Casatenovo da scoprire/9: testimonianze e curiosità sulla corte di Campofiorenzo

In questa nona puntata di ''Casatenovo da scoprire'' vi racconteremo la storia di un bene che è stato testimone del trascorre non soltanto degli anni, ma dei secoli. A partire da questo episodio vogliamo altresì approfondire la vita delle cascine, dei contadini che lavoravano la terra e degli operai figli del primo dopoguerra e del boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta.

La Corte di Campofiorenzo vista dall'interno

Una delle costruzioni che tutti noi conosciamo e che stupisce per le dimensioni, è la Corte di Campofiorenzo che racchiude fra le sue mura e nella memoria di coloro che l'hanno vissuta, tanti aneddoti e storie che non andrebbero dimenticati.
L'importante testimonianza di un inquilino della cascina è stata registrata non molto tempo fa dall'associazione Sentieri e Cascine, con il supporto tecnico dell'Amatori Fotografici Cassina de' Bracchi.
Andrea Viscardi, classe 1949 che ci ha lasciati qualche anno fa, ha vissuto presso la Corte di Campofiorenzo sino al matrimonio, e ha riferito alcuni racconti tramandatigli dai suoi genitori e nonni. Fra questi figura anche la storia di un antico acquedotto che riforniva la struttura residenziale casatese, rendendola una delle prime ad avere a disposizione l'acqua corrente.

Un'immagine storica dell'edicola della Madonna del Forno

Viscardi ha raccontato della Corte di Campofiorenzo come di un bene di rilevante importanza storica che risale alla fine del 1200, quando venne costruita composta dall'ala nord (quella che, dall'interno, dà le spalle alla chiesa di San Mauro), l'ala est (che dà le spalle ai campi) e ovest (quella adiacente alla strada provinciale 51, via De Gasperi).
L'ala sud (che dà le spalle a via San Luigi) è stata aggiunta successivamente per poter dare riparo al bestiame con la costruzione di alcune stalle. Queste ultime a causa di un incendio andarono distrutte e al loro posto furono costruiti gli appartamenti che vediamo oggi, mentre le stalle furono realizzate all'esterno della corte, dietro al medesimo lato sud ricostruito.

Il famoso acquedotto venne edificato dal Conte Mellerio, proprietario di Villa Gernetto di Lesmo, che decise di farlo costruire intorno alla prima metà del 1800. Questa struttura aveva un fine specifico: rifornire di acqua fresca la dimora e i suoi terreni a Campofiorenzo. Le condutture partivano dal Cantino (la cascina visibile in fondo a via Carminati de' Brambilla a Capoluogo), sotto Cascina Rancate, e proseguivano fino a Correzzana, dove si dividevano in due tronconi differenti, distribuendo acqua sia alla Villa Gernetto, sia alla Corte di Campofiorenzo.
Quest'ultima era una delle poche cascine che aveva a disposizione l'acqua corrente, prelevabile grazie ai vari rubinetti posti nelle quattro fontane e nel lavatoio situato accanto alla porta che faceva accedere dal lato est alla struttura residenziale
L'acquedotto ha funzionato sino al 1953-54 quando il Comune ha costruito un proprio acquedotto attraverso il quale ha potuto rifornire anche la Corte.

Galleria fotografica (43 immagini)



''Il progetto ha previsto la costruzione di due ponti per attraversare la valle del Rio Pegorino con la giusta pendenza e permettere il normale deflusso dell'acqua. Ma tutto ciò non sarebbe stato sufficiente senza l'intervento dei contadini e degli inquilini della corte di Campofiorenzo, i quali, due volte all'anno, erano tenuti ad andare a "pertegar l'acqua", ovvero a ripulire con dei lunghi bastoni (pertiche), le condutture dell'acquedotto dal fogliame e dalle radici che spesso lo intasavano. Per svolgere questo lavoro erano necessari due membri per famiglia; questa operazione di manutenzione, il pagamento parziale in natura dell'affitto ed eventuali altri lavori ordinari presso Villa Gernetto, costituivano il pagamento dell'affitto per gli inquilini della corte'' ha raccontato Viscardi.
Con il matrimonio dell'ultima figlia del Mellerio con un erede dei conti Somaglia, nella prima metà del 1900, la corte iniziò ad essere conosciuta con il nome della famiglia nobiliare.

