Annone: in udienza parlano i sopravvissuti al crollo del ponte. Il camionista, ''strada fatta tante volte, sempre senza scorta''

Le mascherine sono riuscite soltanto in parte a celare l'emozione, intrisa di dolore, dei testimoni che questa mattina si sono avvicendati nell'aula al primo piano del tribunale di Lecco, ricordando il crollo del ponte di Annone. Una scena impressionante di cui sono stati loro malgrado protagonisti quel maledetto 28 ottobre 2016, sfiorando la morte.
''Da allora non faccio altro che pensare: perchè io sono ancora vivo e quel signore no?'' le parole riferite alla vittima Claudio Bertini pronunciate da Roberto Colombo, il 38enne cesanese al volante della Punto di colore rosso che stava viaggiando lungo la SS36 in direzione Milano, quando fu parzialmente travolta dal mezzo pesante della Nicoli Trasporti, sotto il peso del quale il cavalcavia annonese crollò.

Attimi drammatici quelli ripercorsi dall'uomo, meccanico presso una società lecchese, costituitosi parte civile tramite l'avvocato Emanuele Drogo del foro di Monza. ''Ricordo di aver frenato, sterzato a destra e di essermi poi sdraiato verso il sedile del passeggero, schiantandomi contro il guard-rail'' ha detto, rispondendo alle domande del pubblico ministero Andrea Figoni. L'impatto fra la sua auto e la cabina dell'autotreno precipitato dall'alto del ponte fu inevitabile. ''Sentivo l'autista chiedere aiuto. Sono uscito dal finestrino, ho raggiunto il camion e sono riuscito a liberarlo, adagiandolo a terra''. Attimi indimenticabili per Colombo che dal quel giorno fatica a dormire ripensando a quelle scene drammatiche di cui è stato testimone e che ha dovuto sostenere diverse spese, sia mediche, sia connesse alla rottamazione della sua autovettura e all'acquisto di un altro veicolo.

Altrettanto drammatica la testimonianza di Gaetano Femiano, il mandellese che quel pomeriggio di quasi quattro anni fa insieme alla moglie, stava accompagnando la figlia dodicenne alla lezione di agility dog, proprio ad Annone. Imboccata l'uscita lungo la SS36, l'uomo stava concludendo l'attraversamento del ponte quando avvenne la tragedia. Incrociato il camion Nicoli che stava procedendo nell'opposto senso di marcia, l'uomo alla guida di una Volkswagen Golf plus di colore nero sentì all'improvviso un rumore fortissimo, seguito dall'urlo della consorte. ''La mia auto stava precipitando, come se stessimo cadendo nel baratro'' ha detto stamani in Aula. ''Al primo impatto ne è seguito un secondo, quando l'auto si è fermata, in bilico. Non sapevo cosa fare, poi ho deciso di uscire per capire in che condizioni ci trovassimo. Ho preso mia moglie e l'ho adagiata a terra, poi ho estratto anche mia figlia e il nostro cane. Inizialmente non vedevo nessuno, poi è arrivato il cantoniere di Anas, Tindaro Sauta che ci ha dato una mano'' ha aggiunto, descrivendo una situazione surreale. ''Soltanto dopo ho capito la gravità della situazione. Poi sono arrivati i soccorsi''.
Anche per la famiglia residente a Mandello le conseguenze non sono state per nulla semplici, sia a livello fisico, sia psicologico. Impossibile dimenticare quegli istanti di paura vera. ''Quando ho visto l'auto del signor Bertini mi si è gelato il sangue'' ha concluso Femiano, anch'egli costituitosi parte civile nel procedimento tramite l'avvocato lecchese Vito Zotti.

Paolo Giacalone invece, stava dirigendosi da Cesana Brianza verso Lecco al volante della propria Toyota Auris, quando il ponte si sbriciolò sotto i suoi occhi. ''E' crollato tutto all'improvviso: ho visto il camion che procedeva verso di me e poi, giunto a circa quattro-cinque metri dalla mia auto, sparire. Ero in uno stato di confusione totale, non riuscivo a capire cosa fosse successo e non sapevo nemmeno cosa fare. La mia vettura era in bilico, con la marmitta incastrata. Volevo aprire la portiera e scappare ma avevo paura che il mio peso potesse sbilanciare l'auto e farla precipitare. Alla fine ho messo fuori il piede e sono riuscito a scappare'' ha detto il geometra all'epoca dei fatti residente ad Albavilla, assistito dall'avvocato Claudia Canali, confessando di aver vissuto momenti di vera paura e sconforto, anche nei mesi successivi la tragedia.
A chiudere la ''carrellata'' di testimonianze delle parti civili, una delle più attese: quella di Vasile Ciorei, l'uomo alla guida del camion che transitando sopra il cavalcavia annonese ne provocò il crollo. Partito dal porto di Ravenna, l'autista era diretto a Cesana Brianza, presso un'azienda dove avrebbe dovuto scaricare il materiale. ''Ho fatto quel percorso un giorno sì, un giorno no, dal 5 settembre al 28 ottobre. Sempre la stessa strada'' ha detto il testimone, confermando l'assenza di cartelli installati all'imbocco del cavalcavia che limitassero la percorrenza ai mezzi pensanti. ''Il ponte era a doppio senso e io viaggiavo nella mia corsia, larga a sufficienza: nessuno mi ha intimato l'alt'' ha aggiunto, ricordando i numerosi problemi di salute patiti dopo quell'incidente e l'impossibilità di svolgere lo stesso lavoro, stante appunto le conseguenze sulle sue condizioni fisiche. ''Quando sono precipitato ho iniziato ad urlare, chiedendo aiuto, perchè la cintura di sicurezza rischiava di farmi soffocare. Mi ha salvato Colombo, poi mi sono sdraiato a terra in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Avevo un forte mal di schiena'' ha detto il camionista assistito dall'avvocato Giuseppe Sorcinelli, confermando l'assenza di un servizio di scorta al suo mezzo pesante, che non c'era mai stato, nemmeno nei giorni precedenti.

Testimonianze drammatiche quelle ascoltate quest'oggi, nella terza udienza del processo dibattimentale che si sta celebrando al cospetto del giudice monocratico del tribunale di Lecco, Enrico Manzi, con quattro imputati chiamati a rispondere - a vario titolo - dei reati di lesioni, disastro colposo, crollo di costruzioni e omicidio colposo. A giudizio - dopo lo stralcio della posizione di Eugenio Ferraris e la richiesta di patteggiamento avanzata dall'ingegner Roberto Torresan - sono rimasti Angelo Valsecchi e Andrea Sesana (Provincia di Lecco), Giovanni Salvatore (ANAS) e Silvia Garbelli (Provincia di Bergamo).
E ora - Covid permettendo - si torna in Aula il prossimo 9 novembre per l'audizione dei consulenti. A questo proposito il presidente Manzi non ha escluso che si possa fare ritorno presso l'auditorium della Camera di Commercio, qualora i protocolli anti-contagio lo richiedessero.
G. C.
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