Il Greppi a Mauthausen fra storia e memoria
Riceviamo e pubblichiamo il resoconto dell'intensa e toccante esperienza vissuta nelle scorse settimane dagli alunni dell'Istituto superiore Greppi di Monticello, recatisi nel lager di Mauthausen in occasione della Giornata della Memoria. Di seguito lo scritto integrale redatto dal professor Massimiliano Cossi:
Da molto tempo, ormai, il Comitato ''In Treno per la Memoria'' organizza il viaggio verso alcuni tra i più significativi luoghi dello sterminio nazista. A dispetto delle suggestioni offerte dal transito sui tradizionali binari, però, il tragitto privilegia attualmente itinerari percorribili in autobus.
Quest’anno, quindici studenti dell'IISS Alessandro Greppi di Monticello Brianza hanno condiviso un’esperienza davvero formativa con altri ragazzi del Bertacchi di Lecco e con un istituto superiore di Sondrio. L’iniziativa, patrocinata da CGIL, CISL e UIL si è svolta tra il 27 febbraio e il 2 marzo.
Ebensee, Hartheim, Gusen e Mauthausen sono state le mete di questa sorta di pellegrinaggio, in luogo della più nota Auschwitz, situata in terra polacca.
Prima della partenza, gli alunni del Greppi hanno seguito una serie di incontri preparatori tenuti da Dario Pirovano, già docente di Lettere e rappresentante della CGIL, e da Angelo De Battista, studioso di Storia locale, insegnante e poi Dirigente scolastico del Badoni fino all’agosto 2023.

Tra gli argomenti affrontati, bisogna sottolineare l’approfondimento del primo articolo della Costituzione italiana, il quale enfatizza il carattere democratico della nostra repubblica, ma insieme la centralità del concetto di sovranità popolare, dal momento che è il popolo stesso la fonte di legittimazione del potere. L’attenzione degli studenti e dei formatori si è poi soffermata sulla lettera ''Al visitatore'' di Primo Levi, un testo che ribadisce l’importanza della memoria come strumento per non commettere più gli errori del passato. È necessario vigilare, per fare in modo che essi non si ripropongano, nemmeno in forme diverse da quelle storicamente assunte nella prima metà del XX secolo. Levi, insomma, ripropone la funzione della Storia come magistra vitae e le assegna il compito di orientare l’individuo, a mo’ di bussola, mantenendone viva la coscienza e la capacità di cogliere segnali di un malessere ad oggi (purtroppo) non ancora sopito.
Una specifica attenzione è stata dedicata anche all’intervista rilasciata dall’autore di Se questo è un uomo alla Rai nel 1975, in cui l’ex deportato rispondeva ad alcune domande sulla sua detenzione ad Auschwitz, luogo simbolo del sistema concentrazionario. Si trattava di un ricordo vicino o lontano, nonostante fossero trascorsi ben trent’anni? Le atrocità commesse avrebbero potuto ripetersi?
Infine, Pirovano e De Battista hanno illustrato i contenuti del cosiddetto Giuramento di Mauthausen, documento che si riferisce al maggio 1945, quando venne rimpatriato il primo contingente di deportati dell’omonimo campo. Sul piazzale dell’appello, venne pronunciato un discorso – noto come Giuramento di Mauthausen, appunto – ispirato ai valori della solidarietà, della libertà, del rispetto reciproco e della collaborazione.

