C’è sempre un’isola nascosta che fa male alla cives
L’isola è un luogo a se stante, è un ecosistema staccato e indipendente. In particolare, la piccola isola è un punto disperso sul mappamondo, sulla carta geografica, compare nei sogni quando c’è un desiderio di solitudine e di fuga. L’isola è un angolo in cui si scoprono cose impensabili. È sempre stata fonte di ispirazione e di analisi delle cose del mondo. Nella piccola isola lo sguardo si disperde come un battito d’ali di gabbiano all’orizzonte guardando la linea che unisce il cielo e il mare.
Per ognuno c’è un’isola.
Per Alexandre Dumas, l’isola di Montecristo è il luogo di ricchezza, riscatto, vendetta, potere. Edmond Dantés, dopo avere trascorso quattordici anni nell’isolotto Castello, a breve distanza da Marsiglia, con padre Faria ricostruisce ignaro la sua destinazione diventando Conte di Montecristo.
Ogni isola ha la sua storia.
L’isola di Pianosa è piatta, lunga e da lontano sembra che debba precipitare sotto le onde del Tirreno. Nel 1858, il Granducato di Toscana crea una colonia agricola penale, dove il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, è stato detenuto dal regime fascista. Negli anni settanta, il Generale Dalla Chiesa, la trasforma in un carcere di massima sicurezza e gli abitanti sono allontanati. Oggi, il fatiscente borgo è da guerre stellari. Dalla residenza del direttore della Colonia Penale, costruita nel XIX secolo, è stato ricavato un piccolo albergo gestito da una cooperativa di volontari e c’è un piccolo ristoro condotto da detenuti.
Invece, l’isola dello scheletro è quella narrata da Robert Luis Balfour Stevenson ne ‘L’isola del tesoro’. È una storia di pirateria, di conquiste coloniali da parte dell’Impero Inglese. Stevenson, ne ‘L’isola del tesoro’, evidenzia conflitti, sconvolgimenti, repressioni, che gli abitanti delle Isole Marchesi, subiscono. É una critica spietata al colonialismo, al potere distruttivo.
L’isola di Lampedusa è un’isola del Mediterraneo che si fa carico degli sbarchi di migranti che provengono dal Medio Oriente, Africa, Asia meridionale. È l’isola dell’incertezza della globalizzazione, della cecità strategica delle politiche migratorie di un continente che teme l’invecchiamento, che ha paura di perdere potere, identità. È il capro espiatorio dell’impotenza e della paura.
Nell’isola di Ogigia, da sette anni, Ulisse si strugge dalla nostalgia; passa giornate intere a fissare il mare ipnotizzato dai ricordi: soffre, piange e sogna il giorno del ritorno. Calipso lo libera, lo aiuta a costruire una zattera per tornare a casa. Ama Penelope, desidera tornare da suo figlio, desidera ricongiungersi con i suoi affetti e dimorare di nuovo nella sua terra.
L’isola è anche un luogo di sofferenza, abbandono, lontananza; non è solo un luogo di fuga, smarrimento, ricerca di un sé. Ulisse quando giunge a Itaca si sente un estraneo, uno straniero, eppure è casa sua, ma la lontananza, il distacco, il tempo passato e il naufragar del mare negli anni hanno mutato le condizioni del potere. Ulisse è straniero nella sua isola natia, ha bisogno di essere riconosciuto per riconquistare la sua famiglia, i suoi poteri: è costretto a combattere.
Così pure, l’isola di Ventotene nel mar Tirreno, antica Pandataria, ha ospitato esiliati sin dal secondo secolo a.C con Giulia, figlia di Augusto, poi Agrippina nipote di Tiberio, poi Ottavia moglie di Nerone, poi antifascisti dal 1941 al 1944.
Ogni isola nasconde segreti, energie, disperazione. Come nell’isola di Gorgona, di fronte a Livorno, che, con i suoi 220 ettari di superficie, occupa ancora una casa di reclusione (unica isola-prigione attiva in Europa) con una settantina detenuti con pene definitive da scontare. Non si può accedere perché l’isola è chiusa. È come l’isola penale di Sachalin (Giappone-Siberia 1890) narrata da Čechov. È ora di chiudere anche quella di Gorgona e riaprire l’isola alla civiltà.
