Casatenovo da scoprire/3: Villa Lattuada, un prezioso gioiello scenario di cerimonie

Villa Lattuada di Casatenovo si trova su un poggiolo che domina le quattro valli che circondano la proprietà.
Qui, già nel XIII secolo, sorgeva un’antica chiesina campestre dedicata all’Apostolo San Giacomo, al quale oggigiorno è dedicata la strada nella quale essa si trova.

Per parlarvi di questa suggestiva dimora - in occasione della terza puntata di ''Casatenovo da scoprire'' - abbiamo avuto la preziosa opportunità di essere guidati al suo interno da Antonina Vismara, membro della famiglia che la possiede, che ci ha raccontato la storia di questa preziosa struttura casatese.
“Ci troviamo su una collina morenica residuo dell’ultima glaciazione e così anche la Villa è situata su un poggiolo che va a discendere con una morfologia degradante verso le Prealpi Lombarde sul lato nord. Essa fu costruita sulle vestigia di un antico monastero voluto dai Domenicani  di Santa Maria delle Grazie in Milano e fu Filippo Maria Sforza, figlio secondogenito del Duca di Milano Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti  che con un legato di oltre duecento ducati, rese loro possibile l’edificazione del primo piccolo edificio di culto all’inizio del  1500. L’iniziativa causò dei momenti di conflittualità con i Francescani della Misericordia del vicino convento di Missaglia. I Domenicani vi dimorarono con alterne vicende fino a quando Maria Teresa d’Austria nel settecento, ordina la soppressione di tutti i conventi minori. Fu così che il piccolo chiostro di San Giacomo viene chiuso e vi rimangono solo pochi frati che continuano l’attività di catechismo ai fanciulli ma la  costruzione va man mano in rovina. Nel frattempo, il cavalier Giuseppe Lattuada di una famiglia di setaioli, aveva acquistato la Villa Garavaglia, edificata probabilmente nel 1830 nella proprietà a sud del convento.

Egli frequenta i nobili della zona, ma intuisce che la sua residenza non è sufficiente per poter ospitare persone di alto lignaggio come il Re d’Italia che dimora spesso nella vicina Villa Reale di Monza. Sua moglie, Clementina Mazzuchelli, era molto amica della contessa Litta, un’amante del Re Umberto I che su invito dei Lattuada, veniva qui molto spesso con la sua carrozza trainata da cavalli bianchi e la leggenda racconta che anche la contessa Lattuada fosse una sua amante'' ci ha spiegato la casatese. ''Il cavalier Giuseppe Lattuada incarica perciò il noto architetto Tagliaferri di costruire una villa mirabolante, senza badare a spese. Questa  è quindi nata con grande spirito gioioso, di festa, con tanti decori sia interni che esterni. Viene inaugurata in settembre del 1885. La proprietà resta dei Lattuada fino al 1936, quando subentrarono i Missiroli, che comprano anche tutto il terreno circostante, fino a quando nel 1950 mio nonno Vincenzo Vismara la acquistò. Già il bisnonno Francesco che diede inizio alla produzione di salumi qui a Casatenovo, fornitore dei Lattuada, veniva spesso in Villa intrattenendosi con i proprietari, anche se mai si sarebbe immaginato che un giorno  essa sarebbe passata di proprietà della sua famiglia”.

Quando avvenne l’acquisto da parte dei Vismara, la proprietà soffriva di un notevole degrado, ma è stata questa famiglia che piano piano l’ha riportata al suo antico fascino.
La ristrutturazione è iniziata man mano da quando  il figlio Uberto Vismara con sua moglie Carlina sono entrati in possesso della Villa appena sposati nel 1951, mentre nascevano e crescevano i figli.  A suo tempo, date le notevoli complessità,  si dovette cominciare dal pian terreno, dove nacquero tutti i figli, poi il primo piano ove ognuno ebbe la sua camera. Molto impegno richiesero le sale dei ricevimenti per ritrovare lo charme di una volta. All’ultimo piano in origine si trovavano gli alloggi della servitù, mentre il seminterrato era dedicato alle cucine e servizi annessi. I lavori in Villa Lattuada non sono mai finiti e dal 1950 piano piano vanno avanti anche al giorno d’oggi. Negli ultimi tempi  sono state eseguite notevoli ristrutturazioni  e pur trovandosi la Villa in buono stato, impone  costanti aggiornamenti e attenzioni per il suo mantenimento. Stesse cure per l’antico grande parco che ha al suo interno importanti alberi secolari,  con l’aiuto di maestri agronomi del Parco di Monza.

