Viaggio in Brianza/12: tappa a Oggiono per visitare Villa Sironi, di proprietà del Comune

La nostra rubrica ''Viaggio in Brianza'' fa tappa quest'oggi a Oggiono, alla scoperta di una dimora di proprietà comunale: Villa Sironi. Dal suo cancello - lungo la strada che conduce ad Annone - si intravede, tra gli alberi, una grigia costruzione che svetta sulla cima di una ripida collina. Oltrepassando l'ingresso e percorrendo l'irto viale in cemento, man mano che ci si avvicina si può scorgere sempre meglio lo stravagante aspetto della residenza oggionese.

IL CAPOSTIPITE
Per quanto la famiglia Sironi fosse presente ad Oggiono sin dal 1770, Guido Sironi nacque a Milano nel 1865, secondo dei sei figli; Il padre Luigi, laureato in Legge e Scienze Politiche, patriota esiliato durante la dominazione austriaca, coprì importanti cariche politiche nella città di Milano. La madre, Regina Rogora, donna di elevati sentimenti e di profonda fede religiosa fu madre esemplare dai costumi austeri, ricordata per la sua cultura e saggezza, oltre che per il suo affetto per i figli.
Guido Sironi si mostrò fin da bambino intelligente, intuitivo, ottimo calcolatore e con vivo senso di responsabilità. Suo padre Luigi gli affidò piccoli incarichi amministrativi fin da quando aveva nove anni, perché aveva riconosciuto in lui, nonostante la sua tenera età, grandi capacità.

Rimasto, orfano del padre, in giovane età, Guido divise con la sorella maggiore Lavinia, le responsabilità della famiglia. Durante la sua giovinezza, per non sottrarre nulla ai suoi fratelli, rinunciò perfino a varie occasioni di svago.
Diplomato in ragioneria era divenuto un appassionato frequentatore del Filologico di Milano per accrescere e perfezionare la sua cultura, in modo particolare lo studio delle lingue straniere. Anche per questo Guido, quando gli fu possibile, viaggiò in vari paesi esteri, fermandosi specialmente in Turchia, dove apprese facilmente la lingua.
La sua carriera bancaria fu facilitata dalla sua intelligenza, dall'attitudine naturale al lavoro contabile, dalla sua serietà nelle mansioni e dalla fiducia che sapeva ispirare nei suoi colleghi. Proprio questa sua ultima caratteristica colpì Carlo Feltrinelli, titolare della banca in cui lavorava e di cui divenne presto direttore. Il fondatore dell'istituto di credito Feltrinelli nutriva molta fiducia e stima nei confronti di Guido, fiducia dimostratagli con l'offerta di un certo numero di azioni. Feltrinelli gliele affidò con questo monito: "Se andranno bene, saranno tue, se andranno male saranno mie". Le azioni crebbero e da qui ebbe inizio la fortuna finanziaria di Guido Sironi.

Il Sironi era un abile speculatore e intuiva facilmente ottime occasioni per fare buoni affari, nonostante questo manteneva la sua indole da modesto impiegato, anche se ricopriva un ruolo di rilievo nella Banca. Infatti, Guido Sironi, estremamente parsimonioso, nel suo tratto da vero signore, impiegò via via i suoi risparmi con molta oculatezza. Acquistò i terreni incolti che si estendevano a nord di Milano e fondò la società Quartieri Nord Milano, sui cui fondi, fra gli altri importanti edifici, venne costruita l'attuale Stazione Centrale nel 1931.
Fu presidente della Stel Tranvie Elettriche e della Ferrovia Monza-Molteno-Oggiono, di cui seguì i lavori di costruzione. Questo servizio, per un accordo raggiunto da lui con le ferrovie dello Stato, permise, di poter collegare la Stazione Centrale di Milano ad Oggiono e Lecco.
Il Sironi divenne negli anni anche uno dei consiglieri della Pirelli. La stima riconosciuta gli permise di tenere le riunioni nella sua residenza ad Oggiono evitandogli i trasferimenti a Milano. L' incarico di consigliere lo spinse ad appassionarsi di scienza e di tecnologia. Agli albori dell'invenzione della radio, incoraggiò il giovane radiotecnico Venturini al perfezionamento di apparecchiature che via via egli acquistava.
Fu grande e sincero ammiratore delle arti: il suo mecenatismo si manifestò verso modesti pittori che non ottennero fama, ma che pur avevano qualche merito; fu largo di aiuti verso artisti di grido, come Giovanni Sottocornola, Segantini e Previati. Incoraggiò i fratelli Crespi, scultori, di cui possedeva alcune opere e volle, per testamento, che tutti i suoi quadri passassero alla Raccolta Reale di Milano.

