Dolzago: ''Nemmeno con un fiore'', parole e immagini contro la violenza sulle donne

"Nel 2018 sono state uccise 142 donne, di cui 119 in ambito familiare. C'è stato un generale incremento degli stupri, pari al 5,4 %, di stalking, pari al + 4,4%, e di maltrattamenti in famiglia sull'ordine del 12 %. Il movente dichiarato, nel 33% dei casi, è la gelosia ed il possesso dell'uomo sulla donna. Il maggior numero di femminicidi sono avvenuti per lo più al Nord, nella misura del 44%. Negli ultimi cinque anni, 538 mila sono le vittime di violenza fisica hanno chiesto aiuto, di cui il 65 % con figli, di questi il 71 % ha assistito alle violenze sulla propria madre. Anche nel lecchese i casi sono aumentati: 6646 contatti nel 2018, mille in più dell'anno precedente". Sono i dati estremamente preoccupanti illustrati dalla dott.ssa Maria Luisa Reatti, organizzatrice dell'incontro intitolato "Nemmeno con un fiore", svoltosi lunedì 25 dicembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, su invito dell'amministrazione comunale dolzaghese.

La dottoressa Monica Bonsangue

"La vostra presenza questa sera è importante: è il segnale forte di una comunità che si dimostra attenta ed attiva verso le problematiche sociali. Purtroppo la violenza di genere è una vera emergenza sociale in aumento, che quotidianamente si consuma per lo più in ambito familiare coinvolgendo tutti i paesi, le diverse fasce d'età ed i ceti sociali" ha introdotto moderatrice della conferenza.

Il sindaco Paolo Lanfranchi

"Ringrazio la dott.ssa Maria Luisa Reatti per l'organizzazione di quest'iniziativa ed i fotografi che hanno realizzato gli allestimenti che vedete qui presenti in sala. Sono contento di vedervi così numerosi questa sera: tutti noi dobbiamo fare parte della rete antiviolenza. Generalmente coloro che partecipano a queste riunioni sono persone non direttamente coinvolte ma che credo possano dare un contribuito fondamentale nell'intento di sensibilizzazione. La violenza è una macchina che, purtroppo, si alimenta tutti i giorni con una benzina composta da molteplici elementi che il genere maschile contribuisce spesso a mettere in campo. Si alimenta questa macchina quando non si assume una donna per la paura che possa rimanere incinta, quando maschi più o meno giovani fanno battute alludendo alla sfera sessuale, quando viene mercificato il corpo della donna. Sicuramente ciò che maggiormente colpisce è il punto massimo cui si giunge ma è bene ricordare sempre da dove si parte, cercando di estirpare alla radice questi comportamenti nella quotidianità'' le parole del sindaco Paolo Lanfranchi.

Successivamente è intervenuta la dott.ssa Monica Bonsangue, psicoterapeuta e psicotraumatologa esperta in dinamiche di violenza. "Il maltrattamento e la violenza sulla donna, come saprete, è un tema antichissimo che, purtroppo, è tornato alla ribalda recentemente in virtù dei molteplici movimenti indipendentisti del genere femminile del nuovo millennio. Autonomie e diritti acquisiti che mal si conciliano con l'idea, culturalmente condizionata, del genere femminile di alcuni uomini.
In ambito legislativo, rispetto alla panoramica mondiale, l'Italia un po' zoppica tentando di inseguire i paesi del Nord Europa, particolarmente evoluti sotto questo punto di vista. Abbiamo avuto una prima normativa sullo stalking solo nel 2009 e sul femminicidio nel 2013 e sicuramente necessitano di ulteriori modifiche e sviluppi. Al di là dell'ambito legislativo c'è un terreno culturale su cui questa violenza si sviluppa. Culturalmente siamo un paese immerso nella violenza che si esprime, anzitutto, attraverso l' immagine. A partire dalla nascita delle televisioni negli anni '70, l'immagine femminile è stata oggettualizzata: la donna è sempre stata rappresentata come oggetto e non come soggetto. Rispetto ai canoni europei le pubblicità italiane sono considerate tra le più sessiste in assoluto e, ricordiamoci, che le pubblicità non creano stereotipi ma sfruttano gli stereotipi già culturalmente presenti nel territorio in cui decidono di presentarla" ha introdotto l'esperta.

