Sirone, IterFestival: con il suo primo romanzo Antonio Albanese fa il pieno di pubblico a teatro
Il teatro San Carlo di Sirone ieri sera, mercoledì 9 aprile, era gremito, con persone rimaste senza posto a sedere per l’intera serata. Non era in programma uno spettacolo teatrale e nemmeno la proiezione di una pellicola cinematografica: Antonio Albanese ha riempito il teatro per il suo debutto come romanziere. ''La strada giovane'', questo il titolo del volume ispirato a una storia di famiglia, è arrivato in libreria il 1° aprile.
Iniziato da pochi giorni il tour di presentazione, Albanese è stato ospite della serata d’apertura di IterFestival, l’ottava edizione della kermesse letteraria promossa dal Consorzio Brianteo Villa Greppi che quest’anno ha come tema le sfide perché, come spiegato dalla direttrice artistica del festival Martina Garancini, ''proprio come nei libri più avvincenti, anche nelle nostre vite i momenti più difficili spesso precedono le svolte più straordinarie''.

L’assessore a cultura e istruzione Irma Rottoli, salutando l’ampia platea, ha manifestato la soddisfazione del Comune per l’adesione al Consorzio che consente di portare nella comunità eventi culturali di altro calibro.
Lucia Urbano, presidente del Consorzio, si è detta particolarmente felice di cominciare la rassegna con Albanese, amatissimo dal pubblico come attore, comico e regista, ma anche perché il testo, ambientato dopo l’armistizio del 1943, si riallaccia a ''Percorsi nella Memoria'', il progetto istituzionale che il Consorzio Brianteo Villa Greppi organizza ogni anno dal 2007 in occasione del Giorno della Memoria.
Martina Garancini, nella veste di moderatrice dell’incontro, ha fatto scoprire l’attore e comico sia nella sua nuova veste da romanziere che si intreccia con la sua storia familiare sia con i riferimenti alle sue pellicole cinematografiche.

''È il mio primo romanzo, ma è una storia che arriva da lontano, dal Comune più alto del parco delle Madonie, in Sicilia, a 1200 metri d’altezza. Fino a quando sono stato ragazzo, ho frequentato le estati lì e ricordo che mio zio una volta disse: sono scappato mangiando lumache e bevendo negli stagni. Quando ho voluto saperne di più, ho capito che mio zio non riusciva e non voleva ricordare questi momenti strazianti. Così ho cominciato a cercare e a leggere di questi giovani abbandonati dopo l’Armistizio del 1943. Mi sembrava interessante raccontare di un giovane che dall’Austria fugge per tornare in Sicilia'' ha affermato Albanese, che nella stesura del testo ha pensato ai giovani d’oggi.

''Voglio raccontare ai giovani il loro potenziale, che magari non credono di avere: con la loro energia, possono aprire mille porte. Oggi vengono considerati più come un problema anziché come persone piene di risorse. Mi piaceva raccontare che il potenziale dei giovani è straordinario. Il romanzo quindi racconta una storia, se vogliamo, anche contemporanea. Nino è un esempio estremo, ma è un giovane meraviglioso come meravigliosi sono i giovani di oggi''.

Vista la sua presenza nella provincia che gli ha dato i natali (Albanese è originario di Olginate ndr), ha tenuto a sottolineare come nella zona si siano progressivamente persi i centri aggregativi che hanno invece formato i ragazzi della sua generazione: parla con dispiacere e tristezza di cinema, teatri e luoghi di ritrovo per ragazzi che lui stesso ha frequentato e che oggi sono quasi scomparsi, generando nei giovani smarrimento e disorientamento. ''Il secondo cinema a Lecco è stato creato da don Milani che ha fatto una cosa bellissima mentre il teatro sociale è chiuso da anni. Rimangono almeno i centri parrocchiali e gli oratori''dice con amarezza.

Nino, giovane panettiere siciliano, è il protagonista del romanzo che subisce la cattura dopo l'8 settembre e viene deportato in un campo di prigionia in Austria come IMI, un internato militare, che non gode nemmeno dei diritti di un prigioniero. Qui stringe amicizia con due compagni, con i quali tenterà la fuga, approfittando dello scompiglio per i festeggiamenti di Capodanno. Comincia per loro un viaggio verso casa, che percorre l’Italia per intera, da nord a sud, per circa 1.700 chilometri: lo accompagnano, chilometro dopo chilometro, la fame, il freddo e la paura, fattori che rendono difficile e complicato il suo ritorno. Nel viaggio, Nino lascia innocenza e giovinezza, ma a sostenerlo in queste fatiche attraverso i territori occupati dai nazisti, dove intanto continuano i bombardamenti e combattono i partigiani, ci sono i ricordi e soprattutto la speranza di riabbracciare chi ama, Maria Assunta. Lei è infatti una figura centrale del romanzo perché la speranza di ritrovare l’amore sarà determinante, nonostante la distruzione attorno a lui e la deprivazione emotiva ed affettiva cui è sottoposto.

