Oggiono: ''Clerici Vagantes'' fa da cicerone a Cascina Ghisolfa

Per la prima volta la Cascina Ghisolfa di Oggiono è stata aperta al pubblico durante la manifestazione Ville Aperte, che ormai da quindici anni regala tante sorprese ai visitatori.


Edificio che sa unire con maestria eleganza e tradizione, la cascina ha attirato circa cento persone nella giornata di sabato 30 settembre. L'Associazione Clerici Vagantes, in abiti d'epoca, ha guidato il pubblico alla scoperta dei segreti della Ghisolfa, che deve il suo nome probabilmente alla famiglia Ghisolfi di Milano. "Non si sa a quando risalga di preciso la sua costruzione, ma sulla sinistra si può vedere una finestra quattrocentesca che fa pensare a un antico monastero. La cascina è costituita da due parti in perfetta sintonia tra loro: l'ala più rustica, dove si possono ammirare una stalla, un magazzino e diverse sale dedicate alla vita contadina, e la zona più nobile, che si estende su tre piani. Le mura esterne, risalenti alla dominazione spagnola nel 1600, riportano uno stemma rinvenuto durante i lavori di ristrutturazione, che presenta figure araldiche e simboli ludici e ne richiama un altro ritrovato nella cascina" hanno raccontato il presidente e il vicepresidente dell'associazione.


Dal 1700 l'edificio fu abitato da famiglie contadine, tra cui i Panzeri e gli Spreafico, che seppero mantenerne inalterate le caratteristiche. Nella zona più nobile, al piano terra, sono state mostrate al pubblico una cucina e una sala adibita un tempo a camera da letto, che danno su una piccola altura da cui si può ammirare il panorama circostante: si possono avvistare il Campanone della Brianza e quella che la leggenda ritiene la reggia della regina Teodolinda.


Al piano superiore dei gradini conducono a tre stanze in cui i pavimenti sono originali dell'epoca e dove sono emerse pitture a muro del 1800. "Nella seconda stanza è presente la copia di un dipinto di scuola leonardesca, successivamente donato alla chiesa della Vittoria a Lecco. Non è improbabile che possa essere dello stesso Marco d'Oggiono. Nell'ultima stanza, invece, oltre alle pitture si può trovare una piccola botola sul pavimento che permetteva di comunicare con la parte sottostante della cantina" hanno continuato le guide.


All'ultimo piano i visitatori hanno potuto ammirare altre sale mantenute nella loro forma originale, a parte per le capriate del locale più in alto. Al termine della visita i proprietari hanno messo a disposizione delle fotografie che mostrano lo stato in cui versava la cascina prima di iniziare i lavori.


Il pubblico si è complimentato con loro e ha gradito molto quest'opera di recupero nei confronti di un gioiello dell'architettura rurale di Oggiono, sperando che possa essere da esempio per ulteriori interventi a tutela delle ricchezze culturali della zona.
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