La dott.ssa Maria Luisa Reatti

"Ho steso dei profili di uomini maltrattanti, donne vittime e dinamiche nelle relazioni di coppia. Risulta più facile individuare i maltrattanti violenti che manifestano problemi psichici evidenti, risulta, al contrario, maggiormente difficile individuare i comportamenti dei cd. "insospettabili": coloro che presentano una vita sociale e lavorativa normale ma, rispetto al partner, non riescono ad allacciare un rapporto paritario. Nella maggior parte dei casi sono uomini che presentano una dipendenza affettiva, scambiando, di conseguenza, il bisogno di avere a fianco una persona con l'amore. Con queste premesse si sviluppano comportamenti possessivi ed agenti aggressivi nel momento in cui la donna tenta di svincolarsi dal rapporto di sottomissione e controllo" ha continuato la relatrice, evidenziando come le relazioni si possano sviluppare tra due forze opposte: l'amore verso l'altro, elemento caratterizzato da rispetto, fiducia, reciprocità e comunicazione, ed il potere, orientato al possesso ed al controllo. Differentemente da ciò che accade nelle coppie serene, orientare verso il primo polo con episodi di conflitto positivo, nelle coppie orientate al potere il conflitto assume un'accezione negativa in quanto orientato alla prevaricazione sull'altro.
"Questo tipo di conflitto, portato all'estremo, sbilancia la relazione in un maltrattamento delineando le figure di un soggetto dominante orientato alla sottomissione e di un soggetto sottomesso. Appartiene a questi tipi di casi la relazione cd. complementare forzata: in una coppia un partner si impone immediatamente o progressivamente sull'altro portando ad una sua destrutturazione della personalità. È così che una donna adulta, con una certa struttura di personalità, dopo anni di maltrattamento si ritrova una personalità impoverita, in alcuni casi addirittura infantilizzata con una perdita progressiva delle proprie autonomie''.

A seguire la dott.ssa Lucia Rosa Olivadoti, ostetrica e referente dell'ospedale Manzoni di Lecco contro la violenza, ha evidenziato i danni della struttura psichica provocati nella donna sottoposta al controllo ed al possesso. "Le donne traumatizzate sviluppano una costellazione di sintomi, anche clinici, come ansia, depressione, attacchi di panico, o disturbi di tipo psicosomatico, reattivi dello stress vissuto nella relazione. Quando si parla di violenza non si pensa mai ad una cosa fondamentale: la violenza è prima di tutto un problema grave di salute che, di conseguenza, diviene un problema sanitario. Tutte le istituzioni, ai vari livelli, dovrebbero prendersi carico di questa problematica in modo da contrastarla più efficacemente. Nel 2017 sono state emanate delle linee guida rivolte alle aziende sanitarie ed ospedaliere circa la presa in carico delle donne e dei bambini vittime di violenza. L'intera azienda ospedaliera lecchese presenta una grande sensibilità nei confronti di questo tema. Nel momento in cui una donna giunge è necessario comprendere la violenza, svelarla e tendere la mano dell'aiuto. Alle donne che giungono in pronto soccorso, a meno che non necessitino di un'operazione, viene assegnato un codice giallo che presuppone una certa tempestività di intervento. Per una successiva assistenza è stata pensata una "stanza rosa", un luogo isolato in cui la donna ha la possibilità di stare con i suoi figli e parlare con una specialista in riservatezza. Successivamente intervengono le case di prima e seconda accoglienza messe a disposizione da parte dei centri antiviolenza ed è promossa la creazione di borse di lavoro da parte delle aziende che possano garantire alle donne un sostentamento economico" ha spiegato la professionista illustrando il modello del gruppo ospedaliero per la presa in carico delle donne vittime di violenza di genere.

La dott.ssa Lucia Rosa Olivadoti

Al termine della conferenza i presenti hanno potuto osservare le numerose fotografie esposte realizzate dal gruppo S.A.M.A.R photographers. La mostra, intitolata "il silenzio assordante della violenza", nasce dalla comune idea dei giovani fotografi del gruppo che hanno deciso di rappresentare la violenza di genere, in particolar modo quella che avviene all'interno delle mura domestiche.
Sarà possibile visionare la mostra da lunedì 26 a sabato 30 novembre nei seguenti orari: da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 13.00 e sabato dalle 10.00 alle 11.30.

Sara Ardagna
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