Ello: in municipio mostra di lavori realizzati con il tombolo
Nella giornata di sabato 15 e domenica 16 marzo, il Comune di Ello ha ospitato in sala consiliare un'esposizione di lavori al tombolo. Grazie all’esperienza e al talento di Enrica Granata, maestra nell’arte del tombolo ''pizzo di Cantù'', la comunità ha avuto l’occasione di addentrarsi in questo mondo. La mostra è stata accompagnata da una breve introduzione all’argomento da parte della ricercatrice in etnografia Rosalba Negri, per approfondire questa tecnica.

''Sappiamo che di solito - ha esordito l’esperta - la trasmissione del mestiere di generazione in generazione avveniva durante l’infanzia, ovviamente per via femminile, all’interno della famiglia. Tuttavia, nel secolo scorso un ruolo importante nella trasmissione è stato affidato ai laboratori gestiti dalle suore.Proprio il pizzo di Cantù è nato in ambito monastico: le prime notizie risalgono al 1600, anno in cui vi erano due monastero nel paese. Anche a Novedrate erano attive molte scuole che puntavano alla preparazione delle bambine, purtroppo chiuse negli anni ‘70''.

Nonostante questa arte fosse scomparsa solo in apparenza, la professionista ha portato alla luce un’importante riflessione: ''questi manufatti femminili con tessuti e filati rappresentano una testimonianza “in vita” fondamentale della società e delle donne dell’epoca. Solo con le loro iniziali lasciavano una traccia indelebile nella storia. Per questo ragione, sono permeate da un linguaggio comunicativo e con ago e filo, tomboli e fuselli, di donne che ancora erano analfabete, ma sono riuscite a lasciare la loro impronta''.

''A organizzare l’iniziativa - ci ha raccontato Enrica - è stato il sindaco di Ello, che ha visto i miei pizzi e mi ha proposto questa iniziativa. Sabato abbiamo cominciato con l’intervento di una signora di Cantù che ha spiegato la storia: è stato un bel momento condiviso con una quarantina di persone interessate a questa passione. Questa mattina sono arrivate altre persone incuriosite dai lavori esposti''.

Oltre a ripercorrere la storia di questo tessuto, la maestra d’arte ha ripercorso il suo vissuto, in particolare a come si è avvicinata al cucito. ''Io ho cominciato a lavorare all’età di otto anni - ha proseguito la signora Granata - perché un tempo si usava lavorava nei cortili. Ricordo che, una volta tornate da scuola, ci facevano lavorare: solo quando si terminava il pizzo, ci concedevano la possibilità di giocare. Adesso, anche due mie allieve qui presenti stanno imparando a lavorare. Colgo l’occasione per ringraziare il sindaco, le mie allieve e le persone che sono venute per ammirare i lavori. Per questo, la mostra è stata motivo di orgoglio''.
''Nel corso della presentazione - ha dichiarato il sindaco Elena Pirovano - ho voluto dedicare un breve momento introduttivo per spiegare il significato di questa idea. Questo progetto è nato dal mio incontro con la signora Enrica, sotto le feste natalizie, durante il quale ho visto queste meravigliose lavorazioni. Io non avevo mai visto dal vivo la lavorazione del pizzo e sono rimasta meravigliata dal tipo di difficoltà che si nasconde dietro questo lavoro. Per questo le ho proposto questa iniziativa, che abbiamo deciso di far cadere a poca distanza dall’8 marzo, come simbolo di questa ricorrenza''.

''L’aspetto più interessante e che ci ha colpito è stato il desiderio di Enrica di coinvolgere anche le sue allieve. Al loro fianco, ho pensato di far intervenire anche una professionista, Rosalba Negri, che collabora con il museo etnografico dell’Alta Brianza. La mia speranza è che ci sia un seguito in queste proposte, in modo da offrire uno spunto per altre iniziative simili anche nel loro sito. Sono soddisfatta sia per la gioia della signora Enrica sia per il successo che ha riscosso questa proposta'' ha aggiunto.

