Mary Patrizio si “confessa' in un'intervista su Raitre. "Dopo la nascita di Mirko sono precipitata in un abisso. Ho perso tutto ma spero che la mia vita non si fermi qui'
E' stata la convinzione di non poter essere una buona madre per il suo bambino, il non sentirsi all'altezza per quel difficile ruolo, a spingere Mary Patrizio a uccidere, il 18 maggio 2005 a Valaperta, Mirko, il suo bimbo di 5 mesi. E dopo il tragico infanticidio, la sua mente l'ha obbligata a inscenare un finto assalto da parte di una banda di ladri, una delle più grandi paure che la attanagliava sin da quando era bambina.
Una confessione totale quella di Mary Patrizio, andata in onda nella serata di ieri su Raitre, nel programma "Storie Maledette", condotto dalla bravissima giornalista Franca Leosini. Mary ha ripercorso le tappe più importanti della sua vita, partendo dai gravi disagi vissuti nella sua infelice infanzia.

Mary Patrizio
E' diversa la 33enne originaria di Brugherio, da come appariva sulle foto pubblicate da alcuni media subito dopo la tragedia, (foto che questo giornale mai ha pubblicato) quelle scattate in pose accattivanti, che avevano dipinto la giovane come un'aspirante velina, che avrebbe ucciso il figlioletto per rincorrere il sogno di sfondare in tv. Mary Patrizio dal 2005 è detenuta presso l'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova.
L'intervista è stata registrata proprio lì, tra le variopinte tele del laboratorio della struttura ospedaliera, dove la mamma di Valaperta sta tentando di superare il difficile trauma dell'omicidio del figlioletto Mirko. Un bambino fortemente voluto dalla ragazza e dall'ex marito Kristian Magni, conosciutisi quando erano poco più che adolescenti.
Un arrivo, quello di Kristian nella vita di Mary, in grado di portare aria fresca in un clima segnato da difficoltà legate al rapporto con i genitori. "Mia madre soffriva di esaurimenti nervosi - ha spiegato la Patrizio - stava spesso a letto e aveva degli sfoghi molto forti. Mio padre invece, era molto sensibile e non riusciva a reggere quella situazione. In più soffriva di epilessia. Un rapporto difficile quello che mi legava a mia madre. Io da lei cercavo il contatto fisico, un abbraccio, una carezza, una parola di conforto nei momenti difficili, invece niente. Solo da quando è successa la tragedia ho potuto recuperare il legame con i miei genitori, che hanno saputo starmi vicino, non mi hanno mai abbandonata".

La giornalista Franca Leosini
La vita di Mary Patrizio recupera un po' di colore grazie all'unione con Kristian, con cui si sposa nel 1999. Ottimo anche il rapporto con la famiglia dello sposo, sempre molto vicina alla giovane panettiera di Brugherio. Dopo 6 anni di vita matrimoniale, la coppia si sente pronta per avere un figlio. La gravidanza trascorre felice, nell'attesa di mettere alla luce quell'angelo che non avrebbe che rallegrato ancora di più la loro già felice vita di coppia. Il travaglio però, è difficile e doloroso per Mary e segna l'inizio di un tunnel di depressione e sconforto dal quale la donna non si riprenderà più. "Abbiamo vissuto i primi tre mesi a casa dei genitori di Kristian perchè per caso abbiamo avuto un problema con la caldaia e siamo stati costretti a spostarci da loro. E' stato un bene perchè io stavo male, non ero in condizione di accudire nà© me nà© il bambino. Mi sentivo sempre male, la notte non riuscivo a dormire, mi sentivo inadeguata in questo ruolo di madre. Mi sembrava di fare poco per mio figlio, quando mi guardavo allo specchio non mi riconoscevo. Io non me la sentivo di tornare a Valaperta, ma Kristian ha insistito perchè ritornassimo alla nostra solita vita. Ho deciso di accontentarlo, ma una volta a casa la situazione è peggiorata. Non avevo la forza nemmeno di prendermi cura della casa. Quando mio marito tornava e trovava tutto in disordine si arrabbiava, allora io facevo finta che andasse tutto bene, non esternavo con lui le mie sensazioni, le mie angosce".

Mary Patrizio si rivolge persino a degli specialisti psicologi per cercare di capire quale fosse l'origine dell'oscuro male che la attanagliava. Il responso dei medici però, era il medesimo: depressione post-partum. Una situazione irrisolvibile per la giovane mamma, ossessionata dall'incubo di non saper prendersi cura del suo bambino, forse quello che lei stessa aveva subito nel corso dell'infanzia. Così quel 18 maggio 2005, mentre stava facendo il bagnetto al suo Mirko, Mary lo spinge sottacqua per vari secondi, sino a farlo morire annegato. Poi simula un'aggressione, facendosi trovare legata e imbavagliata in bagno, come se i ladri l'avessero derubata e poi rinchiusa nella stanza. La donna ha motivato quel terribile gesto con la paura che ipotetici malviventi avessero potuto far del male al suo bambino. "Io credevo di aver fatto del bene a mio figlio, perchè se non avessi fatto io quello che ho fatto l'avrebbero fatto i ladri. Io non volevo uccidere Mirko, lo volevo proteggere. Quando mi è stato detto che il mio bambino era morto, io non ci volevo credere. Avevo rimosso quello che avevo fatto ed ero convinta che davvero fosse stato un estraneo a causare la sua morte. Solo quando ho visto alla televisione che iniziavano ad emergere i primi sospetti verso di me, ho iniziato a realizzare quello che era davvero accaduto, ricordando i momenti in cui ho messo a soqquadro la mia casa".

Infine, l'ultima pugnalata al cuore di Mary, il divorzio chiesto dal marito Kristian, dopo circa un anno dalla morte di Mirko. Ora la mamma di Valaperta cerca di superare il grave trauma della perdita della sua famiglia, nella struttura di Castiglione. Sa che il percorso sarà ancora lungo, ma non rinuncia al sogno di un futuro migliore. "Spero che una volta uscita di qui potrò incontrare un uomo che saprà accettarmi per quella che sono. Ho perso tutto, ma non voglio che la mia vita si fermi qui, ho già sofferto tanto e tutto per colpa mia. Spesso sogno mio figlio che corre, che mi chiama, ma io non lo posso avere perchè sono stata io ad ucciderlo, con queste mani. Mirko sarà sempre con me, per sempre".
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Gloria Crippa