Oltre che mecenate, fu grande filantropo. Provava grande umanità verso i non vedenti. Dopo essersi interessato per anni di uno di essi residente a Bosisio, lasciò che una parte delle sue sostanze fosse devoluta all'Istituto dei Ciechi di Milano. L'opera di beneficenza del Sironi raggiunse anche Oggiono dato che, stimando il lavoro paziente delle suore dell'Asilo locale, decise di aiutarle provvedendo al combustibile necessario per il riscaldamento dell'inverno, e fornendo il vestiario a tutti i bambini da loro assistiti. Inoltre aiutò largamente il Prevosto Gottifredi a sostenere le spese per il restauro del Battistero; la sua generosità raggiunse anche la Scuola di Disegno, il Dopolavoro, la Banda e contribuì in maniera decisiva alla erezione del Monumento ai Caduti in piazza Mercato.
Alla sua morte, avvenuta proprio nella villa di Oggiono, lasciò i fondi necessari alla costruzione del primo Ricovero per i Vecchi, costruito attorno al 1940 con trenta posti letto, all'Asilo infantile, che sorgeva in piazza Sironi, all'Ospedale di Lecco, del quale era Consigliere, all'Istituto dei Ciechi di Civate e di Milano, al Pio Albergo Trivulzio di Milano, ai Mutilati di Guerra, oltre a svariati aiuti che privatamente erogava a famiglie bisognose del paese.
Quanto grande fosse la nobiltà del suo animo, possiamo dedurlo anche dalle massime che volle fossero scolpite sulle pareti della sua cappella mausoleo al cimitero, perché fossero di monito ai cittadini: "Il lavoro costante vince ogni cosa" (Virgilio); "Fondamento di ogni virtù è l'affetto verso i genitori" (Cicerone); "Vivi ricordando che devi morire" (Persio); "Quello che non vuoi sia fatto a te, non lo fare agli altri" (Lampridio).

L'ARCHITETTURA
Sul poggio di una collina ed immersi in un parco naturalistico, ricco di piante ed essenze pregiate, con delle sorprendenti viste panoramiche sul lago di Annone e su Oggiono e Milano.
Costruita nel 1912 su progetto dell'architetto Enrico Barbieri, per volontà del ragionier Guido Sironi e denominata affettuosamente dal proprietario come "La Baita", appartiene al periodo "eclettico-liberty", stile caratteristico di fine Ottocento e inizio Novecento. Il progettista si rifà chiaramente alle esperienze dell'architetto Gino Coppedè, fiorentino di nascita, che elaborò uno stile molto personale, attingendo forme tardo medievali e rinascimentali, rielaborandole in modo successivo e fantastico. Famoso è il villaggio Coppedè , un quartiere residenziale costruito a Roma, fra i Parioli e il quartiere salario.
Villa Sironi è costruita con la pietra arenaria di Oggiono scolpita da maestri d'arte lecchesi, intercalata da campi intonacati e decorati a graffito, che attenuano il colore grigio cupo della pietra. Il graffito è una tecnica che utilizza due strati di intonaco e calce colorata, di colori diversi sovrapposti; lo strato superficiale, seguendo un disegno preciso, viene graffiato e asportato mettendo in risalto il colore sottostante.

La composizione architettonica è asimmetrica, con l'importante altana (la grande balconata a cui si può accedere dal sottotetto) sul fronte sud-est, che consente di spaziare lo sguardo sul paese e nella campagna sottostante che al tempo della costruzione doveva essere assai più gradevole dell'attuale, prima che l'industrializzazione e lo sviluppo edilizio la deturpasse.
La distribuzione interna mantiene una funzionalità ancora ottocentesca, con servizi e cucine al piano seminterrato che obbligava a presenza di personale di servizio. Sebbene articolata, ricca e fantasiosa nelle decorazioni, la costruzione all'esterno appare severa, soprattutto se vista dal basso, quasi a incutere un senso di soggezione, mitigata dalla dolcezza ed eleganza del passaggio verso nord, dove i protagonisti diventano il bosco, il lago e l'incomparabile catena delle Prealpi.