C’è sempre un’isola nascosta che fa male alla cives.
Per ognuno c’è un’isola.
Per Alexandre Dumas, l’isola di Montecristo è il luogo di ricchezza, riscatto, vendetta, potere. Edmond Dantés, dopo avere trascorso quattordici anni nell’isolotto Castello, a breve distanza da Marsiglia, con padre Faria ricostruisce ignaro la sua destinazione diventando Conte di Montecristo.
Ogni isola ha la sua storia.
L’isola di Pianosa è piatta, lunga e da lontano sembra che debba precipitare sotto le onde del Tirreno. Nel 1858, il Granducato di Toscana crea una colonia agricola penale, dove il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, è stato detenuto dal regime fascista. Negli anni settanta, il Generale Dalla Chiesa, la trasforma in un carcere di massima sicurezza e gli abitanti sono allontanati. Oggi, il fatiscente borgo è da guerre stellari. Dalla residenza del direttore della Colonia Penale, costruita nel XIX secolo, è stato ricavato un piccolo albergo gestito da una cooperativa di volontari e c’è un piccolo ristoro condotto da detenuti.
Invece, l’isola dello scheletro è quella narrata da Robert Luis Balfour Stevenson ne ‘L’isola del tesoro’. È una storia di pirateria, di conquiste coloniali da parte dell’Impero Inglese. Stevenson, ne ‘L’isola del tesoro’, evidenzia conflitti, sconvolgimenti, repressioni, che gli abitanti delle Isole Marchesi, subiscono. É una critica spietata al colonialismo, al potere distruttivo.
L’isola di Lampedusa è un’isola del Mediterraneo che si fa carico degli sbarchi di migranti che provengono dal Medio Oriente, Africa, Asia meridionale. È l’isola dell’incertezza della globalizzazione, della cecità strategica delle politiche migratorie di un continente che teme l’invecchiamento, che ha paura di perdere potere, identità. È il capro espiatorio dell’impotenza e della paura.
Nell’isola di Ogigia, da sette anni, Ulisse si strugge dalla nostalgia; passa giornate intere a fissare il mare ipnotizzato dai ricordi: soffre, piange e sogna il giorno del ritorno. Calipso lo libera, lo aiuta a costruire una zattera per tornare a casa. Ama Penelope, desidera tornare da suo figlio, desidera ricongiungersi con i suoi affetti e dimorare di nuovo nella sua terra.
L’isola è anche un luogo di sofferenza, abbandono, lontananza; non è solo un luogo di fuga, smarrimento, ricerca di un sé. Ulisse quando giunge a Itaca si sente un estraneo, uno straniero, eppure è casa sua, ma la lontananza, il distacco, il tempo passato e il naufragar del mare negli anni hanno mutato le condizioni del potere. Ulisse è straniero nella sua isola natia, ha bisogno di essere riconosciuto per riconquistare la sua famiglia, i suoi poteri: è costretto a combattere.
Così pure, l’isola di Ventotene nel mar Tirreno, antica Pandataria, ha ospitato esiliati sin dal secondo secolo a.C con Giulia, figlia di Augusto, poi Agrippina nipote di Tiberio, poi Ottavia moglie di Nerone, poi antifascisti dal 1941 al 1944.
Ogni isola nasconde segreti, energie, disperazione. Come nell’isola di Gorgona, di fronte a Livorno, che, con i suoi 220 ettari di superficie, occupa ancora una casa di reclusione (unica isola-prigione attiva in Europa) con una settantina detenuti con pene definitive da scontare. Non si può accedere perché l’isola è chiusa. È come l’isola penale di Sachalin (Giappone-Siberia 1890) narrata da Čechov. È ora di chiudere anche quella di Gorgona e riaprire l’isola alla civiltà.
C’è sempre un’isola nascosta che fa male alla cives.
Dr.Enrico Magni, psicologo e giornalista