“Quando le spose così contente ci dicono di aver vissuto il giorno più bello della loro vita, ci ricolmano di felicità e ci ripagano dei grandi sacrifici, veramente grandi che quest’opera richiede. Con meraviglia abbiamo assistito all’interesse che ha suscitato la Villa anche durante le giornate del FAI  perché mai ci saremmo aspettati  una così incredibile affluenza” ha proseguito Vismara.
L’attività della dimora casatese è ora legata agli eventi e alle cerimonie, dal momento che all'interno della struttura possono essere celebrati matrimoni con rito civile ''ufficiale'', alla presenza di un delegato del Comune. “Ospitiamo un solo evento al giorno, di modo che la Villa ed il parco possano essere godute appieno da chi ci entra. Ovviamente  un impegno più importante per noi, per l’organizzazione, per il personale, ma è molto gratificante la maggiore soddisfazione degli ospiti. Abbiamo ottenuto la certificazione da parte della Associazione Dimore Storiche che ha scritto una bella recensione su di noi, come anche da Residenze d’Epoca, ma per ora non andiamo oltre perché la nostra filosofia è quella di preferire un ambito ristretto di qualità ed eccellenza'' ha aggiunto la proprietaria.
La Villa è un organismo delicato internamente ed esternamente che va preservato e protetto. La sala più grande è quella degli specchi, chiamata così per la presenza di alcuni grandi specchi che la illuminano e riflettono gli spazi. Poi c’è la sala del biliardo, riconoscibile per quanto il tavolo da biliardo non ci sia più, perché ornata da un lampadario tipico delle sale da gioco che è ancora al suo posto. Qui le pareti sono di un verde chiaro tenue, dello stesso colore di alcune sale della Villa Reale di Monza. Poi troviamo una sala chiamata “Il Coro”, con un curioso, insolito tavolo da pranzo a forma di semicerchio, molto comodo in quanto per ogni posto, ha un cassetto che si apre su entrambi i lati. Questo permetteva al cameriere di ritirare il piatto senza disturbare i commensali.
La scalone  principale è realizzata a sbalzo, i gradini infatti sono molto lunghi ed entrano con una buona parte nel muro, poiché non hanno sostegno.

Una parte non priva di sorprese è quella del seminterrato, che comprende diversi locali. Innanzitutto qui c’era la taverna, dove i giovani venivano a giocare, ma troviamo anche un’antica cantina, gli spazi delle vecchie cucine con un condotto che comunicava col piano superiore per l’invio delle pietanze ai commensali, grandi camini, un pozzo che aveva accesso all’acqua potabile, un forno per il pane e la lavanderia. Da qui parte anche una seconda scala, presente su tutti i piani che serviva alla servitù che non aveva l’uso dello scalone principale.
Il riscaldamento, realizzato successivamente alla costruzione iniziale, parte anch’esso da qui e si collega alle varie sale della Villa. Al piano terra troviamo una sala usata a suo tempo per l’ingresso degli ospiti che appena giunti in Villa attendevano di essere ricevuti.  Il salone al centro ove era collocato anche un importante pianoforte, fu teatro delle scorribande dei bambini della famiglia Vismara che passavano il tempo correndo per le stanze della casa e nel grande giardino. Qui in occasione del Natale veniva posto un grande abete, portato ogni anno dal noto fiorista Colombo, storicamente molto legato alla famiglia, che arrivava quasi fino al lucernario dell’ultimo piano. La vita insomma, non era noiosa all’interno della villa. In giardino tra l’altro c’era anche una bella scuderia che ospitava un cavallo e un piccolo pollaio.

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Tutto il parco attuale ha una dimensione di circa 8 ettari ed al suo interno ci sono 2 chilometri fra strade e stradine.
A nord lo sguardo volge sulle Alpi, si possono ammirare la Valle della Nava e il Parco del Curone, una vasta area verde che oggi è mescolata con le abitazioni, ma che all’epoca costituiva una vista unica.
Nel giardino i Vismara hanno costruito a suo tempo una bella ampia fontana per il gioco dei bambini, non volendo la piscina perché ritenuta pericolosa. Il gazebo in cemento in origine era di paglia, a voler ricordare l’Africa che a suo tempo era molto in voga; in più, qua e là nascoste sotto gli alberi delle zone d’ombra, di modo da avere siti di seduta e riposo.
Il parco che circonda l'immobile - piantato gli stessi anni della casa secondo un disegno romantico, e ora ben sviluppato - isola visivamente l’edificio degli spazi pubblici: lungo il recinto sulla strada vi è anche un edificio di portineria pure questo in stile eclettico.

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Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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