Molteno: Mattia Conti presenta al pubblico il nuovo volume 'di sangue e di ghiaccio'


Il suo paese gli ha tributato una grande accoglienza. La sala consiliare del comune di Molteno non ha saputo contenere - fortunatamente le imposte aperte della villa hanno permesso a un maggior pubblico di assistere - quanti hanno voluto assistere alla presentazione del primo romanzo di Mattia Conti, "Di sangue e di ghiaccio" edito da Solferino libri.  Il giovane è ormai un volto noto della scrittura e dell'arte cinematografica con alle spalle diverse esperienze, alcune delle quali anche di rilievo, che lo hanno portato a raggiungere vette sempre più alte. 

Da sinistra Davide Conti, Mattia Conti è il vicesindaco Giuseppe Chiarella

Con la sua semplicità, il giovane si è lasciato coinvolgere dalle domande e dalle riflessioni poste dal pubblico e dal vicesindaco Giuseppe Chiarella che, insieme a Davide Conti, ha condotto la serata.  La storia, ambientata tra Lecco e Como di fine Ottocento, è nata da una ricerca compiuta sul territorio, negli scritti di Antonio Ghislanzoni che ha scritto il libretto dell'Aida. "Era un giornalista ironico, sagace che prendeva in giro la vita lecchese composta da teatranti, scrittori, cantanti che sognavano di farcela, di avere una possibilità. A quell'epoca mi immaginavo una Lecco delle fabbriche e non così attiva dal punto di vista culturale: proprio su questo contesto ho innestato la storia" ha esordito.  Ranocchia è ragazzo di campagna che arriva a Lecco pieno di speranze e di sogni e studia con Bianca, poco più grande di lei: le insegna cosa significa leggere un'opera e che nelle storie, nell'arte ci sono delle emozioni che possono parlare anche a lui. Ranocchia si innamora di lei ma, dopo un certo periodo, non la vede più, la cerca e la trova in un manicomio.

Proprio qui subentra il racconto di una parte del nostro passato, ancora oscura. "Dietro questa Lecco quasi sognante, c'era il lato oscuro del manicomio, dell'allontanamento che veniva fatto spesso in maniera coatta e operato nei confronti di chi non si conformava ai dettami dell'epoca. C'erano tante persone che non avrebbero dovuto essere lì e mi sono reso conto che bisognava dare voce a queste persone che lì ritrovavano un loro luogo" ha proseguito Mattia. "Il manicomio del San Martino si trovava sul colle, ben esposto al sole, era ben lontano dalla città, dove non arrivavano le grida delle persone ed era quindi un luogo dimenticato, dove ci si lavava la coscienza. Pur essendo moderno e senza mezzi di detenzione duri fisicamente, aveva problema di sovraffollamento. Il personale era sotto dimensionato e gli operatori talvolta avevano meno capacità delle persone ricoverate. Volevo raccontare il senso del manicomio dell'epoca, della follia intesa in modo superficiale e acerba". Mattia ha compiuto un lavoro di approfondimento sulle cartelle cliniche dei pazienti ricoverati nella struttura, in un periodo temporale ristretto ai primi anni Novanta dell'Ottocento: malati di pellagra, donne che hanno avuto un dissidio con una maternità vissuta o negata o persone che non erano conformi ai principi dell'epoca.

Un romanzo nemmeno così lontano dall'attualità, pervasa ancora da tanti tabù:  "Penso che i luoghi del rimosso oggi siano tanti. E' connaturata in noi l'idea di allontanare quello che ci fa paura, ci da fastidio. E' quindi importante che il passato del nostro territorio emerga e non solo le bellezze paesaggistiche perché le macchie dell'epoca ci fanno prendere consapevolezza di quelle di oggi". Ogni personaggio che si incrocia nel racconto quindi, pur non essendo vero, nasce dall'intreccio delle storie vere che acuiscono così una seconda lettura. "Leggere le cartelle cliniche è stata una forte sensazione: ti chiedi perché sono in uno scatolone e non in un museo in cui ciascuno possa riappropriarsi della propria vita".  I complimenti sono giunti anche dal sindaco Mario Proserpio che ha compiuto una riflessione più ampia sul tema: "Il manicomio era un luogo dove la gente veniva rinchiusa e le coscienze lavate: con la loro chiusura le coscienze non si sono lavate perché bisogna trattare il problema. Queste persone, con necessità anche sanitarie, hanno oggi gli aiuti necessari? Abbiamo gli strumenti e dobbiamo utilizzarli".  La serata si è conclusa con il bagno di folla da parte dei concittadini che, complimentandosi per l'opera, hanno approfittato per farsi autografare il volume.
M.Mau.
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