Sanità: 100mila firme per superare l'equivalenza tra pubblico e privato profit
È ufficialmente partito ieri, in Commissione Sanità del consiglio regionale, l’iter di discussione della proposta di legge di iniziativa popolare di riforma dell’organizzazione della sanità lombarda su cui il Partito democratico, nel corso del 2024, ha raccolto oltre 100mila firme. Da Statuto regionale, il consiglio ha tempo sei mesi, fino al 20 ottobre, per portarla in Aula per l’approvazione o per essere respinta.
Già da oggi, con la prima tappa di Pavia, per arrivare sabato 5 aprile, alle 10, alla Casa di comunità di Calolziocorte, il Pd lombardo è impegnato in presidi davanti agli ospedali e alle Ats per sensibilizzare i cittadini e chiedere il loro sostegno per l’approvazione della proposta di legge, che dovrà affrontare la prevedibile opposizione della maggioranza consiliare di destra e di centro.

Il progetto di legge mira a modificare la normativa attuale nei principi, per superare l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata profit, sancita dall’ultima riforma firmata da Fontana e Moratti. Alla Regione deve essere ridata la potestà di governare l’offerta sanitaria, cioè di chiedere anche agli operatori privati di fornire le prestazioni che corrispondano ai bisogni di salute dei cittadini, non al criterio economico del maggior profitto. La nuova legge mira a introdurre o rinforzare quattro principi: universalità del servizio; centralità della prevenzione; priorità dei servizi territoriali; governo pubblico degli erogatori dei servizi.
Il nostro obiettivo è accorciare i tempi di attesa per tutti, e non solo per chi si può pagare visite ed esami, prevenire la malattia, curare i cronici vicino a casa, non lasciare sole le persone con disabilità, anziane, minori: questa è di fatto la traduzione dei quattro principi. Bisogna cambiare le politiche, riorganizzare il servizio, valorizzare molto di più gli infermieri, i medici, i professionisti. Noi crediamo che la nostra legge di iniziativa popolare sia una scintilla per innescare un grande cambiamento. Abbiamo lottato per portarla in consiglio regionale e vogliamo insistere con questa determinazione.
Questa è la terza modifica del testo unico della sanità lombarda, che si rende necessaria perché le due precedenti, volute prima da Maroni e poi da Moratti, hanno fallito. Non hanno risolto le gravi criticità del sistema, a partire dal rilancio della sanità territoriale. C’è bisogno di superare il modello ospedalocentrico del servizio sanitario lombardo, come indica lo stesso Pnrr, che ha stanziato ingenti risorse per le Case di comunità, strutture che devono essere considerate al pari grado degli ospedali e godere di autonomia gestionale.
Già da oggi, con la prima tappa di Pavia, per arrivare sabato 5 aprile, alle 10, alla Casa di comunità di Calolziocorte, il Pd lombardo è impegnato in presidi davanti agli ospedali e alle Ats per sensibilizzare i cittadini e chiedere il loro sostegno per l’approvazione della proposta di legge, che dovrà affrontare la prevedibile opposizione della maggioranza consiliare di destra e di centro.

Il progetto di legge mira a modificare la normativa attuale nei principi, per superare l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata profit, sancita dall’ultima riforma firmata da Fontana e Moratti. Alla Regione deve essere ridata la potestà di governare l’offerta sanitaria, cioè di chiedere anche agli operatori privati di fornire le prestazioni che corrispondano ai bisogni di salute dei cittadini, non al criterio economico del maggior profitto. La nuova legge mira a introdurre o rinforzare quattro principi: universalità del servizio; centralità della prevenzione; priorità dei servizi territoriali; governo pubblico degli erogatori dei servizi.
Il nostro obiettivo è accorciare i tempi di attesa per tutti, e non solo per chi si può pagare visite ed esami, prevenire la malattia, curare i cronici vicino a casa, non lasciare sole le persone con disabilità, anziane, minori: questa è di fatto la traduzione dei quattro principi. Bisogna cambiare le politiche, riorganizzare il servizio, valorizzare molto di più gli infermieri, i medici, i professionisti. Noi crediamo che la nostra legge di iniziativa popolare sia una scintilla per innescare un grande cambiamento. Abbiamo lottato per portarla in consiglio regionale e vogliamo insistere con questa determinazione.
Questa è la terza modifica del testo unico della sanità lombarda, che si rende necessaria perché le due precedenti, volute prima da Maroni e poi da Moratti, hanno fallito. Non hanno risolto le gravi criticità del sistema, a partire dal rilancio della sanità territoriale. C’è bisogno di superare il modello ospedalocentrico del servizio sanitario lombardo, come indica lo stesso Pnrr, che ha stanziato ingenti risorse per le Case di comunità, strutture che devono essere considerate al pari grado degli ospedali e godere di autonomia gestionale.
Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale PD