Barzago: l'avvocato Umberto Ambrosoli presenta il libro sul padre Giorgio, liquidatore di banca "ucciso nell'indifferenza"




ambrosoli.jpgUmberto Ambrosoli


 "Essere uomini consapevoli delle proprie responsabilità  di fronte al proprio paese, che si chiami Italia o che si chiami Europa".
Con questo messaggio l'avvocato Umberto Ambrosoli, ha ricordato al folto pubblico dell'aula civica di Barzago, il padre Giorgio, liquidatore della Banca Privata italiana ucciso a Milano nella notte fra l'11 e il 12 luglio 1979 da un killer assoldato da Michele Sindona, condannato nel 1986 all'ergastolo.
In suo ricordo il figlio ha scritto un libro dal titolo "Qualunque cosa succeda", presentato proprio ieri sera nell'ambito di un progetto culturale ideato da numerosi comuni del Casatese: Nibionno, Barzago, Barzanò, Bulciago, Casatenovo, Cassago Brianza, Cremella, Sirtori e Viganò.
L'ospite ha esordito parlando, molto semplicemente, di suo padre: i suoi studi, la sua gioventù, i suoi interessi, i suoi amici.
Giorgio Ambrosoli era un avvocato civilista, laureatosi in Giurisprudenza nonostante la contrarietà  del padre, dirigente bancario che riteneva di poterlo inserire nel suo stesso ambiente.
Nella sua tesi di laurea sul Consiglio Superiore della Magistratura, Giorgio Ambrosoli ne aveva approfondito il carattere di "autonomia ed indipendenza", facendo appello ad una "ferma coscienza che non attribuisca alle sole leggi la garanzia del rispetto dei diritti".
Il relatore è poi entrato nel "vivo" della vita professionale del padre, partendo dal 1974, anno in cui venne affidato ad Ambrosoli l'incarico di "Commissario liquidatore" di una banca privata.


 


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Da sinistra il sindaco Mario Tentori, Umberto Ambrosoli e l'assessore Natale Perego


 "In concreto - ha spiegato il figlio Umberto - essere "Commissario liquidatore" significa "insediarsi ai vertici della banca, mentre tutti i dirigenti restano ancora al loro posto, ricostruire tutte le singole operazioni compiute dall'istituto nel tempo, trasformare ogni possedimento della banca in denaro, indicare quali dei soggetti pretendenti hanno diritto ad essere risarciti. Mio padre aveva una missione: ridare a chi non ne aveva colpa, quanto più possibile aveva perso".



 


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 Già  dal primo giorno però, comprese che la banca aveva fallito poichà© "gestita nella violazione di tutte le norme e in maniera criminale". Per lui si prefigurava dunque l'occasione di fare qualcosa per il Paese.


 


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 La banca sulla quale si trovò ad indagare - o, meglio, dove accettò e scelse di indagare - era di proprietà  di Michele Sindona. Quest'ultimo, nato a Patti, era arrivato a Milano nella più totale povertà , e grazie all'abilità  manageriale e ad un forte legame con lo zio vescovo, riuscì ad entrare prima nel mondo del commercio, poi nella realtà  finanziaria.


 


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 Più che un'abilità  manageriale, quella di Sindona era un'innata capacità  a sfruttare i confini della legalità  a favore dei suoi assistiti. Così, in poco tempo, creò ben tre istituti bancari italiani, un istituto bancario tedesco, alcuni uffici nel Liechtenstein ed acquistò la settima banca privata americana.
Nel frattempo, divenne a livello mondiale punto di riferimento indiscusso dell'Istituto delle opere religiose e dell'economia italiana, stringendo rapporti con i più importanti politici italiani, ed il Primo Ministro italiano Giulio Andreotti.


 


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L'assessore Natale Perego


 Proprio nei rapporti fra Sindona ed il partito di Andreotti, la Democrazia Cristiana, Giorgio Ambrosoli scoprì alcune gravi irregolarità .
Emanato in Italia un mandato di arresto nei suoi confronti, Sindona si rifugiò negli Usa, dove venne tuttavia arrestato poco dopo, perchà©, anche lì, la sua banca era fallita.


 


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 Nel frattempo un sicario assoldato dallo stesso Michele Sindona, William Aricò, assassinò con una Magnum 357 Giorgio Ambrosoli, ormai rimasto "sempre più solo" di fronte alla corruzione ed alle minacce di morte.
L'incontro si è concluso con la lettura da parte dell'Assessore Perego, di uno stralcio della toccante lettera indirizzata, poco prima di consegnare il fascicolo dell'indagine, dal padre Giorgio alla moglie, dalla quale prende il nome il libro stesso, intitolato "Qualunque cosa succeda".


 


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 "Sono sei mesi che sono qui dentro. Sono stati mesi terribili dal punto di vista fisico ed emotivo. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perchà© per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese. Io posso contribuire a costruire la società  in cui i miei figli vivranno, e lo strumento con cui posso agire sono la mia vita ed il mio lavoro e la mia vita, di uomo responsabile e che difende la propria libertà . Se io rinunciassi, questo ambiente si concretizzerebbe in qualcosa di pericoloso. Qualunque cosa succeda tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali abbiamo creduto".


Alberto Molteni
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