GLI SPAZI INTERNI

Appena giunti di fronte a questa villa si ha l'impressione di una costruzione di grandi dimensioni data la sua verticalità. Ma subito si vede un grosso portone in ferro battuto che permetteva l'ingresso dal cortile ed il ricovero delle carrozze utilizzate per raggiungere la villa da Milano.
Per raggiungere l'ingresso principale si sale una imponente scalinata in pietra che permette di raggiungere il primo piano; la scala in pietra arenaria, ha delle alzate importanti, è grossa, ruvida, quasi a mettere in soggezione chi vi si avvicina.
Saliti i diciannove gradini, ci si ritrova sotto il portico d'ingresso: si trova qui un bellissimo soffitto di legno scuro ben conservato, nonostante sia posto all'esterno, con decorazioni regolari e squadrate. Il pavimento di questo piccolo portico è costituito da un marmo in graniglia grigia molto delicata con un motivo a "tappeto" rosa sempre in graniglia quasi messo a fare contrasto con la ruvidità degli esterni. Unica illuminazione è un lampadario a sfera di vetro giallo, un colore caldo ed accogliente. Per entrare dobbiamo attraversare una porta di colore marrone decorata con semplici motivi geometrici ma assolutamente di classe.

Appena entrati si accede in una cosiddetta "sala filtro", uno spazio rettangolare dove gli ospiti potevano accomodarsi e lasciare i loro bagagli, i cappotti e giacche nell'attesa di essere accolti dal padrone di casa. Attraverso un'apertura, si giunge all'enorme e luminoso vano scala che permette sia di scendere al piano terra che di salire a quello superiore.
Proseguendo a sinistra per accedere al primo degli spazi più suggestivi ed eleganti: la stanza del camino. Quel camino che era volutamente segnato in facciata con dei blocchi di granito grigio, ora ce lo ritroviamo frontalmente, al centro di questa stanza con pavimento in parquet originale e soffitto decorato con cassettoni: la particolarità di questo grande camino è che è internamente tutto in legno finemente intagliato e decorato, risultando come l'unico elemento riscaldante di tutta le case. Del resto, essendo una casa di villeggiatura estiva, la si utilizzava principalmente nella bella stagione e dunque non necessitava di ulteriore riscaldamento.

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Nelle due pareti perpendicolari a quella che accoglie il camino troviamo delle enormi vetrate che permettono di avere delle meravigliose viste sul panorama esterno oltre che permettere ad una grande quantità di luce di accedere nel grande salone che ospita un quadro-riproduzione dell'Arcangelo di Marco d'Oggiono. Data la spettacolarità di questo spazio, viene attualmente utilizzata per la celebrazione dei matrimoni civili.
Uscendo attraverso le porte finestre, sulla grande balconata che gira per due lati della casa, ci si trova al di sopra dell'ingresso della sala delle Carrozze: da qui si possono vedere due collinette particolari: la cosiddetta "Strolegarda", nome che, secondo una leggenda, risalirebbe all'epoca dei Longobardi, mentre l'altra è il monte di Sirone.
Dando le spalle al camino, è possibile accedere, attraversata l'anticamera, ad un salottino molto riservato, con poltrone e divani in velluto, da cui. grazie ad un'enorme vetrata si può godere di un panorama stupendo sul lago sottostante. Sulla parete a destra rispetto alla vetrata, trova posto un piccolo camino in marmo con venature tra l'azzurro e verde, veniva probabilmente acceso per creare atmosfera in questa stanza adibita forse alle letture ed agli incontri riservati.
Per salire al primo piano si sale una lussuosa scalinata con gradini impreziositi in marmo rosa dotata di una ringhiera centrale con corrimano massiccio, in ferro battuto grigio scuro con disegni geometrici rigidi e sicuramente progettati sul gusto dell'epoca che contrastano con i colori tenui e delicati dei gradini. Un grosso elemento in ferro alla base del corrimano parrebbe un porta candele per illuminare la scala di sera, anch'egli decorato come tutta la balaustra. Salendo le scale si nota che il muro è stato rivestiti in marmo: una sorta di pannellatura lucida, sui toni del rosa, con una cornice decorativa nella parte alta costituita da un piccolo e semplice motivo geometrico a quadretti che ne ingentilisce l'insieme. La contrapposizione tra la struttura della scala in un grosso ed imponente elemento in ferro battuto in contrapposizione al marmo delicato e roseo, viene ben illuminato dalle vetrate colorate poste sul pianerottolo. La grande vetrata è composta da una serie di vetri multicolore di dimensioni importanti. L'infisso con un disegno simile a quello di un'inferriata ricorda il motivo geometrico del corrimano della scala.

