Missaglia: il viaggio di Maria e Giuseppe a Betlemme nel presepe allestito in Basilica

Si sono ispirati al Vangelo di Luca, raccontando in particolare la scena in cui Maria e Giuseppe, dopo il censimento, cercano alloggio e non trovando nulla in città, sono costretti a rifugiarsi nella notte in una delle grotte dei pastori, dove verrà alla luce il bambin Gesù.

Anche quest'anno sono stati i coniugi casatesi Aurelio Bonfanti e Giovanna Pelucchi ad occuparsi dell'allestimento del presepe nella basilica di San Vittore a Missaglia. Un compito che eseguono ormai con piacere - oltre che con estremo impegno e dedizione - da un lustro, su invito del prevosto don Bruno Perego e del collaboratore Giorgio Merli.
Si tratta di un'opera tradizionale, che rappresenta la Palestina e i suoi paesaggi, con varie situazioni di vita quotidiana. A caratterizzare il presepe più di tutto però, sono proprio i suoi protagonisti: Giuseppe e Maria, con quest'ultima ancora incinta, riprodotta perciò nei momenti che precedono la natività, nel viaggio da Nazareth a Betlemme.
''La notte di Natale sostituiremo la scena, inserendoli nella grotta insieme al bambin Gesù appena nato'' ci hanno raccontato Aurelio e Giovanna, ispiratisi dunque in maniera fedele alle sacre scritture in questo presepe allestito a Missaglia, paese di cui Giovanna è originaria.

Avvicinatasi all'arte presepiale da giovanissima, pur essendo completamente autodidatta, è riuscita a trasmettere questa passione anche al marito con il quale anche in questo 2019 ha lavorato all'opera, che già ha suscitato parecchio apprezzamento. Un perfetto ''gioco di squadra'' il loro: basta ammirare da vicino il presepe per rendersene conto.
L'opera esposta nella navata sinistra della basilica di San Vittore è stata realizzata interamente a mano con grande cura di ogni particolare: la struttura del presepe è stata realizzata utilizzando polistirolo, gesso e colla vinilica. Sono stati creati poi la grotta, il villaggio dei pastori, la strada che scende a Betlemme e arriva alla piazza, dietro la quale sorgono il palazzo di Erode ed il tempio. Il tutto è arricchito da oggetti, piante, verde, cestini, anfore e impianto luci. Le rocce invece, sono ispirate a quelle di Matera, nell'anno in cui è stata indicata quale capitale europea della cultura.


''Abbiamo creato l'intera scena a mano, ad eccezione delle statuine che sono in resina, riprodotte con indumenti dell'epoca. Ognuna di esse è stata collocata nel proprio contesto in funzione di quello che esprime nei gesti, affinchè si riuscisse a ricreare e simulare le varie scene di quotidianità che ognuna di essa rappresenta'' hanno proseguito Aurelio e Giovanna, ringraziando il parroco don Bruno Perego che anche questa volta ha dato loro fiducia, complimentandosi poi con i due per l'ottimo risultato raggiunto.
G. C.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.