Barzago: grazie al Ris accertata l'identità del cadavere di Villa Ciardi
I sospetti degli inquirenti hanno trovato conferma negli accertamenti effettuati dal Ris di Parma, attraverso la comparazione del dna.
A risolvere definitivamente il caso sono stati appunto i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche che, grazie all'analisi del dna, hanno confermato l'identità della vittima che sarebbe stata stroncata verosimilmente da un malore. Sul corpo infatti - come già confermato dall'esame autoptico eseguito dal dottor Paolo Tricomi - non risultavano segni di violenza, né dalle indagini erano emerse altre circostanze che potessero lasciar presupporre che fosse stata vittima di un reato.
Quasi da subito i militari della stazione di Cremella supportati dal nucleo operatico della compagnia di Merate, avevano stretto il cerchio sul giovane oggionese, grazie ad alcuni elementi che lo rendevano parzialmente riconoscibile. Dalla capigliatura rasta, ad un anellino in metallo con incisa la scritta ''Melissa 19 aprile 2015''.
Serviva tuttavia il responso definitivo da parte dei colleghi specialisti del laboratori della sezione di biologia del Reparto investigazioni scientifiche, che hanno comparato il dna. Il caso dunque, può dirsi definitivamente chiuso a tre mesi dal rinvenimento della salma.
Nei giorni scorsi è stato possibile attribuire un'identità al cadavere rinvenuto lo scorso ottobre all'interno di Villa Ciardi, l'ex albergo-ristorante di Barzago.
Si tratta di un 29enne residente in un comune limitrofo, che a fine 2019 si era allontanato da casa senza più dare notizie di sè. A fare la macabra scoperta, in una delle stanze dell'hotel ormai abbandonato da tempo, erano stati alcuni ragazzini che dopo aver ''saltato'' lezione, si erano introdotti nel compendio con accesso da Via Como, al confine con Garbagnate Monastero.A risolvere definitivamente il caso sono stati appunto i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche che, grazie all'analisi del dna, hanno confermato l'identità della vittima che sarebbe stata stroncata verosimilmente da un malore. Sul corpo infatti - come già confermato dall'esame autoptico eseguito dal dottor Paolo Tricomi - non risultavano segni di violenza, né dalle indagini erano emerse altre circostanze che potessero lasciar presupporre che fosse stata vittima di un reato.
Quasi da subito i militari della stazione di Cremella supportati dal nucleo operatico della compagnia di Merate, avevano stretto il cerchio sul giovane oggionese, grazie ad alcuni elementi che lo rendevano parzialmente riconoscibile. Dalla capigliatura rasta, ad un anellino in metallo con incisa la scritta ''Melissa 19 aprile 2015''.
Serviva tuttavia il responso definitivo da parte dei colleghi specialisti del laboratori della sezione di biologia del Reparto investigazioni scientifiche, che hanno comparato il dna. Il caso dunque, può dirsi definitivamente chiuso a tre mesi dal rinvenimento della salma.