Giunti al piano superiore, ci troviamo in un corridoio su cui si affacciano quelle che una volta erano le camere da letto della famiglia Sironi. A sinistra si accede in una piccola saletta dove alle pareti sono esposti dei quadri: uno di questi è una sezione laterale della "Baita", mentre l'altro è un altro progetto, ma riferito al mausoleo di famiglia che si trova nel vicino cimitero di Oggiono.
La stanza padronale si trova esattamente sopra la sala del camino, assumendone la medesima pianta e la stessa diposizione a favore di meravigliose viste panoramiche. Comunicante con essa mediante una porticina, vi è una veranda: inizialmente con un balcone esterno, è stato successivamente chiuso con una vetrata a tutta parete con vista sui laghi; la vetrata ha una struttura a riquadri di ferro e vetri di colore giallo a formare una cornice sulla parte alta che ricorda le medesime fattezze della grande vetrata della scala. Il fatto che parte della stanza fosse stato in origine era un balcone esterno lo si può notare dal piccolo dislivello sul pavimento. Dalla veranda è possibile godere di una vista panoramica che permette di osservare i Corni di Canzo ed il monte Barro insieme al gruppo delle Grigne oltre che il lago di Annone ai loro piedi.

L'ARENARIA DI OGGIONO
L'arenaria è una roccia formata da sabbie cementate, cioè arene, in periodi geologici e strati diversi; è quindi un deposito marino che costituisce una prova dell'esistenza di un grande golfo che copriva tutta la Pianura Padana.
Più specificatamente è composta da granuli di quarzo e piccoli frammenti di altre rocce tenuti insieme da un cemento calcareo (carbonato di calcio) non abbondante ma facilmente attaccabile dalla pioggia e poco resistente all'azione del gelo. La degradazione della pietra consiste nella sua esfoliazione e nella "arenizzazione", quando le zone superficiali si sfarinano e la pietra viene trasformata in sabbia. Il colore originario della pietra può essere grigio, giallognolo, cinereo, azzurrognolo.
Nel nostro territorio le stratificazioni di rocce di arenaria si trovano sotto i terreni che formano le alture moreniche e alluvionali strappati al Monte Regina e al Crocione dai vari fenomeni atmosferici.
L'arenaria più antica è quella di Oggiono (formatai nel Cretaceo Superiore, ovvero da 100 a 65 milioni di anni fa). Allo stesso periodo, ma meno antica, appartiene l'arenaria di Viganò estratta nelle numerose cave tra Viganò e Missaglia, a ridosso delle colline di Montevecchia (Parco del Curone). La più recente, invece, è quella di Briosco (dell'epoca chiamata Miocene, circa 25 milioni di anni fa).

A Oggiono si trovano affioramenti lungo la ferrovia per Lecco, presso la frazione Roncarolo, ceppetto di Sala al Barro, Fattorie di Stendhal. Sulla strada per Galbiate colpisce la magnifica stratificazione di lastre di arenaria presso il condominio Concordia. In località Molera, poco sotto l'abitato di Ello, vi era la cava più ricca, dalla quale si potevano levare pezzi di 15 metri di lunghezza. In località Momboldo (o Bomboldo), la cava Bellani, ora di proprietà Canali, attiva fino a circa 60'anni fa. Della famiglia Bellani era anche un'altra cava in località Mognago (detta Cava del Belen) sulla dorsale che guarda al torrente Gandaloglio La Pietra di Oggiono, detta anche Pietra Serena per il suo colore azzurrognolo, venne utilizzata per la costruzione di diversi edifici; si ricorda la Cappella di Espiatoria di Monza, la Chiesa di Pescate. le chiese protestanti di Cadenabbia, Senago e Merate, numerose cappelle di cimiteri e monumenti funebri (Torino e Novara) ed edifici civili (Zurigo). A Oggiono è stata utilizzata oltre che in Villa Sironi, in Palazzo Donegana, nella Chiesa di Sant'Agata e in Piazza Manzoni nel Monumento ai Caduti.