Prima di partire, è stato anche chiesto ai giovani partecipanti di sottoscrivere un codice etico, nel quale si ricordava che «il viaggio […] è l’esperienza di lavoro sulla memoria; si tratta di un impegno responsabile di tutti i partecipanti riguardo al suo significato e alla buona realizzazione di questa esperienza comune. I comportamenti devono essere ispirati a questa sensibilità, non è perciò un viaggio turistico. […] La sottoscrizione del presente codice è condizione pregiudiziale per la conferma della partecipazione».
Consapevoli delle peculiarità di un simile progetto gli studenti, accompagnati dal prof. Massimiliano Cossi, da Marina Picasso, dell’Agenzia Nuova Fabello, e naturalmente da Dario Pirovano e Angelo De Battista, sono partiti giovedì 27 febbraio alla volta di Linz, in Alta Austria, con le cime innevate e il Trenino Rosso del Bernina che facevano da cornice al passaggio della comitiva.
Il 28 febbraio, in mattinata, è cominciata la visita vera e propria al campo di concentramento di Ebensee, uno dei più importanti sottocampi del lager di Mauthausen. Affiancati dallo storico Carlo Saletti, gli studenti hanno osservato in silenzio un luogo di morte voluto da Hitler nel 1943, come sede alternativa a quella di Peenemünde, per fabbricare i missili balistici V2. A tal fine, i prigionieri furono costretti a scavare gallerie nelle montagne di quel comprensorio, abbandonando poi il progetto iniziale a causa di altre priorità sopraggiunte nel periodo bellico, prime tra tutte la produzione di carburante e la messa a punto di componenti per carri armati e autocarri.
Il pomeriggio del 27 febbraio è stato impiegato per la visita al castello di Hartheim, che dal 2003 è un luogo della memoria per le vittime dell’eutanasia nazionalsocialista. Istituto di cura per disabili psichici dal 1898, in seguito all’annessione dell’Austria al Terzo Reich venne requisito dai nazisti per l’eliminazione di soggetti portatori della medesima forma di disabilità. Tra il 1940 e il 1944, si uccisero circa 30.000 persone, classificate come “indegne di vivere”.
A partire dal 1941, il castello venne utilizzato per sopprimere prigionieri provenienti da vari campi.

Il giorno seguente è stato il più impegnativo, per la visita al campo di Mauthausen e a uno dei suoi più importanti sottocampi, quello di Gusen. Il primo vide la luce nell’agosto del 1938; l’Austria era da poco stata annessa al Reich. La struttura venne costruita su una collina, che le permetteva di dominare l’intero ambiente circostante. Già nel corso della Grande Guerra, in verità, su quell’area era sorto un campo destinato ai prigionieri militari dell’Impero austro-ungarico. Il complesso in pietra che i nazisti fecero costruire agli internati era naturalmente ben altra cosa e venne edificato proprio lì per la sua vicinanza con una cava di granito. L’ex direttore del museo di Mauthausen, che, dopo il pensionamento, ha continuato a collaborare in qualità di guida, ha spiegato agli studenti che l’omonimo lager apparteneva alla cosiddetta “terza categoria”, in base alla classificazione usualmente impiegata nel descrivere il sistema concentrazionario. In altri termini, chi vi entrava non ne usciva più. I primi deportati provenivano dal campo di Dachau; erano oppositori politici e il regime nazista li riteneva meritevoli dei lavori forzati. In seguito, arrivarono persone di diversa nazionalità: polacchi, ungheresi, spagnoli, sovietici, francesi, belgi, olandesi, italiani, senza dimenticare un gran numero di ebrei, rom e sinti. Più di diecimila, tra loro, trovarono la morte nelle camere a gas.
A Mauthausen, si trova pure la Scala della Morte, una fila di 186 gradini che consentivano il collegamento tra il campo e la cava di granito sottostante. Ciascun deportato doveva percorrere i gradini sconnessi e di diversa altezza, gravato del peso di un imponente blocco di pietra, che a sua volta era assicurato a una specie di zaino di legno. Quando un prigioniero cadeva, trascinava con sé i propri vicini. In alternativa, le SS usavano gettare i detenuti dalla parete di roccia che divide il campo dalla cava.
La liberazione, da parte degli Americani, avvenne il 5 maggio 1945.

Il campo di concentramento di Gusen, invece, fu eretto nel 1939 e rimase in funzione fino al 1945. Qui, vennero internati circa 71.000 detenuti, appartenenti a una trentina di nazioni. Più della metà non fece ritorno a casa. A liberazione avvenuta, il campo di concentramento è stato celermente rimosso. Ad oggi, davvero scarse sono le tracce del passato; sulla gran parte dei terreni dove si erano costruite le baracche, sorgono normalissime abitazioni.
Le organizzazioni dei sopravvissuti, però, nel 1965 fecero edificare a proprie spese il Memoriale di Gusen, un monumento costruito intorno al forno crematorio, che si era conservato.
Al termine della giornata, gli studenti del Greppi, del Bertacchi e la rappresentanza di Sondrio sono tornati a Mauthausen e hanno presenziato alla cerimonia di deposizione di una corona presso il memoriale italiano.
Da molto tempo, ormai, il Comitato ''In Treno per la Memoria'' organizza il viaggio verso alcuni tra i più significativi luoghi dello sterminio nazista. A dispetto delle suggestioni offerte dal transito sui tradizionali binari, però, il tragitto privilegia attualmente itinerari percorribili in autobus.
Quest’anno, quindici studenti dell'IISS Alessandro Greppi di Monticello Brianza hanno condiviso un’esperienza davvero formativa con altri ragazzi del Bertacchi di Lecco e con un istituto superiore di Sondrio. L’iniziativa, patrocinata da CGIL, CISL e UIL si è svolta tra il 27 febbraio e il 2 marzo.
Ebensee, Hartheim, Gusen e Mauthausen sono state le mete di questa sorta di pellegrinaggio, in luogo della più nota Auschwitz, situata in terra polacca.
Prima della partenza, gli alunni del Greppi hanno seguito una serie di incontri preparatori tenuti da Dario Pirovano, già docente di Lettere e rappresentante della CGIL, e da Angelo De Battista, studioso di Storia locale, insegnante e poi Dirigente scolastico del Badoni fino all’agosto 2023.