In questo viaggio sono ricorrenti alcuni cibi: il pane, la manna, il rabarbaro e i babaluci in umido. Albanese ha spiegato così: “La manna è uno zucchero naturale che esiste nel parco delle Madonie, i babaluci sono lumache che si raccolgono d’estate e si mangiano con i cardi e sono un richiamo allo zio. La scelta del rabarbaro l’ho fatta perché mi piaceva l’idea di focalizzare l’attenzione su un sapore diverso da quello che conosciamo e così il lettore cerca di sentirlo: è un modo per attirare l’attenzione”.
Nel suo viaggio, Nino sarà accompagnato da due amici conosciuti nel campo di prigionia: Lorenzo, giovane toscano colto e spigliato, che con lui lavora nelle cucine governate dal Piemontese, un gigantesco macellaio. ''Sono due corpi e menti diverse, uno più attento e l’altro più grossolano e questo è molto cinematografico'' ha aggiunto l’autore.

Al testo, Albanese lavora da sette anni: ''Ci ho messo tantissimo a scriverlo ed è una storia che non voleva uscire. L’ho scritto con il grande desiderio di raccontare lo strazio vissuto da Nino che, a differenza di tantissimi, è riuscito a raggiungere la sua amata e il suo paese. Il racconto è pieno di speranze ed è nato come sceneggiatura cinematografica: non avevo infatti un contratto con la casa editrice. Avevo desiderio di perfezionare e migliorare questa storia e, quando l’ho ritenuta completa, l’ho fatta leggere a tre amici e poi l’ho presentata a Feltrinelli, che l’ha subito ben accolto''.

L’obiettivo di Albanese, tra i tanti progetti che ha in corso, è quello di fare una trasposizione cinematografica del racconto. Con rammarico, ha confidato al pubblico che gli sarebbe tanto piaciuto rappresentare Nino ''perché struggente, vivo, positivo'', ma anagraficamente non può interpretare il ruolo di un giovane. Dovrà quindi ripensarsi con un altro personaggio, forse il ferroviere ha anticipato. Quel che è certo è che il popolare attore è tutt’ora amatissimo e, come ha lasciato intendere il pubblico in sala, ci si aspetta l’uscita del film su questo primo romanzo.
Iniziato da pochi giorni il tour di presentazione, Albanese è stato ospite della serata d’apertura di IterFestival, l’ottava edizione della kermesse letteraria promossa dal Consorzio Brianteo Villa Greppi che quest’anno ha come tema le sfide perché, come spiegato dalla direttrice artistica del festival Martina Garancini, ''proprio come nei libri più avvincenti, anche nelle nostre vite i momenti più difficili spesso precedono le svolte più straordinarie''.

Antonio Albanese
L’assessore a cultura e istruzione Irma Rottoli, salutando l’ampia platea, ha manifestato la soddisfazione del Comune per l’adesione al Consorzio che consente di portare nella comunità eventi culturali di altro calibro.
Lucia Urbano, presidente del Consorzio, si è detta particolarmente felice di cominciare la rassegna con Albanese, amatissimo dal pubblico come attore, comico e regista, ma anche perché il testo, ambientato dopo l’armistizio del 1943, si riallaccia a ''Percorsi nella Memoria'', il progetto istituzionale che il Consorzio Brianteo Villa Greppi organizza ogni anno dal 2007 in occasione del Giorno della Memoria.
Martina Garancini, nella veste di moderatrice dell’incontro, ha fatto scoprire l’attore e comico sia nella sua nuova veste da romanziere che si intreccia con la sua storia familiare sia con i riferimenti alle sue pellicole cinematografiche.

''È il mio primo romanzo, ma è una storia che arriva da lontano, dal Comune più alto del parco delle Madonie, in Sicilia, a 1200 metri d’altezza. Fino a quando sono stato ragazzo, ho frequentato le estati lì e ricordo che mio zio una volta disse: sono scappato mangiando lumache e bevendo negli stagni. Quando ho voluto saperne di più, ho capito che mio zio non riusciva e non voleva ricordare questi momenti strazianti. Così ho cominciato a cercare e a leggere di questi giovani abbandonati dopo l’Armistizio del 1943. Mi sembrava interessante raccontare di un giovane che dall’Austria fugge per tornare in Sicilia'' ha affermato Albanese, che nella stesura del testo ha pensato ai giovani d’oggi.