L'ingresso alla Corte dalla strada provinciale 51

Un'altra importante testimonianza della vita nella corte casatese è quella di Luigi Villa, leva 1915, passato a miglior vita qualche anno fa. Nonostante la sua dipartita, grazie alle registrazioni svolte dall'associazione Sentieri e Cascine, ancora oggi è possibile ascoltare la voce di chi ha vissuto tutto ciò che vi stiamo per raccontare.
Villa ha ricordato che all'inizio del 1900 vi erano una cinquantina di famiglie che raggruppavano nei piccoli appartamenti almeno tre generazioni. Tutti gli inquilini erano dei contadini che lavoravano i campi, ma con la fine della guerra e l'inizio degli anni Cinquanta, i contadini si trasformarono in operai che andarono a lavorare presso le grandi imprese milanesi tra cui la Falk, la Breda e l'Alfa Romeo.
In quegli stessi anni, più precisamente nel 1954, i conti della Somaglia decisero di vendere la corte ai singoli affittuari che così, man mano, divennero proprietari di un pezzo di storia casatese.

L'ex scuola di Campofiorenzo, oggi sala civica

Di fronte alla corte è ancora oggi visibile la piccola scuola di Campofiorenzo dove il signor Luigi ha frequentato i primi due anni di studi, per poi proseguire presso la scuola di Montecarmelo e poi di Casatenovo. La sua edificazione fu il frutto di un accordo tra il Comune e i conti della Somaglia a cavallo tra il 1800 e il 1900. La casata nobiliare fece costruire tale edificio sul proprio terreno, per poi essere pagati a rate dal medesimo municipio. La presenza di un edificio scolastico nelle vicinanze di questa corte, fa comprendere il fatto che la corte di Campofiorenzo rappresentasse una grande realtà a cui si raccoglieva attorno una comunità molto unita, soprattutto nel lavoro dei campi circostanti.

L'ingresso nella chiesina di San Mauro da Via De Gasperi

Il signor Villa ha spiegato che la luce arrivò nelle case della corte nel 1925 circa e, con grande anticipo rispetto al resto del territorio circostante, era presente l'acqua corrente grazie all'acquedotto che il Conte Mellerio volle costruire.
Elementi centrali della struttura erano il forno ed il lavatoio. Il primo era fondamentale dato che settimanalmente era cotto il pane giallo per tutti gli abitanti della corte, mentre il secondo era utilizzato dalle massaie per lavare i panni. Questi due elementi fondamentali per la vita degli abitanti erano stati costruiti davanti all'edicola - ancora oggi visibile - dedicata alla Madonna della Fornace.

L'acquedotto realizzato dal Conte Mellerio

Ma non solo di lavoro si viveva nella corte. La festa di Santa Eurosia ad esempio, era una grande manifestazione che raccoglieva tutti i contadini, poi operai, di Campofiorenzo la terza settimana di luglio per evitare di intralciare i lavori nei campi. Altra ricorrenza molto importante era quella di San Mauro che, come ha ricordato lo stesso Luigi Villa: ''era una festa grande, si dicevano tre mese, anche quattro, con tutti i preti del circondario''.

Il campanile della chiesina di San Mauro

Nella corte è presente una piccola chiesina dedicata a San Mauro, protettore degli ammalati, e Santa Eurosia, protettrice del raccolto. Questa cappella è man mano divenuta sempre più grande e ha ospitato nella sua storia vari cappellani sino a quando, con la vendita della cascina, la piccola struttura è stata acquisita dalla parrocchia di Casatenovo.
Di grande rilevanza è la Madonna del Forno, che da semplice effige è stata rifatta negli anni Cinquanta del secolo scorso.

Per avere un parere complessivo sulla storia della corte di Campofiorenzo abbiamo chiesto un parere a Francesco Biffi, presidente dell'associazione Sentieri e Cascine che ha come fine quello di tramandare e custodire il nostro territorio e i beni che vi si trovano. "È una corte unica nel nostro territorio, è storicamente importante soprattutto perché di fatto ha rappresentato la comunità della frazione da sempre".

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.