LA STORIA RECENTE DI VILLA SIRONI
Acquisita dall'amministrazione comunale intorno agli anni Settanta dalla famiglia Sironi, la Villa venne trasformata in biblioteca civica dove trovarono posto scaffali ed innumerevoli libri. Questa nuova funzione la ebbe dagli anni Ottanta del secolo scorso; nel 1986 iniziò a lavorarvi la dottoressa Nicoletta Molatore che ci ha raccontato dei suoi anni in villa come bibliotecaria: "Per quanto molti si innamorarono della meravigliosa vista sul lago ed i monti, la villa non era adatta per svolgere il ruolo di biblioteca per molti aspetti: primo tra tutti il fatto che fosse una nata come casa privata, quindi con spazi poco adatti ad ospitare scaffali e libri che lasciavano poco spazio per posizionare altro. Inoltre, la sua posizione fuori dal centro non le permetteva di essere sfruttata a dovere; era infatti difficile da raggiungere, anche per la lunga scalinata che era necessario percorrere per raggiungerla, percorso che faceva giungere molti cittadini con il fiato corto all'ingresso della biblioteca. Nonostante tutti questi lati negativi, che non la rendevano adatta alla funzione che le era stata affidata, la villa permetteva davvero di godere di spettacoli meravigliosi, soprattutto la sera, quando chiudendo ci allontanavamo dopo aver assistito ad un meraviglioso tramonto dietro le Prealpi. Cosa che di certo non dimenticherò. Nel 2004 la biblioteca è stata trasferita in centro al paese in spazi di certo più adatti, anche se non suggestivi quanto Villa Sironi".
La villa è stata soggetta ad importanti restauri tra il 2010 ed il 2015, grazie ai finanziamenti europei che hanno permesso in qualche anno di rinnovare e recuperare l'intera struttura oltre che realizzare i servizi igienici, installare un ascensore e recuperare un nuovo spazio, ovvero il sottotetto. Da allora Villa Sironi prendeva vita durante la bella stagione dato che veniva utilizzata per eventi culturali come rappresentazioni teatrali o concerti.

Nonostante questi importanti lavori la villa ancora oggi si ritrova ad essere poco sfruttata dalla cittadinanza, questo per varie ragioni, prima su tutte è il costo elevato del riscaldamento (attualmente fuori uso) che, data la scarsa efficienza energetica dell'immobile, non permette l'utilizzo nelle stagioni più rigide senza dover pesare sul bilancio in modo considerevole. Altra importante causa del mancato sfruttamento di questa villa comunale è la mancanza di un progetto comune tra tutte le associazioni di Oggiono che porti ad una programmazione di eventi nel lungo periodo, anche se l'incertezza di questo ultimo anno, non ha certo aiutato. Anche il giardino non è molto curato, come anche poco frequentato data la conformazione scoscesa che non lo rende molto fruibile.
In ogni caso l'amministrazione comunale non è rimasta immobile di fronte a questa situazione; infatti sono in corso lavori di ripristino del riscaldamento, come è in corso di finanziamento un anfiteatro che troverà probabilmente luogo ai piedi del giardino collinare, dietro a quella che una volta svolgeva il compito di portineria.
Una villa con la sua storia ancora tutta da scrivere e coloro che avranno in mano la penna sono le associazioni di Oggiono che speriamo possano progettare insieme incontri, eventi e attività che rendano viva questa villa e permettano a tutti i cittadini di godere della sua bellezza e delle sue meravigliose viste panoramiche.

Per la realizzazione di questo articolo è stata davvero preziosa la collaborazione dell'amministrazione comunale nella persona dell'assessore Giovanni Corti che ci ha permesso di accedere alla villa. Altro fondamentale aiuto ci è giunto da Dario Ripamonti, presidente del Circolo Angelo Tenchio, sodalizio che si propone la finalità di offrire eventi come mostre e concerti, in Oggiono e in altri Comuni interessati, rendendo più vivace la vita culturale, approfondendo lo studio di eventi e di altri tipi di esperienze artistiche volte a diffondere l'arte e la cultura sul territorio.

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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