Colle B.za: i fatti del 1943 in una serata di testimonianze a Giovenzana

Una chiesa gremita, un silenzio denso di ascolto, un’intera comunità riunita per onorare l’80° anniversario della Liberazione. Si è svolta negli scorsi giorni, presso la parrocchiale di San Donnino a Giovenzana, l’iniziativa promossa dal Comune di Colle Brianza nell’ambito delle celebrazioni per il 25 aprile. Un evento voluto e organizzato in collaborazione con ANPI provinciale di Lecco, il gruppo Alpini Campanone e Campsirago Residenza, pensato come momento corale di riflessione e ricordo dei tragici fatti del ’43, avvenuti proprio nella località di Giovenzana. 
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A dare il via alla serata il saluto del sindaco Tiziana Galbusera, che ha ringraziato ''don Alberto Pirovano per l’ospitalità e i ragazzi e i sagrestani che si sono occupati dell’allestimento con dedizione''. Un’introduzione sentita, in cui il primo cittadino ha ricordato il senso dell’iniziativa: ''Quella di oggi è una tappa fondamentale di un percorso di memoria collettiva. Abbiamo voluto ricordare una pagina drammatica e al tempo stesso fondativa della nostra storia, proprio nei luoghi che ancora ne portano il segno''.
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La serata è stata scandita da momenti teatrali, ma soprattutto racconti di carattere storico. Al centro della scena, la figura di Don Riccardo Corti, parroco arrestato a Colle Brianza – proprio al di fuori della Chiesetta di Giovenzana - nell’ottobre del 1943 e protagonista del volume ''Cronaca di una prigionia 1943–1945''.
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Proprio da questo libro ha preso spunto il monologo portato in scena con intensità da Stefano Pirovano, che ha interpretato alcuni dei passaggi più significativi e toccanti della prigionia del sacerdote. ''Ringrazio la signora Carmen per il grande lavoro di rilettura e approfondimento del testo, che ha permesso la ristampa del libro e la stesura del monologo'' ha sottolineato ancora il sindaco. Un ringraziamento è stato rivolto anche alla Tipografia Paolo Cattaneo, che ha sostenuto la ristampa del volume.
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Accanto alla narrazione teatrale, gli interventi dei membri dell’Anpi provinciale di Lecco, Alberto Magni e Anselmo Brambilla, che attraverso parole, immagini e documenti hanno ricostruito le vicende del territorio all’indomani dell’8 settembre 1943. Tra gli spunti emersi, anche l’annuncio della posa – in attesa del definitivo ripristino dell’area di Pessina – di un pannello informativo sull’eccidio che colpì la zona nell’autunno del ’43, ora momentaneamente posato nello stesso luogo in cui venne arrestato Don Riccardo. 
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Enrico Avagnina, Presidente ANPI Lecco, ha infatti sottolineato che il pannello storico presso la Chiesa sarà una dele stazioni di quel percorso resistenziale di memoria sui luoghi della Resistenza che come ANPI, in collaborazione con le diverse amministrazioni, si vuole costruire. 
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A chiudere la serata, la seconda parte del monologo e la lettura di un testo scritto da Paolo Cattaneo, assente fisicamente ma presente con un contributo carico di memoria personale. Il suo racconto ha restituito il volto umano e quotidiano di quei tempi: i ricordi di un bambino di sette anni, la venerazione per Don Riccardo, le fughe nei boschi, le Messe domenicali con i vestiti della festa. ''Ricordo come un giorno di ottobre nel 1943 mio padre ricevette una soffiata da Mandello: si stava preparando un rastrellamento in Brianza. La partenza per San Genesio fu improvvisa. Sarebbe stato un disastro come a Pessina, se non ci fosse stata quella prontezza'' scrive Cattaneo.
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Parole che riportano alla luce episodi mai dimenticati, come l’intervento decisivo di Taloo, custode del convento e figura cardine di quelle vicende, capace con la sua risposta saggia e ferma di evitare un disastro. 
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Nel suo ricordo, Paolo Cattaneo rievoca un episodio accaduto nell’ottobre del 1943, quando rimase sorpreso dalla partenza improvvisa verso San Genesio in un giorno feriale. ''Infatti il papà Antonio aveva avuto una soffiata da Mandello, dove era collocato un punto di comando delle SS di un rastrellamento in Brianza, e la preoccupazione era quella di avvertire i ragazzi rifugiati nei boschi...''.
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Ricorda ancora i nascondigli sotto le tende nella zona della Piana o del Butarello, e sottolinea come, senza quell’allerta, si sarebbe potuto verificare un disastro simile a quello di Pessina. Racconta l’intervento del padre, che giunto al convento chiese al custode: ''Taloo, se fem?'' e ricevette la risposta: ''Lasem avert tuto...''. Le armi spararono a salve per far girare l’angelo del campanile, e quel gesto – che ancora oggi ha lasciato un foro visibile – salvò il convento da irruzioni e danni. ''Risposta di saggezza estrema che salvò il convento da abbattimenti di porte e danni'' aggiunge.
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Cattaneo ricorda con affetto Pizzagalli Natale, detto Taloo, e tutta la sua famiglia, con cui da bambino trascorreva le estati a Campsirago. Solo dopo la guerra scoprì che Taloo aiutava i fuggitivi, nascosti nei fienili del convento, e li accompagnava di notte oltre il confine. ''Noi non ci accorgemmo mai di nulla, ma lo capimmo da due inglesi che, dopo la guerra, tornarono a ringraziare...''. Descrive Taloo come una figura severa ma profondamente buona, ''di una bontà d’animo paterna unita alla saggezza contadina e all’onestà''.
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''Per me è stato un nonno - ha scritto ancora Cattaneo - Riposa oggi con la sua Carlotta nel cimitero di Giovenzana''. 
I presenti hanno quindi rivolto un pensiero a questi uomini e alle loro famiglie, che restano parte viva delle terre, dei monti, e di quella storia, che non si dovrebbe smettere di ricordare.
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