Vismara: la Procura di Lecco 'insiste' per il sequestro preventivo di un milione di euro
Un milione di euro. E' questo il valore della proposta di sequestro preventivo per equivalente reiterata dalla Procura della Repubblica di Lecco, nella persona del sostituto Paolo Del Grosso, nell'ambito degli accertamenti in atto in relazione alla crisi della Vismara, impresa titolare del noto salumificio di Casatenovo, ad oggi ancora in attesa della presentazione di un piano concordatario dopo la naufragata trattativa con Amadori e il nuovo termine di 90 giorni concesso dal Tribunale di Reggio Emilia per il deposito del documento, scongiurando così l'altrimenti inevitabile fallimento della società riconducibile alla famiglia Ferrarini, nome che si lega anche all'omonimo marchio di prosciutti e insaccati in riferimento al quale è stata avviata una parallela procedura.
Il salumificio Vismara di Casatenovo
Già rigettata in prima battuta dal GIP Paolo Salvatore e "bocciata" anche dal Tribunale del Riesame nei giorni scorsi, l'istanza del magistrato lecchese, a carico dell'amministratore Lucio Ferrarini, verrà ora riproposta, con ricorso per Cassazione.La richiesta muove dall'omesso versamento delle ritenute previdenziali dei lavoratori del sito produttivo di Cascina Sant'Anna in riferimento al 2017, con la cifra che avrebbe dovuto essere pagata entro l'anno successivo. Il 26 luglio 2018 però Vismara ha presentato domanda di concordato in bianco, senza dunque allegare il piano poi protocollato a febbraio 2019 e ammesso nel mese di aprile (salvo non essere più sostenuto dai passaggi che avrebbero dovuto verificarsi, spingendo dunque l'impresa a chiedere un

Il sostituto procuratore Del Grosso
Opponendosi al sequestro, il legale dell'indagato ha evidenziato, tanto al cospetto del GIP tanto in Aula tre settimane fa dinnanzi ai giudici Enrico Manzi, Nora Lisa Passoni e Martina Beggio, come gli effetti del concordato - e dunque il blocco dei pagamenti e la cristallizzazione della situazione per non avvantaggiare alcuni creditori rispetto ad altri - retroagiscono al momento della presentazione della domanda. Di diversa visione il pubblico ministero: egli ritiene infatti che, entro la scadenza, il debito avrebbe dovuto essere saldato, in mancanza - fino al febbraio 2019 - di un piano dei pagamenti.
Nella sua interpretazione, infatti non è la richiesta di concordato a bloccare i saldi delle spettanze bensì il piano stesso, nel caso specifico presentanto dopo la data in cui il milione di euro "che balla" avrebbe dovuto essere corrisposto.
Ad oggi la versione della difesa ha prevalso ma, come detto, il dr. Del Grosso non ha ancora ritenuto la partita del sequestro per equivalente chiusa, avendo già predisposto il ricorso per Cassazione. Continua.
A.M.