Gli studenti dell'Istituto Greppi con il professor Cossi
Tra gli argomenti affrontati, bisogna sottolineare l’approfondimento del primo articolo della Costituzione italiana, il quale enfatizza il carattere democratico della nostra repubblica, ma insieme la centralità del concetto di sovranità popolare, dal momento che è il popolo stesso la fonte di legittimazione del potere. L’attenzione degli studenti e dei formatori si è poi soffermata sulla lettera ''Al visitatore'' di Primo Levi, un testo che ribadisce l’importanza della memoria come strumento per non commettere più gli errori del passato. È necessario vigilare, per fare in modo che essi non si ripropongano, nemmeno in forme diverse da quelle storicamente assunte nella prima metà del XX secolo. Levi, insomma, ripropone la funzione della Storia come magistra vitae e le assegna il compito di orientare l’individuo, a mo’ di bussola, mantenendone viva la coscienza e la capacità di cogliere segnali di un malessere ad oggi (purtroppo) non ancora sopito.
Una specifica attenzione è stata dedicata anche all’intervista rilasciata dall’autore di Se questo è un uomo alla Rai nel 1975, in cui l’ex deportato rispondeva ad alcune domande sulla sua detenzione ad Auschwitz, luogo simbolo del sistema concentrazionario. Si trattava di un ricordo vicino o lontano, nonostante fossero trascorsi ben trent’anni? Le atrocità commesse avrebbero potuto ripetersi?
Infine, Pirovano e De Battista hanno illustrato i contenuti del cosiddetto Giuramento di Mauthausen, documento che si riferisce al maggio 1945, quando venne rimpatriato il primo contingente di deportati dell’omonimo campo. Sul piazzale dell’appello, venne pronunciato un discorso – noto come Giuramento di Mauthausen, appunto – ispirato ai valori della solidarietà, della libertà, del rispetto reciproco e della collaborazione.

Da sinistra la scala della morte e il piazzale dell’appello nel lager di Mauthausen
https://museonazionaleresistenza.it https://museonazionaleresistenza.it/story/il-giuramento-di-mauthausen//story/il-giuramento-di-mauthausen/
https://museonazionaleresistenza.it https://museonazionaleresistenza.it/story/il-giuramento-di-mauthausen//story/il-giuramento-di-mauthausen/
Prima di partire, è stato anche chiesto ai giovani partecipanti di sottoscrivere un codice etico, nel quale si ricordava che «il viaggio […] è l’esperienza di lavoro sulla memoria; si tratta di un impegno responsabile di tutti i partecipanti riguardo al suo significato e alla buona realizzazione di questa esperienza comune. I comportamenti devono essere ispirati a questa sensibilità, non è perciò un viaggio turistico. […] La sottoscrizione del presente codice è condizione pregiudiziale per la conferma della partecipazione».
Consapevoli delle peculiarità di un simile progetto gli studenti, accompagnati dal prof. Massimiliano Cossi, da Marina Picasso, dell’Agenzia Nuova Fabello, e naturalmente da Dario Pirovano e Angelo De Battista, sono partiti giovedì 27 febbraio alla volta di Linz, in Alta Austria, con le cime innevate e il Trenino Rosso del Bernina che facevano da cornice al passaggio della comitiva.
Il 28 febbraio, in mattinata, è cominciata la visita vera e propria al campo di concentramento di Ebensee, uno dei più importanti sottocampi del lager di Mauthausen. Affiancati dallo storico Carlo Saletti, gli studenti hanno osservato in silenzio un luogo di morte voluto da Hitler nel 1943, come sede alternativa a quella di Peenemünde, per fabbricare i missili balistici V2. A tal fine, i prigionieri furono costretti a scavare gallerie nelle montagne di quel comprensorio, abbandonando poi il progetto iniziale a causa di altre priorità sopraggiunte nel periodo bellico, prime tra tutte la produzione di carburante e la messa a punto di componenti per carri armati e autocarri.
Il pomeriggio del 27 febbraio è stato impiegato per la visita al castello di Hartheim, che dal 2003 è un luogo della memoria per le vittime dell’eutanasia nazionalsocialista. Istituto di cura per disabili psichici dal 1898, in seguito all’annessione dell’Austria al Terzo Reich venne requisito dai nazisti per l’eliminazione di soggetti portatori della medesima forma di disabilità. Tra il 1940 e il 1944, si uccisero circa 30.000 persone, classificate come “indegne di vivere”.
A partire dal 1941, il castello venne utilizzato per sopprimere prigionieri provenienti da vari campi.