''Voglio raccontare ai giovani il loro potenziale, che magari non credono di avere: con la loro energia, possono aprire mille porte. Oggi vengono considerati più come un problema anziché come persone piene di risorse. Mi piaceva raccontare che il potenziale dei giovani è straordinario. Il romanzo quindi racconta una storia, se vogliamo, anche contemporanea. Nino è un esempio estremo, ma è un giovane meraviglioso come meravigliosi sono i giovani di oggi''.

Al microfono l'assessore Irma Rottoli, mentre a sinistra Lucia Urbano, presidente del Consorzio Brianteo Villa Greppi, promotore di IterFestival
Vista la sua presenza nella provincia che gli ha dato i natali (Albanese è originario di Olginate ndr), ha tenuto a sottolineare come nella zona si siano progressivamente persi i centri aggregativi che hanno invece formato i ragazzi della sua generazione: parla con dispiacere e tristezza di cinema, teatri e luoghi di ritrovo per ragazzi che lui stesso ha frequentato e che oggi sono quasi scomparsi, generando nei giovani smarrimento e disorientamento. ''Il secondo cinema a Lecco è stato creato da don Milani che ha fatto una cosa bellissima mentre il teatro sociale è chiuso da anni. Rimangono almeno i centri parrocchiali e gli oratori''dice con amarezza.

Martina Garancini, moderatrice della serata
Nino, giovane panettiere siciliano, è il protagonista del romanzo che subisce la cattura dopo l'8 settembre e viene deportato in un campo di prigionia in Austria come IMI, un internato militare, che non gode nemmeno dei diritti di un prigioniero. Qui stringe amicizia con due compagni, con i quali tenterà la fuga, approfittando dello scompiglio per i festeggiamenti di Capodanno. Comincia per loro un viaggio verso casa, che percorre l’Italia per intera, da nord a sud, per circa 1.700 chilometri: lo accompagnano, chilometro dopo chilometro, la fame, il freddo e la paura, fattori che rendono difficile e complicato il suo ritorno. Nel viaggio, Nino lascia innocenza e giovinezza, ma a sostenerlo in queste fatiche attraverso i territori occupati dai nazisti, dove intanto continuano i bombardamenti e combattono i partigiani, ci sono i ricordi e soprattutto la speranza di riabbracciare chi ama, Maria Assunta. Lei è infatti una figura centrale del romanzo perché la speranza di ritrovare l’amore sarà determinante, nonostante la distruzione attorno a lui e la deprivazione emotiva ed affettiva cui è sottoposto.

In questo viaggio sono ricorrenti alcuni cibi: il pane, la manna, il rabarbaro e i babaluci in umido. Albanese ha spiegato così: “La manna è uno zucchero naturale che esiste nel parco delle Madonie, i babaluci sono lumache che si raccolgono d’estate e si mangiano con i cardi e sono un richiamo allo zio. La scelta del rabarbaro l’ho fatta perché mi piaceva l’idea di focalizzare l’attenzione su un sapore diverso da quello che conosciamo e così il lettore cerca di sentirlo: è un modo per attirare l’attenzione”.
Nel suo viaggio, Nino sarà accompagnato da due amici conosciuti nel campo di prigionia: Lorenzo, giovane toscano colto e spigliato, che con lui lavora nelle cucine governate dal Piemontese, un gigantesco macellaio. ''Sono due corpi e menti diverse, uno più attento e l’altro più grossolano e questo è molto cinematografico'' ha aggiunto l’autore.

Al testo, Albanese lavora da sette anni: ''Ci ho messo tantissimo a scriverlo ed è una storia che non voleva uscire. L’ho scritto con il grande desiderio di raccontare lo strazio vissuto da Nino che, a differenza di tantissimi, è riuscito a raggiungere la sua amata e il suo paese. Il racconto è pieno di speranze ed è nato come sceneggiatura cinematografica: non avevo infatti un contratto con la casa editrice. Avevo desiderio di perfezionare e migliorare questa storia e, quando l’ho ritenuta completa, l’ho fatta leggere a tre amici e poi l’ho presentata a Feltrinelli, che l’ha subito ben accolto''.

L’obiettivo di Albanese, tra i tanti progetti che ha in corso, è quello di fare una trasposizione cinematografica del racconto. Con rammarico, ha confidato al pubblico che gli sarebbe tanto piaciuto rappresentare Nino ''perché struggente, vivo, positivo'', ma anagraficamente non può interpretare il ruolo di un giovane. Dovrà quindi ripensarsi con un altro personaggio, forse il ferroviere ha anticipato. Quel che è certo è che il popolare attore è tutt’ora amatissimo e, come ha lasciato intendere il pubblico in sala, ci si aspetta l’uscita del film su questo primo romanzo.
Michela Mauri