di quest'ultimo e della dozzina di imputati a giudizio, alcuni dei quali i risultano coinvolti in altre analoghe indagini (e di conseguenza in procedimenti penali presso il Palazzo di Giustizia cittadino) per il medesimo reato.
I boschi dell'oggionese - fra Bosisio, Costa Masnaga, Molteno e Garbagnate Monastero - avevano fatto da sfondo ad un'operazione della Squadra Mobile della Questura di Lecco e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, culminata nel 2019 in una serie di fermi.
Ventitre gli imputati - fra italiani e marocchini, alcuni ristretti in carcere - chiamati a rispondere di ripetuti episodi di cessione di droga, cocaina soprattutto, tra il 2018 e il 2019, poco prima dell'avvento del Covid.
Una delle tante indagini portate avanti dalle forze dell'ordine nel tentativo di stanare un fenomeno ormai - purtroppo - profondamente radicato nel territorio oggionese.

Oltre ai sette soggetti per i quali è stata pronunciata sentenza di sospensione del processo stante l'irreperibilità, stamani i difensori di una dozzina di imputati hanno presentato istanza di patteggiamento, dopo aver definito con il sostituto procuratore Chiara Stoppioni (che ha ereditato un fascicolo d'indagine aperto almeno un lustro fa dalla collega Silvia Zannini, già in forze presso la Procura di Lecco ndr), le proposte di condanna che vanno da uno a tre anni di reclusione. Alcune delle posizioni al vaglio della Procura sono state ridimensionate, alla luce della quantità di stupefacente ceduta, ritenuta di lieve entità.
Se due imputati di nazionalità marocchina sono stati rinviati a giudizio, avendo scelto di affrontare il dibattimento - convinti probabilmente di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti che vengono loro contestati - un ultimo soggetto ha deciso di avvalersi del rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena).
Si torna dunque in aula il prossimo 15 aprile per la definizione delle condanne nei confronti di quest'ultimo e della dozzina di imputati a giudizio, alcuni dei quali i risultano coinvolti in altre analoghe indagini (e di conseguenza in procedimenti penali presso il Palazzo di Giustizia cittadino) per il medesimo reato.
G.C.