Molteno: la comunità Sorella Amelia apre le porte al territorio con un torneo di bocce

La Cooperativa Accoglienza e Lavoro di Molteno nella giornata di domenica ha aperto le porte della comunità Sorella Amelia alla cittadinanza organizzando un torneo di bocce a premi.

Alcune immagini del torneo di bocce disputato domenica

L'idea è nata dalla volontà di far conoscere al territorio il lavoro svolto all'interno della struttura dai ragazzi accolti e di creare un'atmosfera di integrazione tra loro e il contesto esterno. Ecco perché la cooperativa con l'aiuto dei volontari pensionati e dell'associazione Sajopp di Cassago ha pensato di creare un momento conviviale e di gioco con tanto di mercatini gastronomici e attività ludiche.
"L'evento è stato possibile anche grazie ad Enel Cuore - ha commentato l'organizzatrice e membro del consiglio di amministrazione Barbara Dell'Oro - che nel 2014 ha finanziato con 4.500 euro il progetto per costruire il campo da bocce".

Fino a quest'anno però le partite si erano svolte soltanto tra gli ospiti mentre in quest'occasione sono scesi in campo anche alcuni moltenesi. "Purtroppo l'affluenza non è stata molta, il nostro appello è quello di venire da noi. Le porte della comunità sono aperte a chiunque voglia conoscerci". Il torneo ha visto quindi sfidarsi i giocatori e le migliori coppie si sono aggiudicate una coppa così come il partecipante più giovane ed il più anziano.
Al termine del torneo Barbara dell'Oro ci ha raccontato la storia della comunità - il cui scopo è l'accoglienza, la riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo di soggetti tossico (e in alcuni casi alcool) dipendenti - grazie alla sua esperienza ultra decennale nelle vesti di volontaria e di esponente del CdA.

Com'è nata la comunità Sorella Amelia?
La comunità è nata nel 1986 dalla volontà di suor Amelia, una suora laica che si occupava di ragazzi raccolti per strada con disagi sociali. Nel tempo quest'accoglienza si è poi specializzata in tossicodipendenza, alcolismo ed anche doppie diagnosi.

Come entrano in comunità i ragazzi?
La particolarità e che l'ingresso è spontaneo. Chi bussa alla nostra porta deve essere accolto purché abbia una certificazione che attesti la dipendenza e che quindi sia conosciuto al NOA o al SERT. Una volta entrati ognuno avrà il suo piano individualizzato e sarà sempre libero di allontanarsi dalla comunità qualora decida di non proseguire il suo percorso

Quali sono le tempistiche di recupero?
Ad oggi non è più possibile parlare di tempo. Anzitutto è possibile che venga prospettato un percorso di 36 mesi che poi si arresta dopo pochi giorni e poi c'è da considerare anche il fatto che si può effettivamente verificare la buona riuscita del programma e quindi un reinserimento solo dopo almeno 5 anni. Può accadere infatti che ci sia una ricaduta.

La comunità Sorella Amelia e a destra con la targa in mano il presidente Christian Broch

Che servizi offrite e che figure professionali lavorano nella comunità?
Noi ospitiamo 26 persone, tutti uomini e maggiorenni, con un'età compresa tra i 18 e i 50 anni che possono usufruire di uno psicologo, uno psichiatra e un assistente sociale. Siamo circa 16 dipendenti e il presidente è Cristian Broch.
Oltre alla residenza abbiamo anche un centro diurno, aperto dalle 8 alle 17 che permette a chi lo frequenta di appoggiarsi ai professionisti, di portare da noi i panni da lavare e di avere un pasto caldo. Durante le ore di permanenza svolgono attività occupazionale.
Abbiamo poi un appartamento esterno, housing sociale, dove sono accolte al momento 5 persone ma con capienza di 6 che convivono con un educatore che li segue nel percorso.

E per chi vive in comunità? Come si svolge la giornata?
Hanno ovviamente delle regole da seguire a partire dalla sveglia alle 7:30 la mattina a cui segue la terapia, il pranzo, un momento di riposo fino alle 14:00 e le attività nel pomeriggio. La sera si cena insieme e più tardi si partecipa ai momenti serali che spesso sono serate a tema.

Come avviene il reinserimento nel mondo del lavoro?
Al termine del percorso i ragazzi possono andare un paio di volte alla settimana alla ricerca del lavoro rivolgendosi direttamente alle aziende o ai datori oppure presso le agenzie. A volte riescono a trovarlo ed allora nasce la difficoltà del mantenerlo che, se superata, consente alla comunità di pensare ad un progetto esterno.

A destra la fondatrice suor Amelia Rivolta

ll fenomeno della tossicodipendenza è cambiato negli anni? Com'è oggi?
Oggi è cambiata la sostanza e ci sono molte più droghe sintetiche che compromettono fin da subito la parte neurologica. Inoltre è da tempo che stiamo cercando di lanciare un allarme perché sta tornando il consumo di eroina con il conseguente rischio della positività ma, purtroppo, è un argomento di cui non si parla. Ci sono poi altre dipendenze che meritano attenzione, penso ad esempio al gioco di azzardo ma per le quali al momento non possiamo fare nulla perché siamo senza direttive: vorremmo aiutare anche queste persone ma non sappiamo come agire.

Angelica Badoni
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