All'esposizione milanese dedicata a Leonardo alcune opere dell'allievo Marco d'Oggiono
Busto di Cristo Bambino (Marco d'Oggiono)
La collaborazione fra Marco d'Oggiono e Leonardo avviene negli anni in cui l'artista vinciano si trova a Milano, alla corte del Moro, nel periodo fra il 1480 e il 1499. A testimoniarlo, oltre a una nota storica del Vasari scritta alcuni decenni dopo, anche un appunto redatto dallo stesso Leonardo databile intorno al 1490. In quella che era una delle città più attive e in fermento d'Europa, Marco, oltre che con Leonardo, collabora con importanti artisti come Giovanni Antonio Boltraffio e Gian Giacomo Caprotti detto Salai, originario di Oreno. È proprio in questo periodo che viene dipinta la Madonna Litta esposta in questi giorni al museo Poldi Pezzoli. Opera la cui attribuzione all'artista vinciano è oggetto di un forte confronto fra gli studiosi. Il dipinto compare nella collezione Litta Visconti di Milano nel corso della prima metà dell'Ottocento. Nel 1865 viene acquistato dallo Zar Alessandro II e trasferito all'Ermitage di San Pietroburgo. Qui viene esposto con l'attribuzione a Leonardo da Vinci. Alcuni studiosi, nell'arco degli ultimi decenni, hanno differentemente ipotizzato che l'artista vinciano abbia avuto solo un ruolo minore nella realizzazione del dipinto. Forse relativamente alla sua definizione iniziale, attraverso uno studio preparatorio. Gli stessi esperti tenderebbero a riconoscere la realizzazione finale dell'opera come un lavoro di artisti leonardeschi milanesi. Alcune teorie odierne sostengono l'ipotesi secondo cui la Madonna Litta sarebbe un lavoro eseguito in larga parte da Giovanni Antonio Boltraffio e dallo stesso Marco d'Oggiono. In attesa che venga scritta una parola definitiva sull'attribuzione - cosa che forse non accadrà mai - la Madonna Litta ha fatto ritorno a Milano, dopo oltre trent'anni dall'ultima esposizione nel capoluogo lombardo.
Madonna che abbraccia il bambino (Marco d'Oggiono)
La Madonna con le Violette, o Vergine delle Viole, di Marco d'Oggiono è sicuramente il quadro più importante dell'artista visionabile nella mostra. Un dipinto che raffigura una Madonna mostrare al Bambino delle viole, con alle loro spalle una tenda che lascia intravedere un paesaggio di lago e montagne. Scenario tipico di alcuni dipinti leonardeschi, più volte associato al territorio lecchese dove Leonardo si era recato per studiare e dipingere le particolari rocce. Dopo essere stato parte di diverse collezioni private, questo quadro rientra oggi nella collezione appartenuta alla Contessa De Navarro. L'ultima volta che venne esposto in Italia fu a Milano nel 1964. Risalente all'ultimo decennio del Quattrocento, la Vergine delle Viole viene attribuita a Marco d'Oggiono anche per via della notevole somiglianza con la Madonna di Auckland, importante dipinto dello stesso artista. L'opera richiama con evidenza anche una serie di lavori dei pittori leonardeschi del periodo milanese, fra cui la Madonna del Gatto opera di Leonardo.
Madonna delle viole (Marco d'Oggiono)
Al museo Pezzoli è esposta anche la Madonna con Bambino di Marco d'Oggiono. Un dipinto appartenente alla serie di lavori che vede nella Madonna di Vonwiller una della più conosciute raffigurazioni della Vergine con il Bambino, raffigurati abbracciati, dipinte dall'artista oggionese. Una delle peculiarità dell'opera, oltre allo sfondo dai toni scuri, sono i modi in cui la Madonna e Gesù si abbracciano. Le braccia di Maria tendono ad avvolgere il Bambino dando l'impressione di un'armoniosa continuità fra spalla e il braccio della Vergine e la figura di Gesù con la schiena ricurva e il braccio proteso. La testa del Bambino resta poi in una posizione particolare, finanche strana, incassata fra le spalle di fronte allo sguardo di Maria.
Madonna Litta di Leonardo
Per finire, visionabile nella mostra è il Busto di Cristo Bambino di Marco d'Oggiono. Una delle opere su cui si sono concentrati gli studiosi del Cnr - Consiglio Nazionale delle Ricerche - negli scorsi giorni. Gli esperti hanno condotto indagini, anche di carattere radiografico, sui materiali utilizzati, sulle vernici e sui supporti. Andando alla ricerca dei tratti tecnici in comune fra i diversi dipinti, cercando di ricostruirne il processo creativo e individuando quanti artisti siano intervenuti nella realizzazione, gli esperti del Cnr vorrebbero arrivare a descrivere i vari passaggi che hanno portato le opere a raggiungere la loro versione finale.