Con questo desiderio per il futuro, unito alla gioia di questa scoperta, l’amministrazione comunale invita la comunità a porgere uno sguardo a questo mondo che non appartiene solo al passato.

Alcune immagini della mostra allestita nel weekend in sala consiliare a Ello
''Sappiamo che di solito - ha esordito l’esperta - la trasmissione del mestiere di generazione in generazione avveniva durante l’infanzia, ovviamente per via femminile, all’interno della famiglia. Tuttavia, nel secolo scorso un ruolo importante nella trasmissione è stato affidato ai laboratori gestiti dalle suore.Proprio il pizzo di Cantù è nato in ambito monastico: le prime notizie risalgono al 1600, anno in cui vi erano due monastero nel paese. Anche a Novedrate erano attive molte scuole che puntavano alla preparazione delle bambine, purtroppo chiuse negli anni ‘70''.

Nonostante questa arte fosse scomparsa solo in apparenza, la professionista ha portato alla luce un’importante riflessione: ''questi manufatti femminili con tessuti e filati rappresentano una testimonianza “in vita” fondamentale della società e delle donne dell’epoca. Solo con le loro iniziali lasciavano una traccia indelebile nella storia. Per questo ragione, sono permeate da un linguaggio comunicativo e con ago e filo, tomboli e fuselli, di donne che ancora erano analfabete, ma sono riuscite a lasciare la loro impronta''.

Il sindaco Elena Pirovano (ultima a destra) con Rosalba Negri ed Enrica Granata
''A organizzare l’iniziativa - ci ha raccontato Enrica - è stato il sindaco di Ello, che ha visto i miei pizzi e mi ha proposto questa iniziativa. Sabato abbiamo cominciato con l’intervento di una signora di Cantù che ha spiegato la storia: è stato un bel momento condiviso con una quarantina di persone interessate a questa passione. Questa mattina sono arrivate altre persone incuriosite dai lavori esposti''.

Oltre a ripercorrere la storia di questo tessuto, la maestra d’arte ha ripercorso il suo vissuto, in particolare a come si è avvicinata al cucito. ''Io ho cominciato a lavorare all’età di otto anni - ha proseguito la signora Granata - perché un tempo si usava lavorava nei cortili. Ricordo che, una volta tornate da scuola, ci facevano lavorare: solo quando si terminava il pizzo, ci concedevano la possibilità di giocare. Adesso, anche due mie allieve qui presenti stanno imparando a lavorare. Colgo l’occasione per ringraziare il sindaco, le mie allieve e le persone che sono venute per ammirare i lavori. Per questo, la mostra è stata motivo di orgoglio''.
''Nel corso della presentazione - ha dichiarato il sindaco Elena Pirovano - ho voluto dedicare un breve momento introduttivo per spiegare il significato di questa idea. Questo progetto è nato dal mio incontro con la signora Enrica, sotto le feste natalizie, durante il quale ho visto queste meravigliose lavorazioni. Io non avevo mai visto dal vivo la lavorazione del pizzo e sono rimasta meravigliata dal tipo di difficoltà che si nasconde dietro questo lavoro. Per questo le ho proposto questa iniziativa, che abbiamo deciso di far cadere a poca distanza dall’8 marzo, come simbolo di questa ricorrenza''.

''L’aspetto più interessante e che ci ha colpito è stato il desiderio di Enrica di coinvolgere anche le sue allieve. Al loro fianco, ho pensato di far intervenire anche una professionista, Rosalba Negri, che collabora con il museo etnografico dell’Alta Brianza. La mia speranza è che ci sia un seguito in queste proposte, in modo da offrire uno spunto per altre iniziative simili anche nel loro sito. Sono soddisfatta sia per la gioia della signora Enrica sia per il successo che ha riscosso questa proposta'' ha aggiunto.

I curatori dell'esposizione con gli amministratori comunali di Ello
Con questo desiderio per il futuro, unito alla gioia di questa scoperta, l’amministrazione comunale invita la comunità a porgere uno sguardo a questo mondo che non appartiene solo al passato.
V.I.