Costa: volontaria in oratorio e per l'OMG, la 23enne Giorgia vivrà un anno in Brasile

La ventitreenne di Costa Masnaga Giorgia Viganò è pronta a partire per il Brasile. Dopo la cena con amici, famigliari e conoscenti svoltasi sabato 9 febbraio presso l'oratorio del paese, alla sua partenza manca solo il rilascio del visto da parte dell'ambasciata brasiliana. Già volontaria in parrocchia e per l'Operazione Mato Grosso, Giorgia, fresca di laurea in scienze infermieristiche, è pronta a lanciarsi anche in questa sfida: "sarà un anno al servizio dell'altro, di coloro meno fortunati di me".

Giorgia Viganò e sotto insieme agli amici intervenuti alla cena


Non sai ancora quando partirai, ma un'idea di ciò che farai ce l'hai già. Ce lo racconti?
Partirò, spero a breve, per la missione di Naboreiro nello stato del Mato Grosso in Brasile. Sarò ospite di una coppia, lui toscanoe lei brasiliana, che hanno aperto una casa di accoglienza per ragazze con una realtà famigliare problematica. Vivrò con loro, condividendo i vari momenti della giornata: la colazione, la scuola alla mattina e i compiti e i giochi al pomeriggio. Probabilmente darò anche una mano in un ambulatorio in un paese vicino su cui però, non so dire molto visto che il progetto deve ancora partire. Nel weekend invece, mi occuperò di svolgere attività oratoriali con le ragazze della casa e i giovani del paese. Io parto, serena, per starci un anno intero, poi vedremo.


Andrai con l'organizzazione Operazione Mato Grosso con cui hai già collaborato. Puoi spiegarci meglio?
Ho cominciato a impegnarmi con l'Operazione Mato Grosso dopo un incontro avuto con i volontari alle scuole superiori. Ne ho fatto parte per più di quattro anni e poi sono rimasta in contatto con loro e con alcuni amici già in missione in Brasile. Sapendo della mia intenzione di partire, sono stati proprio loro a cogliere la palla al balzo, invitandomi a raggiungerli in America Latina.

Hai fatto parte dell'Operazione Mato Grosso, prima qui in Italia e ora stai per partire con loro per lo stato brasiliano dove questa organizzazione è nata. Un legame quindi, che non scompare e anzi si rafforza. Come mai?
Dell'Operazione Mato Grosso mi ha sempre affascinato la prospettiva, il sogno di una vita diversa che propone e porta avanti nelle attività dei suoi membri. Una vita che non sia solo chiusa su sé stessi ma sia aperta e spesa per gli altri. Mi ha dato l'opportunità di riempire le giornate in maniera diversa, con persone diverse e con un obbiettivo che andasse oltre l'egoismo e il pensare solo a se stessi.


E cosa facevate nel concreto?
Ho fatto i lavori più diversi. Mi sono occupata di traslochi, sgomberi e eventi solidali: quanto raccoglievamo, serviva per finanziare le missioni presenti in America Latina come quella dove sto per andare.

La scelta di impegnarsi con l'Operazione Mato Grosso è seguita alla tua attività in oratorio. C'è un legame tra le due esperienze?
Sì certo, con l'oratorio mi occupavo delle attività con i ragazzi alla domenica, del doposcuola e durante le vacanze estive. A accumunare queste esperienze con quella con l'Operazione Mato Grosso, sia qui in Italia che in Brasile, è una costante: dedicare la propria vita, il proprio tempo non solo a se stessi ma anche alle altre persone, a chi più ne ha bisogno. L'oratorio è stato il luogo dove è cresciuto il mio mettermi a disposizione degli altri senza un ritorno. perlomeno economico.


Come dimostra la tua storia di impegno, sei molto determinata a partire e a vivere al meglio questa esperienza. C'è qualcosa che ti preoccupa e ti fa paura?
Sicuramente la lingua. Non so il portoghese e temo di non riuscire a comunicare, almeno nei primi tempi, con le persone che incontrerò, capendo i loro bisogni e le loro necessità. In questo senso temo anche di non riuscire a avvicinarmi nel modo giusto alle loro vite: non ho la presunzione infatti, di cambiare delle vite ma ho solo l'ambizione di testimoniare alle persone del posto che ce ne sono altre che si interessano a loro nella quotidianità.

Al di là di ciò che farai, come te la immagini la situazione brasiliana?
La vedo come me l'hanno descritta finora: una realtà in cui mancano o sono deboli quei valori che abbiamo noi come l'amore per la famiglia o il rispetto agli altri. Il paese dove mi troverò invece, me lo immagino immerso in un contesto rurale con animali in giro e tanta semplicità. Sarà, credo, un ritorno alle origini, ai fondamenti della vita e della società umana. E ciò mi fa un po' paura, lo ammetto. Mi spaventa la possibilità di non avere più tutte quelle comodità con cui sono cresciuta e a cui sono abituata.


Oltre alle paure, cosa ti affascina del viaggio e del periodo che stai per vivere?
Mi spaventa ma allo stesso tempo mi intriga decisamente tanto questo ritorno alle origini: sarà un'occasione per riscoprire cosa c'è veramente di essenziale nella vita. Se non ho il telefono per organizzare un'uscita, un incontro, immagino di poter andare in casa delle persone senza doversi per forza sentire prima e organizzare tutto nei minimi dettagli per via di mille impegni.


Per chiudere, quali sono i sentimenti che frullano nella testa di Giorgia in questi giorni che precedono la partenza?
Sicuramente, lo stress. Non so se sia un sentimento ma è quanto sto provando in questi giorni, non sapendo ancora di preciso quando arriverà il passaporto e quando finalmente potrò partire. Al di là di questo problema, che spero si risolva al più presto, sono un po' impaurita sia per ciò che lascio sia per ciò a cui andrò incontro. E' la solita paura dell'ignoto a cui si accompagna anche una profonda fiducia di stare per vivere un periodo faticoso m sicuramente bello e coinvolgente. Al di là delle prime difficoltà, spero di ambientarmi presto e senza particolari problemi e nostalgie. E ho la speranza di tornare, vedere le cose cambiate e di riuscire a camminare ancora insieme, nonostante questa pausa, con le persone che amo e mi sostengono in questa avventura.
Alessandro Pirovano
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