Il portale di accesso al campo di Ebensee e il Castello di Hartheim
Il giorno seguente è stato il più impegnativo, per la visita al campo di Mauthausen e a uno dei suoi più importanti sottocampi, quello di Gusen. Il primo vide la luce nell’agosto del 1938; l’Austria era da poco stata annessa al Reich. La struttura venne costruita su una collina, che le permetteva di dominare l’intero ambiente circostante. Già nel corso della Grande Guerra, in verità, su quell’area era sorto un campo destinato ai prigionieri militari dell’Impero austro-ungarico. Il complesso in pietra che i nazisti fecero costruire agli internati era naturalmente ben altra cosa e venne edificato proprio lì per la sua vicinanza con una cava di granito. L’ex direttore del museo di Mauthausen, che, dopo il pensionamento, ha continuato a collaborare in qualità di guida, ha spiegato agli studenti che l’omonimo lager apparteneva alla cosiddetta “terza categoria”, in base alla classificazione usualmente impiegata nel descrivere il sistema concentrazionario. In altri termini, chi vi entrava non ne usciva più. I primi deportati provenivano dal campo di Dachau; erano oppositori politici e il regime nazista li riteneva meritevoli dei lavori forzati. In seguito, arrivarono persone di diversa nazionalità: polacchi, ungheresi, spagnoli, sovietici, francesi, belgi, olandesi, italiani, senza dimenticare un gran numero di ebrei, rom e sinti. Più di diecimila, tra loro, trovarono la morte nelle camere a gas.
A Mauthausen, si trova pure la Scala della Morte, una fila di 186 gradini che consentivano il collegamento tra il campo e la cava di granito sottostante. Ciascun deportato doveva percorrere i gradini sconnessi e di diversa altezza, gravato del peso di un imponente blocco di pietra, che a sua volta era assicurato a una specie di zaino di legno. Quando un prigioniero cadeva, trascinava con sé i propri vicini. In alternativa, le SS usavano gettare i detenuti dalla parete di roccia che divide il campo dalla cava.
La liberazione, da parte degli Americani, avvenne il 5 maggio 1945.

Memoriale di Gusen
https://www.gusen-memorial.org/it
https://www.gusen-memorial.org/it
Il campo di concentramento di Gusen, invece, fu eretto nel 1939 e rimase in funzione fino al 1945. Qui, vennero internati circa 71.000 detenuti, appartenenti a una trentina di nazioni. Più della metà non fece ritorno a casa. A liberazione avvenuta, il campo di concentramento è stato celermente rimosso. Ad oggi, davvero scarse sono le tracce del passato; sulla gran parte dei terreni dove si erano costruite le baracche, sorgono normalissime abitazioni.
Le organizzazioni dei sopravvissuti, però, nel 1965 fecero edificare a proprie spese il Memoriale di Gusen, un monumento costruito intorno al forno crematorio, che si era conservato.
Al termine della giornata, gli studenti del Greppi, del Bertacchi e la rappresentanza di Sondrio sono tornati a Mauthausen e hanno presenziato alla cerimonia di deposizione di una corona presso il memoriale italiano.
Prof.Massimiliano Cossi